Dai boschi di Piscianzi a Roiano Il tour notturno del baby cinghiale

Esemplare di un anno ripreso da un passante mentre scorrazza sul marciapiedi di via Barbariga dopo aver “visitato” la chiesa. L’esperto: «Di questo passo troveremo questi animali in pieno centro»
È sceso giù dai boschi di Piscianzi per una capatina in centro, magari alla ricerca di cibo o semplicemente per curiosità, vista la sua giovane età. L’incursione notturna di un cinghiale solitario nel rione di Roiano, a pochissime centinaia di metri in linea d'aria dalla stazione centrale dei treni, complice la tecnologia di oggi, non è riuscita proprio a passare inosservata. Il video, che in poche ore ha fatto il giro del web, immortala l’animale vicino alla chiesa dei Santi Ermacora e Fortunato Martiri, raggiunta probabilmente da via Sara Davis o da via dei Moreri. Dopo un rapido giretto attorno alla piazza il cinghiale ha poi svoltato a destra verso via Barbariga percorrendola tutta, prima sul marciapiede e poi lungo il centro della carreggiata. Una volta giunto all'incrocio con via Udine il video si è interrotto bruscamente, lasciando spazio all'immaginazione su quale possa essere stato il proseguimento della movimentata serata del robusto mammifero.


Dalle immagini filmate si evince che l’esemplare protagonista della passeggiata cittadina è un maschio dell’età di poco inferiore all’anno, del peso di circa 40 chili, quasi sicuramente un giovane in dispersione, ossia in fase di allontanamento dalla famiglia. Vista la discreta confidenza con il tessuto urbano e la relativa tranquillità con cui si comportava nonostante la presenza delle persone durante la realizzazione del filmato, il giovane suino selvatico potrebbe essere un esemplare già «pasturato», ossia abituato ad essere nutrito appositamente dall'uomo. «Ho visto il video, e c'è poco da stupirsi: i cinghiali oramai sono più presenti in periferia che in Carso. Il prossimo step, molto probabilmente, sarà il centro cittadino», racconta Nicola Bressi, esperto naturalista triestino del Museo Civico di Storia di Naturale.


La presenza di questi mammiferi è oramai capillare su tutto l’arco suburbano che va da Barcola a Longera. Tanti e in crescita, oramai, i casi eclatanti che hanno fatto “letteratura” a Trieste. Nel novembre del 2008 un cinghialotto di circa un anno si calò dal bosco del Farneto piombando in centro città e giungendo piazza Volontari Giuliani dopo aver percorso un tratto del viale XX Settembre. Solo dopo un inseguimento lungo e complesso, vista la sua agilità, una squadra di vigili del fuoco riuscì a immobilizzare il cucciolo.


Nell'ottobre del 2015 un cinghiale scappò da un allevamento girovagando per il rione di Borgo San Sergio. Nella sua fuga “visitò” l'edicola di via Curiel, davanti al capolinea della 21, e fece poi razzia all'osteria “La Scaletta”, dove venne poi sedato dalla Polizia ambientale dell'allora Provincia. Più recentemente un cinghiale di 60 chilogrammi, invece, venne ritrovato morto nelle acque davanti a bagno ferroviario.


Quest'anno poi diversi maiali selvatici sono stati immortalati in strada del Friuli, sino al Faro della Vittoria, e in via Cumano, nella zona di Montebello. Una presenza sempre più massiccia che ha costretto a turni di superlavoro gli uomoni del Corpo forestale. In sei mesi nelle zone urbane e suburbane (non in Carso, dunque) gli interventi effettuati sono stati circa una settantina. Interventi finalizzati peraltro non a contenere la specie, ma a garantire il ripristino della pubblica sicurezza. Le aree più gettonate dagli ungulati? Longera, Piscianzi, Melara, la zona dell'Università centrale e Cologna. Proprio qui, di recente, vennero sorpresi sei esemplari, tutti vispi e in piena salute, che passeggiavano allegramente nel giardino dell’istituto comprensivo Commerciale, a pochi passi quindi dalle porte delle aule dei piccoli alunni. Insomma, il tour a Roiano del cinghialotto star del we è solo l’ultima “prodezza” di una specie ormai sempre più abituata, anche a causa dei comportamenti umani, a lasciare i boschi dell’altipiano e a camminare sui marciapiedi dei rioni periferici, in cerca del cibo che molti umani lasciano a loro disposizione in maniera sconsiderata.


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