Da Cherso fino a Trieste pagaiata solitaria in kayak

«Ognuno ha il proprio oceano da attraversare». Sull’onda di questa frase del navigatore solitario e scrittore Alex Bellini, Erik Rebeschini, vent’anni, neodiplomato al Volta, ha affrontato il mare aperto pagaiando per otto ore consecutive a bordo del suo kayak, lasciandosi alle spalle Cherso e raggiungendo, al di là del Quarnero, la costa istriana. Direzione: Trieste, dopo 11 giorni da solo nelle acque croate.
Autodidatta nell’arte marittima, Erik ha pianificato per la propria estate post-maturità un viaggio del tutto estraneo ai soliti schemi. «Ho preparato le carte nautiche, stilato un itinerario e riempito i gavoni del kayak con lo stretto indispensabile: sacco a pelo, telone impermeabile, abbigliamento tecnico, fornelletto, scatolame, acqua. E il libro». Il tutto in una larghezza pari a un metro, 5 scarsi di lunghezza. Partenza da Umago il 13 settembre, alla volta dell’Istria. «In quattro giorni ho costeggiato la penisola, ma a Rabac mi ha bloccato il maltempo: ho dovuto improvvisare una tenda di fortuna per la notte, con un remo e due tronchi a sostenere il telone».
Raggiunta Cherso, Erik ha circumnavigato l’isola fino a Ossero, sul territorio limitaneo di Lussinpiccolo. Lì si è trovato davanti la grande fatica: la traversata del Quarnero, l’ampio tratto di Adriatico (una ventina di miglia) noto per la sua variabilità meteorologica repentina. «Riconosco di aver avuto paura e di non aver sottovalutato i rischi. La mia imbarcazione è troppo leggera per mantenere la traiettoria con vento forte e mare grosso, ci si può capovolgere».
Tuttavia onde clementi e bel tempo hanno portato Erik al di là del golfo senza difficoltà; poi avrebbe puntato Promontore e Trieste. «Sono arrivato col buio ed è stato un azzardo, ma dopo la traversata ero carico di adrenalina, mi sembrava di poter raggiungere qualsiasi punto. Ho tratto ispirazione dalle pagine de “Il Pacifico a remi” di Bellini, che leggevo la sera. La passione per la letteratura di viaggio mi ha incoraggiato».
E se Bellini dal Perù all’Australia ha battuto 18 mila chilometri, non sono da sottovalutare i quasi 400 in solitaria del triestino. «Ho sentito esclusivamente i miei genitori per gli aggiornamenti meteo, eppure non mi sono mai sentito solo: in kayak ho conosciuto tanti paesani e turisti incuriositi dalla mia avventura. Ti rendi conto di poter avere più rapporti veri così che nella vita di tutti i giorni: ho interagito con belle persone pur essendo solo e altrove, senza amici, cellulare e computer». Una vacanza in stile “Into the Wild”, a contatto pieno con la natura e con se stessi, alla ricerca della semplicità e accontentandosi dello stretto necessario: «Mi sono accorto di quanto poco basti per avere “tutto”. Avevo solo tre pensieri durante il giorno: mangiare, remare e dormire. Ho maturato un legame con il mare inspiegabile e un grande rispetto per la natura. E ho scritto tanto: nelle sette ore di navigazione quotidiane lasciavo viaggiare la mente e la sera riportavo tutto, come in un diario».
Vanessa Maggi
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