Da Ciso a Lulich, il Comune chiede di indicare un campione del passato a cui dedicare il campo del Cosulich

 
La partenza per Milano, sponda Inter, di Morin, Lulich e Valentinuzzi. Il Monfalcone nel ’70 dopo una vittoria. Lo stadio nel 1926 e oggi
La partenza per Milano, sponda Inter, di Morin, Lulich e Valentinuzzi. Il Monfalcone nel ’70 dopo una vittoria. Lo stadio nel 1926 e oggi



Sessant’anni fa la promozione nella serie C nazionale del Crda. Dieci anni fa la fusione tra Monfalcone e Fincantieri che diede vita all’Unione Fincantieri Monfalcone. A vegliare e a custodire tante storie di calcio è il vecchio stadio Cosulich, inaugurato nell’agosto 1926 dal ministro delle Telecomunicazioni Costanzo Ciano. Di quel periodo lo stadio ha conservato, anche dopo restauri e messe a norma, le quattro torri diventate uno dei simboli del quartiere di Panzano ma non solo.

L’impianto che da quasi ottant’anni chiamiamo Cosulich in realtà, sul piano formale, conserva il nome del ministro che l’ha inaugurato. Sia come sia, 95 anni dopo, ecco la decisione del Comune di Monfalcone di bandire una sorta di concorso tra i cittadini per la scelta del nome cui dedicare il campo di calcio. Ovvero, l’impianto continuerà a chiamarsi Cosulich ma il rettangolo e le tribune avranno un altro nome, analogamente alla pista di atletica intitolata dal 2017 al professor Umberto Sanzin.

Già, ma a chi dedicare il campo di calcio? Nomi per molti oggi lontani, calciatori indimenticabili protagonisti con la maglia azzurra di tante battaglie calcistiche contro più blasonate compagini. Della squadra della promozione in Serie C del 1961 un nome su tutti: Alfredo Lulich (Lugli), poi in A con Inter e Parma. E se dici Lulich dici il suo gemello Sergio Morin, pure in A con Inter e Napoli e una volta appese le scarpe al chiodo campione italiano di vela. Partirono assieme per Milano Lulich e Morin e con loro, su quel treno salì anche Giorgio Valentinuzzi, protagonista in A con il Bologna. Per chi crede nei segni Lulich e Morin sono sepolti in loculi vicini.

Di quel Crda, la squadra dei cantierini, viene la pelle d’oca a ricordare il baffuto portiere Nicoli, l’inesauribile Trevisan, l’incontenibile bomber Ciclitira (la tribuna gridava: Cicli; la gradinata: tira. E ogni volta era gol), Tonca (uno dei primi calciatori del Crda a laurearsi). E di quegli anni tanti, troppi che non ci sono più: Covaz, Zessar, il mitico magazziniere Deiuri (i suoi té annichilivano gli avversari che spesso nella ripresa si facevano raggiungere e superare dal Monfalcone), il monumentale massaggiatore Papais, John Di Davide, il bomber Ive e la lista degli azzurri in cielo è purtroppo lunga.

Per l’intitolazione del campo di calcio non andrebbero trascurati coloro che cantavano le gesta dei cantierini in campo. Nella tribunetta stampa, poco più di una veranda, con l’aria densa di fumo di sigaretta, con penna e notes gli indimenticati Mafaldo Cechet per Il Piccolo, Roberto Zaccai per il Gazzettino, Igino Codiglia per la Gazzetta dello Sport. E non mancava mai la mascotte, un bambino che avrebbe percorso la loro stessa strada e che però non ha mai fumato. Nel famedio dei grandi del calcio monfalconese un posto d’onore lo meritano Sergio “Bracco” Politti (Monfalcone, Atalanta, Udinese, Triestina), Guido Gratton (tanta Fiorentina, barbaramente assassinato nel 1996 vicino a Firenze; omicidio rimasto impunito), i formidabile Valenti e Narciso Zelesnich, l’allenatore senza valigia, impiegato in cantiere e per mezzo secolo padre padrone, bastone e carota, in campo e fuori del calcio monfalconese. Magari si potrebbe chiedere una consulenza a Giovanni Galeone, che da giovane bomber di belle speranze indossò per un paio di stagioni la maglia azzurro Monfalcone.

“La storia siamo noi, nessuno si senta offeso, siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo. La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso” canta Francesco De Gregori ne “La storia siamo noi”. Sono centinaia gli sportivi del passato che hanno riempito d’orgoglio i monfalconesi. Erano i vari delle navi, gli scioperi e i successi sportivi a scandire il tempo della città. In ordine sparso, cominciando dal mare, i fratelli olimpionici della vela Adelchi e Annibale Hannibal Pelaschier, l’olimpionico del canottaggio Elio Demarin a ricordare i tanti campioni della gloriosa società. E poi a terra con il motorismo: il centauro Giuseppe Gabrielli morto in un incidente a Panzano durante un’edizione del Circuito di Redipuglia; con il ciclismo sulla staffa del super gregario Nemorino Sclauzero; con il pattinaggio corsa dei campionissimi Guido e Renato Galessi e Antonio Radollovich protagonisti delle gare iridate sul “biscotto” di piazza della Repubblica.

Insomma, i nomi non mancano da imprimere sulla targa che verrà apposta al Cosulich, un’iniziativa che vuole rendere omaggio alla memoria di tutti gli sportivi cittadini, bravi e infaticabili. Come il lottatore panzanino Tita Vallon, “l’omo più forte de Mofalcon”. —

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