Dalle Brigate Rosse alla struttura di Gladio

Carlo Mastelloni ha 63 anni ed è di origine napoletana. Non ha mai fatto mistero di avere un debole per Trieste. Prova ne è il fatto che proprio in questa città il futuro procuratore capo ha ambientato il suo libro “Il filo del male” (Marsilio 2010) scritto a quattro mani con il docente Francesco Fiorentino. Il libro di Mastelloni e Fiorentino è ambientato nella Trieste del 1958 e tocca da vicino i motivi ricorrenti della storia politica italiana, in particolare le connessioni tra le stanze del potere e l'azione dei servizi segreti. Argomenti di grande attualità anche oggi.
«Amo molto Trieste come città - ha detto Mastelloni in occasione della presentazione del suo libro - e da quando, ormai molti anni fa, mi sono trasferito in Veneto ci vado spesso. La sua atmosfera mi è sembrata giusta per raccontare questa storia. Perché è una città di porto, di scambi, di intrecci, di confini».
Mastelloni ha diretto a Venezia inchieste particolarmente delicate e importanti proprio in questo senso. È stato il primo a indagare sui rapporti internazionali delle Brigate Rosse, ha incriminato i vertici dell'Olp per traffico clandestino di armi, ha fatto emergere la struttura segreta Gladio e ha fornito contributi probatori all'ultima inchiesta sulla strage di piazza Fontana di Milano.
E riguardo Trieste, Mastelloni ha affrontato anche i collegamenti con l’attentato compiuto la notte tra il 15 e il 16 settembre 2001 contro la sede dell’Iniziativa centroeuropea, in via Genova. In quella data una bomba rudimentale fabbricata assemblando una busta di plastica piena di benzina, silicone e un timer di quelli dei forni da cucina (usato nella fattispecie per far scoccare la scintilla) provocò un’esplosione che mandò in frantumi i vetri di una finestra, annerì il muro e danneggiò un’auto in sosta.
L’attentato venne rivendicato dai Nuclei territoriali antimperialisti con una risoluzione strategica fatta trovare in cestini delle immondizie a Gorizia e a Mestre. I terroristi che avevano agito a Roma avevano fatto saper di aver «condiviso» quell'attacco.
Mastelloni non ha neanche mai nascosto la sua considerazione per il ruolo della stampa. Ha dichiarato: «Mettere il bavaglio alla stampa sarebbe un errore colossale anche per quelli che attualmente vorrebbero rimanere al potere. In passato è stato commesso qualche errore con le intercettazioni ma su questa base sono state mobilitate delle forze piuttosto consistenti che stanno allargando il campo delle modifiche. La stampa è la misura del progresso o del regresso di un popolo, privarla dei suoi diritti fondamentali sarebbe un errore gravissimo. Sul lungo periodo si ritorcerebbe contro gli stessi che hanno avviato questo processo». (c.b.)
Riproduzione riservata © Il Piccolo