Croazia fuori dal tunnel della recessione

Il Pil sale anche nel secondo trimestre, il balzo è dell’1,2%. Disoccupazione ancora ai livelli più alti d’Europa
La chiesa di San Marco, uno degli edifici simbolo di Zagabria
La chiesa di San Marco, uno degli edifici simbolo di Zagabria

ZAGABRIA. Ci sono voluti sei anni, ma l’economia croata è finalmente uscita dalla recessione. Secondo i dati pubblicati dall’Istituto nazionale di statistica (Dzs), il prodotto interno lordo (Pil) della Croazia nel secondo trimestre del 2015 ha fatto un primo concreto balzo in avanti dell’1,2%. Un risultato modesto, ma che supera del doppio le aspettative del governo che annunciava un aumento previsto dello 0,6% nello stesso periodo.

Non è la prima volta che Zagabria registra un segno più ma, ad esempio nei primi tre mesi di quest’anno, la variazione del Pil era stata dello 0,5%, un dato statisticamente poco rilevante (poiché inferiore all’1%) che difficilmente poteva essere definito «crescita».

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All’ultimo annuncio dell’Istat croata è dunque seguito subito il commento, raggiante, del vicepremier Branko Grcic, che in una conferenza stampa ha assicurato che il Paese è ormai proiettato in avanti e che il trimestre (luglio-settembre) sarà ancora migliore dei precedenti, grazie a una stagione turistica che si annuncia da record. «La Croazia cresce e i suoi cittadini possono iniziare a migliorare la propria qualità di vita spendendo quel che avevano risparmiato», ha affermato Grcic, come riporta il settimanale zagabrese Telegram.

Nell’ultimo trimestre tutte le principali componenti del Pil hanno registrato un aumento: dai consumi privati alle esportazioni passando per la spesa pubblica per gli investimenti. In tutti i settori, assicura il vicepremier, l’azione dell’esecutivo socialdemocratico è stata benefica. L’incremento della spesa privata è «il risultato dello sgravio fiscale di inizio anno», che ha fatto crescere i salari di un milione di abitanti, mentre gli investimenti pubblici vengono da una maggiore ricezione di fondi europei.

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Un esercizio commerciale gestito da cinesi in una via di Zagabria (Delo.si)

Mentre il Paese si avvia alla campagna elettorale, con le elezioni legislative previste per fine anno, i bilanci economici si trasformano senza sorpresa in giudizi politici. «Troppo poco e troppo tardi», commentano dai banchi dell’opposizione i rappresentanti dell’Unione democratica croata (Hdz), il partito conservatore guidato da Tomislav Karamarko.

«Critiche che vengono da politici durante il cui mandato l’economia nazionale è crollata del 10%», la risposta del vicepremier. Il rappresentante del governo rinvia al mittente anche l’accusa, proveniente questa volta dalla presidente Kolinda Grabar-Kitarovic (eletta in quota Hdz), secondo cui l’aumento del Pil sarebbe dovuto semplicemente all’inerzia. «La bilancia dei pagamenti è in positivo dopo molti anni e abbiamo una crescita degli investimenti del 6% basata soltanto sulla nostra gestione dei fondi europei», twitta in replica l’esecutivo di Zagabria. A dar man forte arriva anche il ministro al Turismo, Darko Lorencin, che indica un aumento del numero di turisti interni del 5% su base annua e una crescita del reddito legato a questo settore di più del 15% rispetto all’anno scorso.

In Croazia non tutti gli indicatori sono però in positivo. Il tasso di disoccupazione, seppur in calo, rimane tra i più alti in Europa: ha sfiorato in luglio il 16%. Per non parlare dei giovani, di cui a giugno quasi uno su due (43%) è senza lavoro: fanno peggio, secondo Eurostat, solo Grecia, Spagna e Italia.

Resta anche il problema delle decine di migliaia di risparmiatori alle prese con mutui in franchi svizzeri. Negli ultimi giorni il governo ha annunciato di aver quasi ultimato una proposta di legge che dovrebbe convertire i prestiti in euro, trovando così una soluzione definitiva alla conversione forzata imposta per 12 mesi nel gennaio scorso.

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