Da Omero e Plauto a Saba i licei illuminano la “Notte”

Exploit triestino della serata dei classici. Granbassi madrina d’eccezione al Dante Al Petrarca 350 studenti in campo. Largo a letteratura ma anche teatro e musica
Di Francesco Cardella
Lasorte Trieste 15/01/16 - Liceo Dante, La Notte dei Classici, Margherita Granbassi
Lasorte Trieste 15/01/16 - Liceo Dante, La Notte dei Classici, Margherita Granbassi

Piccoli liceali crescono e danno vita a momenti che parlano di creatività, cultura, organizzazione e impegno. Succede in due sedi cittadine, al Liceo Petrarca e al Liceo Dante, gli istituti che ieri hanno risposto all’appello su scala nazionale denominato “La Notte del liceo classico”, il progetto partorito lo scorso anno in Sicilia e ideato per alimentare, anzi, per ribadire, il cuore e la forza senza tempo della tradizione classica in campo scolastico.

La “puntata zero” del 2015 aveva incuriosito e attratto, quest’anno i riscontri hanno parlato invece di ulteriori idee e maggior coinvolgimento. A pensarla così è stato soprattutto il feudo liceale del Petrarca, ieri notte animato da un’allestimento che ha proiettato tra i vari teatri - Aula magna, palestra e aule - qualcosa come 350 studenti, di cui un centinaio impegnati tra accoglienza e logistica. Indirizzo classico sì ma con numeri questa volta emblematici, considerando anche i 14 docenti e la dozzina di ex allievi coinvolti nel circo notturno colorato da letture, musica, teatro, scienza, dibattiti e buffet. Anche lo stile regala nuove tonalità. L’evento ha avuto una primogenitura in chiave social ma il respiro si è sviluppato fortunatamente in modo poco virtuale e molto sociale, anche perché i ragazzi scoprono l’impaccio della giacca e cravatta, le ragazze optano per l’abito scuro e si affidano a tacchi e rossetto.

Ma soprattutto si lavora in gruppo, si crea e si danza tra arte, citazioni e retaggi storico/letterari, cercando magari di coniugare i crismi didattici del passato con le tracce dell'attualità. Un tema ben tradotto dalla proposta che ha visto un gruppo di “petrarchini” affrontare il tema del ruolo della donna tra le varie epoche, camuffarsi da sorta di statue di cera viventi e vestire i panni di alcuni personaggi simbolo, passando dalle liriche greche di Semonide alla narrativa trecentesca di Chauncer, arrivando a Shakespeare, Voltaire, Henry James, Virginia Woolf e quindi al debito tributo per la cultura triestina, Umberto Saba, adottato per sublimare il viaggio letterario tra le esegesi al femminile con la poesia “A mia moglie”. Molto fermento dunque e primi bilanci: «Lo scorso anno il livello è stato quasi elitario ma l’edizione di quest’anno ha già segnato un netto incremento delle presenze e del coinvolgimento - ha sottolineato la docente Monica Visintin, regista e anima dell’organizzazione - abbiamo messo in campo una grandissima squadra, il valore è stato solo questo, fatto di partecipazione e impegno da parte di tutti».

Altra sceneggiatura e medesima intensità al Liceo Dante. Qui i numeri si riducono (una quarantina abbondante gli attori sul campo tra rappresentazioni e accoglienza) ma le idee non mancano, anzi. La notte dantesca, curata nel coordinamento dal docente Silvio Quarantotto, si avvale intanto di una madrina e si tratta di Margherita Granbassi, l’olimpica e campionessa del mondo di fioretto, non una ex dell’istituto ma coinvolta ugualmente nella manifestazione per dare respiro, e in chiave non solo ipotetica, al tema dell’impegno nel quotidiano, quello che spazia tra uno sport, la famiglia, lo studio o le scelte lavorative. La Granbassi accetta subito il gioco, dialoga con gli studenti, narra, sferra stoccate in chiave di aneddotica e di fatto accende la notte al Dante.

Al resto poi ci hanno pensato loro, gli studenti, anche tra le aule di via Giustiniano alle prese con interventi all’insegna di musica e teatro e con un patrimonio di letture e rivisitazioni dei classici, filtrati pure con accenti umoristici e senza incappare nella lesa maestà nei confronti di Catullo, Plauto e Omero.

Ma al Dante si è voluto omaggiare la notte con una tinta decisamente guerriera, forse per legittimare la scelta di una madrina schermitrice. Tra arte e letteratura è spuntata anche la sperimentazione archeologica, da quella più accomodante tradotta con l’allestimento di un plastico in scala della Battaglia di Canne ( tributo al condottiero Annibale) sino alla raffigurazione scenica curata dalla compagnia VI Legio Ferata, clan rievocativo dedito all’epoca romana, periodo vissuto e raccontato attraverso la forza della ricerca filologica, anche e soprattutto con l’impatto epico di costumi, tecniche e armamenti. Quasi a voler ribadire che la cultura classica non solo è eterna ma va sempre tutelata, difesa.

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