Croazia, confini aperti nonostante Parigi. È rissa con la Slovenia

Ancora dure polemiche sul posizionamento del filo spinato Austria, un migliaio di soldati a presidio del valico con Lubiana
Di Mauro Manzin
Begunci na tako imenovanem nikogaršnjem ozemlju med Slovenijo in Avstrijo, čakajo na sprejem avstrijske strani.Šentilj/Špilje, Slovenija 29.oktobra 2015. [državne meje,mejni prehodi,begunci,moški,ženske,otroci,emigranti,Šentilj,Slovenija,Avstrija]
Begunci na tako imenovanem nikogaršnjem ozemlju med Slovenijo in Avstrijo, čakajo na sprejem avstrijske strani.Šentilj/Špilje, Slovenija 29.oktobra 2015. [državne meje,mejni prehodi,begunci,moški,ženske,otroci,emigranti,Šentilj,Slovenija,Avstrija]

LUBIANA. Se a Sud la Croazia, nonostante le stragi di Parigi, ha deciso di mantenere i confini aperti al transito dei migranti, a Nord l’Austria ha dispiegato l’esercito, a fianco della polizia, per pattugliare il confine stiriano. In tutto sono giunti 955 soldati che hanno iniziato a espletare i propri turni di guardia. Il primo ministro croato, Zoran Milanovi„, ha detto invece che per ora la Croazia non muterà la politica delle frontiere aperte ai migranti dopo gli attentati a Parigi.

«Spero che non dovremo retrocedere rispetto a quello che abbiamo fatto negli ultimi due mesi, ma la mia prima preoccupazione è la sicurezza dei cittadini croati, e il governo saprà reagire se e quando sarà necessario», ha detto Milanovi„ in una conferenza stampa straordinaria a Zagabria. «La chiusura dei confini e i fili spinati non possono prevenire simili avvenimenti», ha aggiunto, mandando così una critica alla Slovenia che sta ancora “stendendo” il suo filo spinato lungo i confini, affermando comunque di non voler collegare in nessun modo la crisi dei migranti con gli attentati a Parigi.

Chi invece il collegamento lo fa e in modo diretto è la Polonia. In seguito agli attentati di Parigi, infatti, il futuro governo polacco di destra ha annunciato che non accetterà la quota prevista dal piano Ue per il ricollocamento dei migranti. Lo ha comunicato il ministro nominato per gli Affari Europei Konrad Szymanski. «Alla luce dei tragici eventi di Parigi, non c’è la possibilità politica di implementare» il piano Ue per il ricollocamento dei migranti.

Ma sul confine meridionale tra Slovenia e Croazia la tensione diplomatica non si allenta. Se Mialnovi„, come detto sopra, ritiene inutile il filo spinato sloveno, il ministro degli Esteri sloveno, Karl Erjavec rimanda al mittente (ossia Zagabria) le accuse di aver collocato il “muro” in territorio croato. «Chiariamo che il filo spinato è stato collocato in territorio sloveno - ha affermato il capo della diplomazia slovena - e che questo non vuole in alcun modo pregiudicare il processo arbitrale sui confini tra i due Stati in corso davanti al Tribunale dell’Aja, quindi qualsiasi agitazione a riguardo è fuori luogo». «Le barriere tecniche - ha precisato ancora Erjavec - servono esclusivamente a incanalare il flusso dei migranti in determinate aree e per evitare che gli stessi si disperdano all’interno del Paese».

Ma non è mancata la frecciata velenosa in direzione della Croazia. «Le loro indicazioni si basano su carte catastali - ha detto il ministro sloveno - il fatto è che il catasto non è il confine di Stato e poi a Zagabria a volte va bene il catasto per definire il confine a volte no e preferisce le barriere naturali». Chiara e forte allusione alla questione del golfo di Pirano dove tutti i terreni sulla penisola di Salvore sono incatastati a Pirano (Slovenia), ma qui la Croazia prende in considerazione il corso della Dragogna. La Croazia non è stata certo in silenzio e alle critiche di Lubiana ha risposto che il processo arbitrale è oramai «irrimediabilmente compromesso» a causa delle intromissioni della Slovenia in seno alla Corte (fuga di notizie su presunte decisioni della corte stessa da pare del rappresentate sloveno in seno al Tribunale dell’Aja) e «non può prendere decisioni che saranno condivise dalla Croazia».

Se sui confini la battaglia tra Slovenia e Croazia continua, su un punto entrambi i Paesi però rimangono d’accordo, fare in modo che il flusso dei migranti attraversi prima possibile i rispettivi territori nazionali e venga instradato a Nord verso Austria e Germania. Intanto il giornaliero bollettino degli arrivi ha registrato ieri il transito di 206.134 migranti attraverso la Slovenia a partire dal 17 ottobre scorso data d’inizio della cosiddetta “seconda ondata”. Al Centro di accoglienza temporanea di Šentilj, sul confine con l’Austria, si lavora oramai come in una sorta di dolorosa catena di montaggio, dove gli ingranaggi sono i migranti.

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