La crisi fa scappare i cinesi dalla Croazia

Dieci anni fa “invasero” Zagabria aprendo due grandi centri commerciali. Ora l’esodo verso Ungheria e Polonia
Un esercizio commerciale gestito da cinesi in una via di Zagabria (Delo.si)
Un esercizio commerciale gestito da cinesi in una via di Zagabria (Delo.si)

È sicuramente un fenomeno sociale e culturale importante, ma potrebbe costituire anche un indicatore economico che preannuncia l’inizio della fine. Stiamo parlando del fuggi fuggi dalla Croazia da parte della comunità cinese, ma soprattutto dell’imprenditoria del lontano Oriente che non vede un futuro chiaro nel Pese ex Jugoslavo e neonata stella d’Europa e che preferisce quindi “migrare” verso lidi più remunerativi che, in questo caso, sono costituiti dall’Ungheria e dalla Polonia. Insomma, se neppure i cinesi riescono a battere chiodo allora vuol dire che la crisi socio-economica della Croazia è veramente pesantissima.

Solamente una decina di anni fa Zagabria era considerata dai cinesi “molto interessante”. In molti si trasferivano nella capitale della Croazia e lì aprivano le loro piccole o medie attività commerciali. Ora il flusso si è non solo interrotto, ma addirittura invertito con un terzo degli stessi imprenditori che sta lasciando il Paese ex jugoslavo.

La Croazia è oramai entrata nel suo settimo anno di pesante crisi e recessione, il denaro che circola è molto poco, la disoccupazione ha superato quota 20% e i negozi sono sempre più vuoti. Anche quelli gestiti dai cinesi. I dati forniti dalla Camera di commercio della capitale e riportati dal quotidiano lubianese Delo, indicano che nel 2014 il numero delle imprese commerciali cinesi sul territorio croato è diminuito di un terzo rispetto al 2013.
E i numeri ci aiutano a capire molto bene il fenomeno. Lo scorso anno nei due centri commerciali cinesi di Zagabria il crollo degli affari è stato pesantissimo.

Al centro la Muraglia che si estende su undicimila metri quadrati con 72 negozi, il calo delle vendite è stato pari al 15 per cento, mentre al centro Kunlun, 16.700 metri quadrati con 90 spazi commerciali il calo ha toccato addirittura quota -25%.

Diversa era l’atmosfera solo una decina di anni or sono quando nel rione di Kajzeric della capitale aprì i battenti il primo negozio gestito da cinesi. Immediatamente le attività commerciali con gli occhi a mandorla iniziarono a spuntare come funghi e l’apoteosi fu raggiunta con la creazione dei due centri commerciali su citati.

Fenomeno che portò anche a un discutibile fiorire di affari (per il consumatore) tra le principali boutique di moda di Zagabria, negozi di scarpe, di occhiali, di jeans e di bigiotterie in base ai quali i commercianti croati acquistavano per poco i prodotti dai cinesi per poi rivenderli a prezzi notevolmente maggiorati nei propri negozi.  Un “giochetto” che con l’ingresso della Croazia nell’Unione europea diventa sempre più difficile viste le normative comunitarie in materia.

Cinque anni fa erano presenti ufficialmente circa 500 cinesi a Zagabria che gestivano circa 200 tra imprese commerciali piccole o di medie dimensioni. L’anno scorso, sempre ufficialmente (ma qui il sommerso è notevole) in Croazia c’erano 1.056 cinesi. L’attuale “esodo” dei cinesi è confermato sul quotidiano economico croato Lider dal presidente dell’Associazione di amicizia croato-cinese, Mario Renduli„. I cinesi sbarcarono a Zagabria nel rione di Kajzeric, zona umida e nebbiosa a ridosso della Sava dove aprirono anche il loro primo negozio.

Successivamente si sono silenziosamente trasferiti nel rione di Jakomir dove sopra a quello che fu un campo di granturco costruirono un dei loro centri commerciali, idolo di un consumismo frivolo che solo pochi anni dopo sarebbe crollato sotto i colpi della crisi globale. Nomadi di riflesso, dunque, i cinesi hanno riposto tutto nelle proprie valigie e si sono spostati più a Nord. Chi si è fermato a Budapest, chi ha proseguito fino a Varsavia. Per Polonia e Ungheria un ulteriore indicatore che da loro la crisi sta, forse, per finire.
 

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