Dalai Lama, una guida che va oltre l’Oriente

Il Dalai Lama riceve la cittadinanza onoraria di importanti città italiane come Roma e Venezia. Perché è così popolare la sua figura? Si tratta pur sempre dell’autorità spirituale di una religione, il buddismo, che appartiene storicamente al mondo orientale. Ma da dove deriva la grande attenzione verso Tanzin Gyatso?


Il Dalai Lama riceve la cittadinanza onoraria di importanti città italiane come Roma e Venezia. Perché è così popolare la sua figura? Si tratta pur sempre dell’autorità spirituale di una religione, il buddismo, che appartiene storicamente al mondo orientale. Sicuramente l’attenzione verso Tanzin Gyatso, deriva dal suo essere esponente della dottrina della non violenza e fautore di una soluzione, senza spargimento di sangue, della questione tibetana.


Atteggiamento che gli è valso il premio Nobel per la pace nel 1989. Nello scontro con il gigante cinese, che dal 1959 lo ha costretto all’esilio dal “tetto del mondo”, il Dalai Lama appare come Davide contro Golia. Assimmetria che, da sempre, sollecita istintiva simpatia per il più piccolo, indipendentemente dalla natura ideologica del più forte dei contendenti. Una pratica, quella che contrappone il pacifismo alla violenza, che permea il buddismo, non solo tibetano.


Per restare solo al XX secolo, vi sono gli esempi del monaco vietnamita Thich Nhat Hanh, fondatore di un movimento di resistenza non violenta, i "Piccoli corpi di pace", che opera nelle campagne per creare scuole, ospedali e ricostruire i villaggi bombardati o distrutti dal napalm; o del thailandese Buddhadasa Bhikkhu, fondatore nel 1932 del Wat Suan Mokkh, centro dedicato al vipassana, la "visione superiore" che scaturisce dalla samatha, la calma mentale. Una forma di meditazione che induce a liberarsi prendendo coscienza del mondo.


Il pensiero di Buddhadasa ispirerà non solo la rivoluzione costituzionale del 1932 nell'allora Siam ma anche i movimenti che negli anni Sessanta si opporranno ai regimi militari alleati degli Stati Uniti nel Sud-Est asiatico. Una non violenza che attira molti occidentali, cresciuti in un contesto di matrice cristiana che però ha generato guerre e massacri di massa su scala industriale.


Il successo dello stesso Dalai Lama in Occidente ha ragioni che prescindono dal contenuto dottrinario del buddismo. Non sono molti, a parte seguaci e gli studiosi, a conoscere i diversi lignaggi, le principali correnti di trasmissione degli insegnamenti o le esperienze fisiche e mentali che ne derivano. Il buddismo recepito in Occidente è frutto insieme di appropriazione collettiva e di un approccio selettivo, mediante il quale si isolano dal loro originario contesto singoli elementi della dottrina o della pratica, per interpretarli o adottarli in maniera autonoma.


Un fenomeno che, negli ultimi due secoli, si è diffuso per varie strade. Quella filosofica, imboccata inizialmente dai membri della Società teosofica nel tentativo di separare gli elementi dottrinali e testuali dalla pratica religiosa, della ritualità e dalla devozione, e facendone il “vero messaggio buddista”. Interpretazione che fa del buddismo una sorta di “filosofia di vita” o una “scienza della mente”, negandone la dimensione religiosa. Quello psico-terapeutico, che ha mutuato specifiche tecniche meditative originariamente praticate nei monasteri per produrre “esperienze di benessere psico-fisico” o di “dilatazione sensoriale”.


Quella letteraria favorita da testi, assai diversi, come Siddharta di Hesse , i Vagabondi del Dharma di Kerouac , lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta di Pirsig, Sette anni in Tibet, dal quale sarà tratto il film di Annaud, e Ritorno al Tibet di Harrer.; quella cinematografia, culminata in opere come l’Arpa birmana di Ichikawa e il Piccolo Buddha di Bertolucci. Quella ecologica e anticonsumistica, che nella “rinuncia” vede essenzialmente una via per salvare la natura e praticare stili di vita più austeri. Quella della selezione storica, per cui l’amore e la compassione universali mostrate esemplarmente da alcuni maestri contemporanei rimuovono il ricordo del ruolo esercitato dai monaci cingalesi negli scontri etnicoreligiosi nello Sri Lanka o l’adesione alla seconda guerra mondiale di parte di quelli giapponesi. Infine, quella del bricolage religioso, che prende un pezzo di questa o quella religione come fosse un menù e trapianta anche elementi cosmologici o simbolici del buddismo in un contesto New Age.


Nel corso del tempo queste diverse interpretazioni hanno prodotto in Occidente una rappresentazione positiva del buddismo. Anche perché in un epoca in cui i monoteismi appaiono sempre più come costringenti religioni della Legge e in alcune loro interpretazioni degenerano nel fondamentalismo o nell’integralismo, il buddismo è apparso come una religione personalizzata, compatibile con i processi di individualizzazione che caratterizzano sempre più l’era della modernità liquida. Anche perché soddisfa domande che hanno a che fare con diverse sfere dell’agire, il Dalai Lama, al di là dei suoi meriti personali, piace. Diventando così stabile figura del panorama culturale occidentale.

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