Crisi, a Trieste chiude la tipografia del Villaggio del Fanciullo

Chiude la tipografia dell’Opera Villaggio del Fanciullo a Opicina. Cede dopo anni di difficoltà alla crisi del settore, alla situazione di perdurante “rosso” di bilancio, che già nel 2011 era stato di 200 mila euro. Non è bastata la lunga cassa integrazione a rotazione, in scadenza proprio adesso, con novembre, che ha interessato 16 dei 26 dipendenti sul centinaio scarso che lavora nella struttura creata su 11 ettari di terreno nel dopoguerra per assistere l’infanzia, e oggi centro di accoglienza e scuola professionale. Finita la “cassa” scatta dunque la mobilità per 23 dipendenti.
Il provvedimento cade a poche settimane dal cambio di vertice al Villaggio del fanciullo, con la nomina a presidente di don Roberto Pasetti, anche direttore della Caritas e parroco di San Gerolamo confessore a Chiarbola. Un avvicendamento deciso dal vescovo Giampaolo Crepaldi alla fine di settembre. Pasetti aveva sostituito don Giovanni Angeli, destinato alla parrocchia di San Bartolomeo apostolo a Barcola, rimasta proprio allora, aveva comunicato la Diocesi, “scoperta”.
«Una tipografia per reggersi deve avere un fatturato altissimo - dice don Pasetti -, e quella del Villaggio del Fanciullo aveva una perdita considerata ormai non recuperabile. Cifre non ne faccio. Ma si è tentato per tanto tempo di risollevare la situazione, non era più possibile, la produzione era in crisi da 20 anni, non da ieri...».
I dipendenti sono stati informati dai sindacati che era stata avanzata richiesta di mobilità per cessazione. «La scelta della Chiesa - prosegue don Pasetti pesando le parole - è sempre quella di salvaguardare le persone, e i lavoratori, però poi bisogna anche avere l’onestà di ammettere che certe situazioni non possono reggersi in piedi. Quando uno non ha più la possibilità di proseguire, deve agire di conseguenza».
I prossimi al licenziamento non potranno nemmeno essere assorbiti nelle altre attività (formazione professionale, comunità di accoglienza appunto) che si svolgono al Villaggio del fanciullo. «Tutto quello che si poteva fare è già stato fatto» è il commento di Pasetti.
I macchinari della tipografia in smantellamento? Si cercherà di venderli. Ma il presidente ci tiene a specificare che a chi perde il lavoro saranno garantiti «tutti i diritti previsti dalla legge e dal contratto», dunque liquidazione e ogni altra spettanza, «e questo - commenta - costerà all’Opera molto, molto di più di quello che potremo ricavare dalla vendita, sarà un peso che ci porteremo avanti per i prossimi anni». Tantomeno le macchine di stampa copriranno in qualche modo il deficit della tipografia.
Le difficoltà dell’Opera Villaggio del fanciullo datano da tempo, lo “storico” presidente Piergiorgio Regazzoni era arrivato al punto di contrattare con l’ex sindaco Roberto Dipiazza la trasformazione urbanistica di un’area del comprensorio, nel contesto del nuovo Piano regolatore poi mai varato, per poterla vendere come edificabile e guadagnare denaro. Lo scorso aprile era stato elaborato un vasto progetto di “ristrutturazione” operativa di tutte le attività, nell’ambito del quale era previsto anche l’ammodernamento della tipografia, con l’acquisto di strumentazioni digitali e un maggiore sviluppo delle attività di legatoria rispetto a quelle di stampa. Già allora erano rimasti 23 dipendenti, quattro erano passati a diversa mansione, e il piano aveva messo in conto che l’organico sarebbe stato ridotto a 8-10 unità. Invece è arrivata la parola fine. (g. z.)
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