Dai nazisti a Raissa Gorbaciova I cent’anni di Ilda dentro la storia

Nata nel bel mezzo della Prima guerra mondiale e laureatasi a Napoli oggi festeggia il secolo sulla poltrona bordeaux della casa di viale Campi Elisi
Di Benedetta Moro
Lasorte Trieste 19/12/16 - Viale Campi Elisi 16, Riproduzioni Fontanot Bertini
Lasorte Trieste 19/12/16 - Viale Campi Elisi 16, Riproduzioni Fontanot Bertini

Ilda Fontanot Bertini oggi compie “solo” 100 anni. Muggesana, è nata nel bel mezzo della prima guerra mondiale. Femminista convinta, ha frequentato Miela Reina e conosciuto Raissa Gorbaciova. Nel 1940 era una delle poche laureate, non a Trieste, bensì a Napoli. E nel 1942, quando il nazismo era ancora al potere, lascia Trieste per andare in Germania a difendere gli operai italiani. Ma nel capoluogo giuliano poi è tornata, pure con il suo amore, il pittore veneziano Romolo Bertini. Non è una frase retorica: ammirando Ilda Fontanot, che ama però portare solo il cognome del marito, attraverso i suoi folti capelli bianchi a caschetto e la pelle ancora compatta e levigata per la sua età, si potrebbe pensare che abbia appena 80 anni. «Non è merito mio se sono riuscita ad arrivare a un secolo di vita», commenta. Nella carnagione scura s'intravedono ancora le estati passate al bagno Ausonia, dove prendeva il sole fino a due anni fa. Che sia un personaggio lo dice già il fatto che viene citata nel libro “Le triestine - donne volitive” a cura di Marina Rossi e Anna Di Gianantonio. Occhi azzurri e mani curate, fumatrice fino all'anno scorso, lucidissima, pungente quando serve, sincera e appassionata della sua vita rocambolesca e di quella trascorsa assieme a Romolo, è nata il 20 dicembre 1916. Ma era un segno del destino venire al mondo proprio in un momento così fatale. D'altronde, tutte le scelte che prenderà nella vita apparterranno sempre alla sfera dell'eccezionalità. Ha lasciato il suo lido muggesano molto presto. Avrebbe potuto frequentare l'università di Trieste e invece allora, questa volta in piena epoca fascista, decise di iscriversi all'Istituto Orientale, oggi Università degli Studi di Napoli “L'Orientale”, per laurearsi in inglese e tedesco. Sarebbe potuta rimanere a Trieste a fare la docente, cosa che comunque farà successivamente.

Poi il grande salto: anziché rimanere nel capoluogo giuliano, scelse la Germania nazista come impiegata nella delegazione dei sindacati italiani e come direttrice dell'Istituto italiano di cultura. Magdeburgo diventerà il punto d'incontro tra il suo futuro fidanzato, e poi consorte, di cui è rimasta vedova più di vent'anni fa. Sulla libreria del salotto, tutto pieno dei quadri del Bertini, conserva ancora una foto di Romolo con una donna, mentre era in Marocco per lavoro: ma non è lei, la moglie, bensì una berbera. I ricordi del pittore veneziano restano ovunque nella loro casa di viale Campi Elisi, dove già dall'entrata si possono ammirare i colori prediletti dal Bertini: il blu e l'azzurro, che ornamentano tutta l'appartamento, perfino il bagno. Un pittore che appartenne a quel milieu culturale esploso negli anni ’60 a Trieste con Miela Reina, il movimento “Arte viva”, di cui la stessa Ilda fu molto amica.

Ma torniamo al primo giorno in cui la giovane Ilda lasciò la sua bella casa di Muggia, le sorelle Fanny e Giuseppina e la mamma Fioretta, che aveva un negozio di alimentari e un deposito di vino. Il padre, morto in guerra nel 1918, era stato direttore della Mutua, anche se aveva studiato Giurisprudenza a Graz. La famiglia Fontanot era benestante, tanto che Ilda potè frequentare l'università. Ma nella sua storia scolastica c'erano state in precedenza le medie al collegio “Santa Gorizia” (per orfani di guerra, ma a pagamento) e poi il “Scaro Cuore” a Trento: «Mia mamma reputava che al Santa Gorizia ci fosse troppa libertà». A Trento la vita è più dura: «Mi hanno allungato il cappotto con un pezzo di velluto, facevamo un bagno una volta alla settimana con la camicia e ogni mattina veniva la suora per svegliarci con le nacchere». Le magistrali poi le farà al Carducci di Trieste. La Napoli degli anni Trenta accoglie poi Ilda. Le sue amiche appartengono all'alta borghesia, lei fa tutti i Littoriali dal '39 al '42 e si iscrive per scelta pure ai Gruppi universitari fascisti. Capri, ambienti culturali, la sua vita lì «era meravigliosa».

Dopo la laurea, torna a Trieste, fa qualche supplenza a scuola, ma evidentemente le mancava qualche brivido e allora la destinazione Magdeburgo, dopo aver letto un annuncio sul Piccolo: ad attenderla un posto «per difendere gli operai italiani che lavoravano per i tedeschi». Aerei americani e inglesi volavano ogni notte sulla sua testa. La caduta di Mussolini segna anche la fine del periodo tedesco. Un episodio che Ilda visse sulla propria pelle: «il portiere che mi salutava ogni giorno con riverenza poi cambiò completamente atteggiamento». Tra una cattedra e l'altra in alcuni istituti triestini, vola poi a Cambridge per una borsa di studio. Si ritiene un'indipendente di sinistra, ma non ha mai avuto una tessera di partito. Ha pure combattuto per le donne, diventando la segretaria personale di Letizia Svevo Fonda Savio per l'Alleanza femminile italiana. Entra poi nell'Udi nel ’73. Amica dell'attivista politica Jole Burlo, è cofondatrice del Caffè delle donne negli anni '90 e diventa membro della Consulta femminile nell'88. Se non bastasse, una foto la ritrae a Mosca negli anni ’80 con Raissa Gorbaciova in occasione di un congresso, ma gira il mondo intero. Con un bel sorriso, nel 1998 viene immortalata su un battello a New York. E oggi festeggia dalla sua poltrona rosso bordeaux di viale Campi Elisi i suoi magnifici cent'anni.

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