Da Contovello a Barcola via al rilancio dei sentieri
Grazie al progetto da 350 mila euro per potenziare i muretti e gli impianti idrici si punta anche alla riqualificazione dei percorsi tra i vigneti, a partire dal “Natura”

Sono circa 450 e scandiscono, lungo tratti molto ripidi che si alternano a passaggi meno impervi, la discesa pedonale che, dall’abitato di Contovello, porta al vecchio porticciolo del Cedas, la costruzione che si allunga verso il mare subito dopo l’ultimo Topolino.
Sono i gradini di arenaria, alcuni anche di grandi dimensioni, che formano il sentiero “Natura”, un percorso panoramico lungo il quale hanno faticato, e duramente, intere generazioni di pescatori che abitavano nella frazione vicina a Prosecco e in altri borghi della zona e che lo percorrevano, di media due volte al giorno, per raggiungere le loro imbarcazioni, sistemate al riparo dentro il porticciolo del Cedas, costruito nel 1885. Il primo tratto del sentiero, partendo da Contovello, conta circa 300 gradini prima di arrivare ai binari della ferrovia, quello successivo circa 140 per raggiungere il mare.

«Un tempo – racconta Pavel Križman, lontano parente di Vittorio e Pepi Starc, gli ultimi due pescatori eredi della lunga tradizione di pescatori di Contovello, scomparsi da qualche decennio – incamminandosi lungo il sentiero si vedevano vigneti in tutte le direzioni, in gran parte di proprietà di famiglie locali. Oggi purtroppo numerosi muretti a secco che sostengono i pastini, cioè le terrazze di terra sulle quali piantare viti e olivi, sono crollati e non tutti i proprietari fanno la normale manutenzione dei loro terreni».
Ma la situazione, almeno sotto questo punto di vista, dovrebbe cambiare in meglio, visto che, proprio in queste settimane, sarà riavviato il cantiere di cui è titolare il Consorzio di bonifica della Venezia Giulia e che, grazie al finanziamento della Regione pari a 350 mila euro, punta ad ampliare la rete di sentieri della zona e a dotarla di vasche per la raccolta dell’acqua piovana, oltre che a collegarla con il sistema di distribuzione dell’acqua sul territorio. Il progetto prevede che vengano realizzati muri di sostegno in cemento armato curando però anche l’aspetto estetico, visto che sarà riutilizzata la pietra originaria che ora si sta smontando, per rivestire i muretti, in modo che l’aspetto dei pastini rimanga quello tradizionale.

Un intervento votato a ridare vitalità a un’area, in sostanza la prima parte della zona che da sotto Contovello si allunga in direzione di Santa Croce, di grande interesse per il mondo dell’agricoltura locale.
«Il porticciolo – riprende Križman – fu costruito dagli stessi pescatori che, prima della sua realizzazione, dovevano utilizzare barche piccole, i cosiddetti “zopoli”, in sloveno čupa, perché, a fine lavoro, dovevano portarle a riva per evitare che le eventuali mareggiate le danneggiassero».
Una volta deciso di realizzarlo, con il solo apporto di volontari, perché non c’erano risorse finanziarie a disposizione, si scatenò una polemica. In paese, a Contovello, c’era infatti chi non possedeva barche e quindi non vedeva il motivo di doversi impegnare nella costruzione, c’era poi chi possedeva barche piccole e voleva lavorare di meno rispetto a chi aveva invece imbarcazioni più grandi.
«Alla fine – spiega ancora Križman – si decise salomonicamente di esentare dal lavoro chi non aveva interessi nella pesca e di far lavorare per sette giorni chi possedeva le barche più grandi e per cinque i proprietari di barche più piccole. Va sottolineato, per capire la situazione – continua Križman – che, alla fine dell’Ottocento, a Contovello, su una popolazione di poco meno di mille abitanti, almeno un centinaio vivevano di pesca. Era perciò questo il settore trainante dell’economia del borgo, di conseguenza costruire il porticciolo a Barcola era una questione di assoluto rilievo per tutti». —
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