Dal Superbonus ai dazi doganali: ecco la nuova mappa dei contenziosi a Trieste
Contenziosi tributari in crescita sul 2023, ma 10 anni fa erano il doppio. Il ruolo del porto e le controversie delle grandi compagnie assicurative

Il numero di ricorsi presentati alla Corte di giustizia tributaria di Trieste, con ogni probabilità, farà registrare quest’anno un lieve aumento rispetto al 2023 (312 nuove liti fiscali a ottobre contro 320 per tutto l’anno passato). Tuttavia, se si prendono a confronto i dati relativi a dieci anni fa, si scopre che i contenziosi in materia fiscale nel capoluogo giuliano sono in marcata diminuzione: i ricorsi presentati a Trieste nel 2014 erano 585, quasi il doppio del 2023.
Tanti fattori hanno in effetti contribuito, dal 2014 a oggi, a modificare in modo profondo l’attività di controllo. A tracciare un quadro dei cambiamenti intervenuti negli ultimi anni è il presidente della Corte di giustizia tributaria di Trieste Dario Grohmann, che ripercorre non tanto e non solo le statistiche a sua disposizione, ma scatta anche una fotografia del contesto particolare in cui si trova il territorio giuliano sotto questo punto di vista.

I numeri e le novità
La portata della contrazione è ancora più chiara se si guardano le cifre relative ai ricorsi pendenti: questi nel 2014 raggiungevano a Trieste quota 1.084, mentre l’anno scorso si fermavano a 319. Come spiegare questo calo?
Senza scordare il ruolo giocato dalla pandemia, che ha creato una sorta di effetto boomerang causato dalla momentanea sospensione degli accertamenti, Grohmann indica almeno due cause diverse. C’è anzitutto la «migliore qualità del lavoro degli uffici finanziari», con accertamenti diventati progressivamente più puntuali e precisi. A questa si accompagna poi «la disponibilità a venire incontro al contribuente» attraverso strumenti quali le lettere di compliance, che mirano a regolarizzare in modo preventivo eventuali inadempienze per scongiurare in questo modo il ricorso a vie giudiziarie.
Il caso Superbonus
Scendendo nel dettaglio delle più frequenti controversie nate a Trieste in anni recenti, spiccano i ricorsi per l’accesso al Superbonus, l’agevolazione fiscale introdotta dal governo Conte II per i lavori di efficientamento energetico degli edifici, poi riformata dall’attuale esecutivo. «Abbiamo avuto grossi problemi con il Superbonus e siamo dovuti spesso intervenire», afferma Grohmann.
L’idoneità per l’accesso all’agevolazione fiscale era filtrata da uno specifico algoritmo, messo a punto dal ministero delle Finanze a fronte della mole di richieste pervenute. Questo scartava le domande che non corrispondevano ai parametri richiesti, notificando il rifiuto all’imprenditore o al cittadino di turno. Il quale, a sua volta, poteva fare ricorso: «Ma sono stati quasi sempre rigettati, perché abbiamo effettivamente trovato delle anomalie», puntualizza Grohmann.
Il picco dei ricorsi si è registrato nel 2023, in corrispondenza del maggior flusso di richieste d’accesso al bonus. Chiaro che, con il recente ridimensionamento della misura, anche le liti fiscali in materia siano andate scemando.
Le compagnie assicurative
Al di là del Superbonus, legato a una specifica contingenza, le principali controversie tributarie a Trieste afferiscono storicamente a due settori: da un lato le grandi banche e compagnie assicurative, dall’altro il porto con i dazi doganali, i quali, a loro modo, contribuiscono a rendere il capoluogo un «caso isolato» nel panorama regionale.
Partendo dal primo settore, quello delle banche e compagnie assicurative, qui le controversie maggiori riguardano interpretazioni di una norma di legge, o ancora il tema delicato delle riprese fiscali a bilancio. Grohmann fa l’esempio di «una grande compagnia assicurativa», la quale ha contestato quest’anno una legge che impone un prelievo fiscale sulle partecipazioni presso la Banca d’Italia. «Si discute sulla legittimità costituzionale della norma, parliamo di milioni di euro», commenta Grohmann, dando così l’idea delle attività svolte dal suo ufficio.
Nel caso delle riprese fiscali a bilancio, invece, «gli uffici finanziari trovano spesso un punto di incontro con la società contribuente», facendo sì che molte cause finiscano in conciliazione.
Il porto e i dazi doganali
Infine, il porto. Grohmann cita in particolare il caso del deposito temporaneo di merci nei magazzini doganali, che consente all’importatore di non pagare l’Iva fino alla destinazione finale. «Molte volte però la merce non entrava nei depositi doganali – prosegue Grohmann – bensì veniva immessa sul libero mercato senza pagare l’Iva, come accertato successivamente». Solo un esempio delle “zone d’ombra” vigilate dall’Agenzia delle dogane, i cui fascicoli non di rado finiscono sul tavolo di Grohmann. —
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