Il successore di Papa Francesco sarà l’italiano Parolin, lo dice anche Nostradamus
Sarebbe lui il Petrus Romanus della “Prophetia de Summis Pontificibus” dichiaratamente di San Malachia. L’altro possibile papa, anche se meno probabile, è il cardinale Pierbattista Pizzaballa

La morte di Papa Francesco, avvenuta quasi in concomitanza con il giorno della sua elezione a Pontefice (sempre in periodo pasquale), ha subito scatenato una ridda di ipotesi su chi sarà il nuovo Papa. Quando un Papa muore, il pensiero immediatamente corre alla “Prophetia de Summis Pontificibus” dichiaratamente di San Malachia, ma in realtà opera di altri.
La Prophetia
La Prophetia fu pubblicata a Venezia nel 1595, nel corpo di un ben più ampio lavoro titolato “Lignum Vitae” scritto da un monaco belga di nome Arnoldo de Wion e che si propone di celebrare le gesta dei più illustri monaci benedettini. La Prophetia è compresa nel libro secondo e occupa una sola pagina, tanto da dare immediata impressione di un corpo estraneo, avulsa com’è dal contesto nel quale è inserita, sia sul piano logico che storico. La Prophetia ha avuto ed ha molti detrattori e viene attribuita da alcuni all’opera di Alfonso Ceccarelli, un abile falsario di atti e documenti storici, condannato a morte e decapitato a Roma nel 1583.

Scoperte importanti
Arnold de Wion nacque a Douai (oggi Francia settentrionale) nel 1554 e morì a Mantova intorno al 1610. L’esame della Prophetia nel testo originale del 1595 mi ha consentito di fare alcune importanti scoperte e di confermarne la genuinità profetica. Riporto qui di seguito le ultime righe.
Gloria olivae: si tratta all’evidenza di Benedetto XVI, per il nome che si è attribuito da Pontefice, tenendo presente che i benedettini sono anche chiamati olivetani. In psecutione extrema S.R.E. sedebit. Tutti gli interpreti hanno ritenuto di collegare tale frase con la successiva: “Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus: ecc”, rendendo soggetto della prima frase appunto il Petrus Romanus.
Tale interpretazione, a mio giudizio, è errata sotto duplice profilo: sotto quello sistematico la Prophetia dedica il motto di una riga ad ogni pontefice, ne dedica 2 al motto in questione perché più lungo, ma pare francamente azzardato sostenere che di righe siano dedicate ben 5; sotto il profilo grammaticale dopo “sedebit” c’è un punto fermo, il che sta ad indicare la fine del motto, che dunque è e rimane “In psecutione extrema S.R.E. sedebit”.
Il problema della traduzione
A questo punto bisogna affrontare il problema di traduzione. Tutti gli interpreti hanno tradotto il termine “psecutione” con “persecuzione”, tenendo presente che nel latino medievale e rinascimentale si ricorreva spesso ad abbreviazioni delle parole; ma nel caso di specie, la semplice omissione di una “er” non giustifica il ricorso a tale pratica, impiegata per sintetizzare parole molto più lunghe, per cui il motivo del ricorso a tale espediente si può spiegare solo con l’esigenza di occultare il vero significato del motto e sottendere una parola latina diversa da “persecutione”, tanto più ove si consideri che questo costituisce l’unico caso di impiego nei vari motti di parola latina sintetizzata.
L’unica parola alternativa a “persecutione” è “prosecutione”, il cui primo significato è “compagnia, accompagnamento, scorta”. Va a questo punto esaminato l’aggettivo “extremus” che non significa solo estremo, ultimo, lontano, ma anche umile. A questo punto, si tratta di individuare il soggetto della frase, che altro non può essere che S.R.E., acronimo per Sacrosanta Romana Eccelsia.
Infine va correttamente tradotto il verbo “sedebit”: sedeo non ha solo il significato di sedere, essere assiso, ma anche di stare o trovarsi.
Il significato del motto
Il motto acquista dunque un significato compiuto: la Chiesa si troverà in umile compagnia. Se si considera la principale caratteristica del defunto pontefice, si può senza dubbio affermare che quel che immediatamente traspariva era la sua umiltà, il suo voler essere uomo di piazza, di identificarsi con i poveri e i diseredati, insomma, un prete da strada.
Il motto dunque appare perfettamente calzante e identifica Papa Francesco, anche in considerazione del nome che si è attribuito, perché Francesco è per antonomasia il santo degli umili, dei poveri e dei diseredati.
Petrus Romanus
Siamo giunti ora a Petrus Romanus, che, secondo la Prophetia, “pascolerà i suoi agnelli sotto molte tribolazioni, trascorse le quali, la città dei sette colli sarà distrutta e un giudice tremendo giudicherà il suo popolo”. Per comprendere chi sarà Petrus Romanus, l’attenzione va appuntata innanzitutto sul nome Petrus, che costituisce la caratteristica principale del nuovo pontefice.
Va osservato sotto tale profilo che dopo San Pietro, ossia il primo Papa, nessun altro Pontefice osò darsi tale nome, che fu prerogativa solo di un paio di antipapi, per cui è da ritenere che il nome Pietro sia quello di battesimo del nuovo papa.
Il nome Pietro
Allora, bisogna esaminare l’elenco dei cardinali elettori per vedere se qualcuno porta il nome Pietro. I cardinali che portano tale nome sono Erdo, ungherese, Scherer, brasiliano, Okpaleke, nigeriano, Parolin, italiano, Kodwo, ghanese e Christophe, francese. Ma l’individuazione diviene netta, ove si consideri l’aggettivo “romanus”.
Se la Prophetia è ascrivibile all’opera di Nostradamus, allora non vi sarebbero più dubbi, perché in tutta l’opera di Nostradamus gli italiani sono chiamati “romani”, aggettivo che il Veggente riserva anche ai papi italiani, con la conseguenza che il successore di papa Francesco, può essere uno solo: l’italiano Pietro Parolin.
C’è però anche un altro possibile, anche se meno probabile, papa e precisamente il cardinale Pierbattista Pizzaballa, il cui nome in latino suonerebbe Petrus Baptista. Pizzaballa è ovviamente italiano e dunque, come Parolin, potrebbe avere i requisiti voluti dalla Prophetia e identificarsi dunque con Petrus Romanus.
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