Dalla caccia al tesoro nascosto da Attila ai siluranti del Reich
la storia
GRADO
I misteri di Grado. Ce n’è più di qualcuno ma due in particolare sono prettamente legati al mare. Uno è antico e si fa riferimento al presunto oro di Attila. L’altro è attualissimo, quello dei 300 chili di esplosivo trovato e poi incredibilmente sparito.
Il mancato ritrovamento ha fatto muovere testate giornalistiche e anche televisioni nazionali, che si sono riversate sull’isola. Prima il ritrovamento del siluro vicino al quale c’erano i panetti di esplosivo, poi il recupero e lo spostamento in una zona distante 4 miglia dalla costa, da parte degli artificieri subacquei dello Sdai di Ancona. Panetti di esplosivo ad alto potenziale che sono stati posti in un bidone sistemato a una dozzina di metri di profondità in un punto liscio e fangoso per essere fatti brillare il giorno dopo il loro ritrovamento. Un’operazione normale, avvenuta spesso, sempre con le medesime modalità. In questi ultimi anni il ritrovamento di mine poi fatte brillare non è di certo una novità.
Così doveva avvenire anche per l’esplosivo del siluro della seconda guerra mondiale, che riporta alcune scritte in tedesco e, secondo gli artificieri, faceva sicuramente parte di qualche sommergibile. Prima della veloce ritirata da Grado avvenuta tra il 30 aprile e il 1 maggio del 1945, infatti, i tedeschi avevano l’intenzione di far saltare il porto e il ponte che avevano già minato. Fortunatamente il porto fu “graziato” ancora alcuni giorni prima a seguito di non poche trattative tra referenti locali e i militari tedeschi. L’allora ponte Littorio che era stato inaugurato solo nove anni prima doveva invece essere fatto saltare. Ma la fuga precipitosa dei tedeschi scongiurò questa evenienza.
Nel fuggi fuggi tedesco, di uomini e mezzi, si allontanarono dal porto anche due siluranti («me le ricordo come fosse oggi – dice Giovanni, un anziano marinaio gradese – ormeggiate in porto davanti al Riviera, entrambe con i siluri ai loro lati»). E così come sono state fatte brillare tante mine che era stato posizionate a protezione dell’ingresso a Grado, così è probabile che scappando i tedeschi abbiano mollato (anche per essere più leggeri cioè più veloci) e fatto cadere in mare i loro siluri. Uno di questi potrebbe essere quello che è stato ritrovato, proprio ai margini del canale di fronte alla ex Safica, dalla ditta che sta effettuando i dragaggi del canale. Assieme al siluro (in origine lungo 7,20 metri) era stato individuato anche l’esplosivo che ora, pur dopo due estenuanti giornate di ricerca sott’acqua e dell’utilizzo di sofisticate attrezzature, non si trova più.
La notizia ha fatto il giro dello stivale. Così come ha fatto in un paio di occasioni la vicenda dell’oro di Attila, ovvero dell’immenso tesoro che il Re degli Unni avrebbe nascosto in laguna, nei pressi dell’isola di Anfora. Ogni tanto questa notizia riemerge così come vanno sott’acqua e poi riemergono diversi appassionati subacquei che ne vanno alla caccia. Chissà se ora qualcuno andrà anche alla scoperta dei panetti di esplosivo del siluro che per oltre 70 anni sono rimasti in fondo al mare. —
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