Cucina a fuoco, muore soffocata dal fumo

La testa non l’aveva abbandonata ma le capacità di movimento, per colpa dell’età, erano quelle che erano. Era già da un pezzo che le avevano proibito, per il suo bene, di maneggiare ogni cosa avesse a che fare col fuoco. Anni addietro, ad esempio, il ripiano della lavatrice si era squagliato per un lumino lasciato acceso, lì sopra, che non era riuscita a spegnere in tempo. Oramai erano gli altri a cucinare per lei. I suoi cari - che le vivevano a stretto contatto, nella casetta affiancata alla sua, nei boschi tra la strada del Friuli sotto e la Napoleonica sopra, con giardino e ingresso comuni - non la lasciavano mai sola a lungo.
Ieri mattina purtroppo, in quell’oretta e mezza appena in cui nessuno era rimasto con lei, non di più, Anna Lozei, 84 anni, è morta proprio a causa del fuoco. Soffocata, dopo un probabile malore improvviso, dal fumo killer sprigionato da un incendio - acceso accidentalmente da lei stessa con dei fiammiferi con i quali pare volesse accendere lo sparherd - che ha via via avvolto una panca, il tavolo accanto e una parte del pavimento della cucina. Leonardo Dobranovich, il genero, quando è rientrato dalla spesa, l’ha trovata stesa, in quella cucina, in un piano terra diventato buio come la notte per il fumo e squarciato soltanto dalle fiammelle che le si stavano consumando accanto tra panca, tavolo e pavimento. È successo come detto ieri mattina, nella proprietà al civico 459/1 di strada del Friuli, rialzata dagli splendidi pastini sul mare di almeno cento metri rispetto al curvone Moncolano, sulla destra, in direzione Prosecco. La tragedia viene fatta risalire tra le 8.15, l’orario in cui la figlia di Anna Lozei, Marina, era uscita per ultima, e le 9.45, ora attorno alla quale il marito della figlia, Dobranovich appunto, è tornato a casa con le borse della spesa. Il caso, spietato, ha voluto che in quell’ora e mezza nessuno - tra quei pochi vicini di casa che sarebbero stati forse in grado, per come sono disposte le villette in quel punto, di vedere il fumo e sentire i cani di Anna Lozei abbaiare - fosse in casa. L’anziana è morta così, imprigionata nel suo malore, aggredita dal fumo, senza forze per poter arrancare dalla cucina fino alla bussola d’ingresso della sua casetta, la cui porta era rimasta sempre aperta. Il genero, una volta lì, ha aperto d’istinto il rubinetto del giardino indirizzando verso la cucina della suocera il tubo di gomma a esso collegato, e ha chiamato i soccorsi. Erano più o meno le dieci quando sul posto sono arrivati - non senza difficoltà visto l’inerpicarsi di sentieri nel bosco da una parte e di una ripida e stretta strada asfaltata dall’altra - i vigili del fuoco, con due squadre della centrale provinciale di via D’Alviano più quella del distaccamento di Opicina. I mezzi pesanti come le autobotti sono rimasti in strada del Friuli, dove la polizia locale si è messa a regolare il traffico, mentre quelli più leggeri come le campagnole sono saliti fin su. Per spegnere l’incendio sono bastati estintori a mano. Il vero problema è stato il fumo, che è stato letteralmente “succhiato” fuori dalla casa con un grosso tubo aspiratore. Una volta resa respirabile l’aria, sono entrati in azione - con l’ausilio sempre dei pompieri - i poliziotti della Scientifica e i sanitari del 118 che poi hanno lasciato il posto al medico legale Fulvio Costantinides, mentre, in giardino, gli agenti della Volante del Commissariato di Duino, cui sono arrivati in supporto i carabinieri di Aurisina, hanno parlato a lungo con la figlia di Anna Lozei, il genero e loro figlio, tornato nel frattempo a casa. «Voleva accendere qualcosa», si è sentito ripetere. Lo sparherd, forse. L’anziana, quando è rimasta sola, deve aver trovato una scatola di fiammiferi, e ha probabilmente accartocciato a mo’ di torcia qualche foglio di giornale per dar fuoco a quella caldaietta da cucina. Dev’esser stato in quel preciso, maledetto momento, secondo le ricostruzioni fatte sul posto dalla Scientifica e dal coroner, che l’anziana si dev’essere sentita male. Un malore che le ha fatto cadere quella pseudo-torcia e poi le ha impedito probabilmente di chiedere aiuto, di aggrapparsi al passeggino per raggiungere il giardino e mettersi in salvo. Il corpo della vittima, scottato in più parti, dopo l’ispezione medica di legge è stato preso in carico da tre addetti Acegas, che l’hanno poi trasportato all’obitorio, in attesa del funerale. Era da poco passata l’una. Il caso, almeno in questa circostanza, è stato meno spietato: la salma ha lasciato la casa dopo che un’altra giovane nipote era riuscita per lo meno a raggiungere la casetta di strada del Friuli per stringersi attorno alla famiglia.
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