Da convitto a riformatorio: i 150 anni di storia dell’Itis

Nato su iniziativa di alcune nobili famiglie ottocentesche, l’istituto di via Pascoli è diventato il simbolo dell’assistenza alle fasce più deboli della popolazione
Di Ugo Salvini
Lasorte Trieste 08/02/12 - ITIS, Assistiti nel Primo Novecento
Lasorte Trieste 08/02/12 - ITIS, Assistiti nel Primo Novecento

Da 150 anni rappresenta un punto di riferimento per tutti i poveri, gli anziani soli, gli orfani della città. Un monumento alla generosità dei triestini, a partire dalle famiglie benestanti che, da metà Ottocento, cominciarono a elargire le somme necessarie perché si iniziasse quest’opera benemerita, fino ad arrivare in epoca più recente all’impegno degli enti pubblici, che hanno preso in mano il testimone del dovere civico dell’aiuto nei confronti dei più bisognosi. Ha 150 anni il complesso di via Pascoli, angolo via Conti, noto nella memoria collettiva dei triestini come “l’Istituto”, e oggi “Itis, azienda pubblica per i servizi alla persona” (Asp).

La sua storia cominciò nei primi anni dell’Ottocento, esattamente nel 1818, quando Trieste stava vivendo una delle fasi più felici della sua trasformazione da piccolo borgo a principale porto dell’impero asburgico. «Il tutto avvenne per un’iniziativa filantropica privata – spiega la presidente dell’Itis, Raffaella Del Punta – attuata da alcune facoltose famiglie triestine, che diedero vita al primo Istituto generale dei poveri di Trieste. La sede era lontana da qui, in Contrada del Lazzaretto nuovo, oggi viale Miramare, in un edificio di proprietà del Comune, l’ex caserma Steiner, capace di 400 posti». La zona era all’incirca quella occupata oggi dalla Stazione ferroviaria, per fare spazio alla quale l’Istituto fu trasferito, provvisoriamente, nel 1852, in via Settefontane, in quegli anni Contrada di Chiadino. Si cominciò proprio in quell’anno la progettazione del complesso attuale. L’inaugurazione avvenne il 12 dicembre del 1862. La sua capacità era raddoppiata rispetto alla sede originaria: vi potevano trovare ricovero 800 persone.

Nel 1871 una tappa importante: una parte del comprensorio fu adibita a Riformatorio, destinazione testimoniata ancor oggi dalla presenza, lungo il lato che insiste su via Pascoli, di un fossato, la cui funzione era di impedire la fuga degli ospiti più pericolosi. Una casa di correzione vera e propria. Nel 1900, il nuovo secolo fu salutato da una funzione inedita per l’Istituto, la distribuzione gratuita di pane all’esterno. «Fu una svolta – commenta Del Punta – alla quale fecero seguito altre importanti iniziative». Nel 1902 furono inaugurati i primi alloggi popolari, in via Pondares 5, con 280 posti letto e servizi igienici a tariffe minime e, tre anni dopo, il Gaspare Gozzi, con 500 posti letto. Nel ’22 cessò l’operatività del Riformatorio e l’anno successivo l’Istituto poté fregiarsi della qualifica di “ipab”, cioè istituzione pubblica di assistenza e beneficienza, in base alla legge Crispi. I bombardamenti della seconda guerra mondiale non risparmiarono l’edificio: ci furono tre morti, due dipendenti dell’Istituto e un assistito. Nel '66 un altro avvenimento importante e definitivo: i minori furono trasferiti al collegio San Giusto, realizzato sempre all’interno del comprensorio, ma separato dalla parte riservata agli anziani, denominata “Pia Casa”. Nel '74, in conseguenza dell’allungamento della vita media delle persone, fu aperto il reparto speciale per “bisognosi di un’assistenza materiale continua”. Nel '76 nacque l'Itis, su decreto del presidente della giunta regionale, perché nel frattempo l’ente era passato sotto l’egida dell’ente pubblico. Nello stesso anno fu chiuso il Collegio San Giusto. Da quel momento l’edificio ospita solo anziani.

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