Dalle notti in mezzo al mare alla vendita diretta del pesce

Hanno le mani ruvide, solcate da segni profondi, provocati dalle reti che pesano, dal freddo e dalla bora, perché per pescare si esce di notte anche quando il tempo non è dei migliori e si rimarrebbe molto più volentieri sotto le coperte. Sul viso dei più anziani le rughe testimoniano di mille battaglie fatte per portare a casa un quintale di pescato in più, per indovinare una zona di mare più favorevole, per allontanare quei pensieri che di notte talvolta possono sorprendere e mettere in difficoltà. Ma sono tutti animati da una grande, invincibile passione, quella per la pesca; un istinto che si vede negli sguardi, si rivela negli atteggiamenti. Sono i pescatori di Trieste che, attanagliati da una crisi che non risparmia il loro settore e penalizzati da una concorrenza sempre più spietata, organizzata dai loro colleghi sloveni e croati, hanno deciso di ampliare l’attività, allestendo, nel molo Venezia, loro abituale punto d’attracco, una piccola rete di vendita al dettaglio del pesce, da attuare al mattino presto, al rientro dalla pesca della notte.
L’hobby divenuto mestiere
Diego Sugan, pur essendo giovanissimo, «ho solo 35 anni» dice, va in barca da quando era adolescente. «Avevo circa 15 anni - ricorda con una punta di nostalgia - e ho cominciato a uscire di notte con le barche quasi per hobby. Questo mondo mi affascinava, nonostante la fatica, le notti in bianco, le soddisfazioni economiche non sempre all’altezza delle attese. Poi l’hobby è diventato passione, impegno, mestiere - continua - e adesso eccomi qua, con vent’anni di lavoro alle spalle. Ci sono giornate - spiega - che mi vedono in mare per 15 ore, perché comincio la notte alle 3, rientro alle 8 del mattino, sistemo le reti, la barca, poi raggiungo il mercato ittico all’ingrosso per seguire le operazioni di vendita del mio pescato. Infine - aggiunge - se mi capita di trovare un ingaggio coi colleghi che pescano di giorno lo prendo, perché i soldi sono sempre troppo pochi. Ecco perché la possibilità di incrementare i guadagni con la vendita diretta dalle barche mi vede favorevole. È l’unico modo - conclude - per rimanere a galla economicamente come categoria».
I nodi concorrenza e costi
«La concorrenza dei colleghi sloveni e croati - spiega Gilberto Stacul, che di anni ne ha 42 e ha cominciato anche lui prestissimo, a 14 - ha tagliato i margini, perché ci ha costretto ad abbassare i prezzi di vendita all’ingrosso. Nel contempo però i costi per acquistare l’attrezzatura, che va rinnovata periodicamente, salgono. Noi siamo alla fine dell’Adriatico, una sorta di imbuto, perciò dobbiamo arrangiarci vendendo ciò che arriva fin quassù. Questa nuova opportunità della vendita diretta - prosegue - rappresenta un toccasana, perché ci permetterà di aumentare i guadagni attuali, che sono veramente magri, effettuando la vendita del pesce che portiamo a terra noi al mattino presto, dopo una notte di lavoro. E se verranno a controllarci non avremo problemi - sottolinea - perché faremo tutto a regola d’arte».
Da dodici anni a Trieste
Munir Ben Othmane è nato in Tunisia 44 anni fa. Prima di arrivare a Trieste, «dove ho un cugino che mi ha invitato a venire a lavorare qui» precisa, ha fatto il pescatore in Sicilia, per quattro anni. «Ora sono qui da dodici - dice, mentre prepara la “bandera”, una sorta di segnalatore delle reti, che si fissa sopra una boa - e sono contento perché qui, in questa città e in questo ambiente, si sta bene. Certo - conferma - questo è un mestiere faticoso, ma molto bello e la possibilità di attuare la vendita diretta rappresenta per noi una svolta di grande importanza».
Dalla famiglia dei “ragni”
Guido Degrassi, di anni ne ha 51, è figlio d’arte e appartiene a quel gruppo familiare i cui componenti, nell’ambiente triestino legato alla pesca, sono soprannominati i “ragni”. «Sono nato figlio e nipote di pescatori - racconta - perciò ero destinato a fare questa attività. A mio avviso, lo spazio per la vendita diretta che ci è stato concesso al molo Venezia è ancora troppo scarso. Non credo ci possano stare tutte le barche, se i pescatori locali dovessero decidere tutti assieme di intraprendere questa nuova attività. A suo tempo - ricorda - avevo chiesto di poter avere a disposizione anche il molo Pescheria, ma mi era stato negato. Avevo azzardato anche il molo Audace - rivela - ma anche in quel caso la risposta era stata negativa. Posso assicurare che, almeno per quanto mi riguarda, dispongo di tutta la necessaria attrezzatura per la vendita diretta - sottolinea - cioè l’acqua corrente per lavare il pesce, l’energia elettrica per alimentare i frigoriferi per la conservazione del pescato, i lavandini, i banconi, i guanti. Ho acquistato il manuale per la buona prassi igienica della vendita al dettaglio - insiste - e so come questo nuovo lavoro deve essere portato a termine. Siamo intenzionati a rispettare tutte le regole - conclude - in quanto non è nostra intenzione fare concorrenza sleale a chicchessia. E se avremo dei dubbi andremo a chiedere chiarimenti alle competenti autorità».
Meteo e strategie
Maurizio Fieghel è pescatore da trent’anni. Oggi ne ha 58 e conserva intatto l’entusiasmo dell’inizio. «Alterno le uscite notturne a quelle diurne - precisa - e scelgo in base alle condizioni atmosferiche. In questo contesto, l’esperienza gioca un ruolo determinante. Oramai eravamo arrivati alla fine - ribadisce - perché vendendo solo all’ingrosso, coi prezzi ridotti a causa della concorrenza, i margini sono diventati esigui, quasi insignificanti. Certamente non ripagano della fatica e dell’impegno. La vendita diretta mi sembra la soluzione ottimale per farci uscire da questa situazione - conclude - perché altrimenti molti di noi sarebbero costretti a chiudere. Non era possibile continuare a lavorare duramente, con qualsiasi tempo - riflette infine -, per racimolare pochi spiccioli».
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