Dalla crisi economica ai costi alti, in calo le richieste d’adozione
di Ivana Gherbaz
Le coppie italiane fanno sempre più difficoltà ad adottare un bambino. In Italia nel 2010 sono stati adottati 4130 stranieri e 1600 italiani. In regione invece, secondo il rapporto della Commissione per le adozioni internazionali, sono stati 75 i piccoli arrivati in famiglia a fronte di una decina di minori italiani. Ma ora l’incertezza del futuro dettata dalla crisi economica ha ridotto il numero di domande di adozione, creando un vuoto laddove le preoccupazioni da parte dei futuri genitori si rispecchiano nell'impossibilità di garantire un domani anche ai propri figli. Se poi si considera che la maggior parte delle adozioni riguardano bambini provenienti da altri paesi, con un costo dell'intera pratica che si aggira tra i 10 mila e i 25 mila euro le possibilità si affievoliscono ancora di più. A preoccupare e scoraggiare le coppie sono anche i tempi che intercorrono dal momento della domanda di adozione fino all'arrivo del bambino in Italia: in media due anni, ma in alcuni casi anche tre, secondo il paese di provenienza del minore.
I bambini dati in adozione, anche italiani, sono spesso in età scolare o preadolescenti: un altro elemento che può creare difficoltà. Se da un lato le adozioni internazionali hanno costi eccessivi, quelle nazionali sono invece gratuite, e anche per questo il numero di domande è di gran lunga superiore. Di solito la tendenza è fare domanda per entrambe le possibilità. L'Italia rimane in ogni caso il secondo paese al mondo, dopo gli Usa, per numero di minori stranieri adottati, nonostante una sempre più marcata severità da parte dei Tribunali per i minorenni che, nel giudicare l’idoneità di chi vuole adottare, vogliono evitare il più possibile, a tutela dei bambini, il rischio di un nuovo abbandono del minore da parte di genitori adottivi inadeguati.
Anche nella nostra regione le domande di adozione, come spiega Paolo Sceusa, presidente del Tribunale per i minorenni di Trieste, seguono la stessa direzione del resto del paese: «Il numero di minori italiani adottabili è scarsissimo e non supera mediamente i dieci all'anno. La cifra annuale delle domande pendenti per adozioni di bambini italiani, la cui validità è di tre anni, rinnovabili, è più o meno di un migliaio, molte ne entrano e molte si esauriscono per scadenza triennale». Anche a Trieste e in regione le domande di adozione hanno iniziato da un lato a subire una contrazione nel momento in cui, indica ancora Sceusa, «la gente ha cominciato ad avere meno soldi, meno lavoro o meno sicurezza nella stabilità del lavoro; condizioni che non aiutano certo a pensare di doversi accollare anche la responsabilità per il mantenimento di un figlio».
Le adozioni internazionali poi, aggiunge Sceusa, costano sempre di più: «Come spese vive di procedura estera e per pagare l'ente autorizzato a seguire la pratica con il paese di provenienza del bambino siamo in media intorno ai 25 mila euro. Per questo le domande sono in flessione. Restano comunque tante, ma ve n’è un gran numero che, in itinere, per i motivi più vari (nasce un figlio naturale, o la coppia si separa, o qualcuno si ammala o cambia idea...) non vengono più coltivate dagli interessati».
Sono poi in aumento i cosiddetti decreti di inidoneità all'adozione emessi dal Tribunale per evitare un nuovo abbandono del bambino: «Le inidoneità sono aumentate del 10% - sottolinea Sceusa – perché vogliamo, nel dubbio, salvaguardare il minore. Infatti nel nostro Tribunale il numero di “restituzioni” è inferiore al 2%. Il problema si pone quando le coppie giudicate inidonee in primo grado fanno ricorso alla Corte d'Appello. Lì ottengono spesso l’idoneità negata da noi, ma poi tanti di quei genitori finiscono per dimostrarsi incapaci di reggere alla prova e il minore torna spesso a subire un nuovo abbandono».
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