Dalle statue del supercinema al monumento del Titanic

La tragedia del “Titanic”, il monumento ai macchinisti di Porthmouth che perirono nell’affondamento del transatlantico della White Star e due storici edifici triestini: palazzo Viviani - Giberti, sede in viale XX settembre di un cinema che oggi si chiama “Ambasciatori” e casa Polacco, all’angolo di Corso Italia e via Imbriani.
C’è un sottile filo rosso che collega la tragedia più dirompente del trasporto passeggeri per mare, il monumento a ricordo dei macchinisti del transatlantico e i due palazzi triestini: questo filo è stato teso dallo scultore concittadino Romeo Rathmann, nato nel 1880 e passato ad altra vita l’11 ottobre 1961. Esattamente cinquant’anni fa.
Di Romeo Rathmann pochi nella nostra città ricordano le opere e la vita perché l’oblio ha avuto il sopravvento; altrettanto è accaduto in Gran Bretagna dove le sue statue, e i suoi altorilievi hanno nobilitato palazzi e monumenti realizzati dall’impresa costruzioni “WhiteHead & Son”. Tra questi una ninfa in bronzo, punto centrale d’interesse della “Temperance Fountain”, rubata qualche decennio fa. Ma anche un’altra statua modellata per il “London Postal Service War Memorial” che nel 1920 era posto nel “King Edward Building” della capitale britannica.
«Si è persa la memoria di questo grande scultore triestino», afferma l’architetto Francesco Fegitz che come un detective d’altri tempi ha cercato di ricostruire la vita di Romeo Rathmann, mettendo in fila le opere realizzate e i suoi luoghi di residenza e di lavoro. Non ci sono eredi diretti e i disegni, i modellini, sono andati dispersi. Al momento non è emerso un suo ritratto fotografico ed anche le sue ceneri che erano state riposte nel cimitero londinese di Stratham Vale, secondo il registro di quel camposanto, sono scomparse.
A Trieste al contrario centinaia di migliaia di occhi curiosi si sono soffermati sui seni prorompenti delle due statue che in viale XX settembre delimitano l’ingresso del cinema “Ambasciatori”, fino a qualche anno fa noto come “Eden”. Il progetto dell’edificio è dell’architetto Giuseppe Sommaruga; i lavori furono avviati e completati tra il 1906 e il 1907. L’inaugurazione risale al Natale di quell’anno.
«L’aspetto maestoso dell’edificio è sottolineato dalle imponenti statue femminili realizzate dalla scultore Romeo Rathmann che eseguirà successivamente anche quelle della casa Polacco in Corso Italia». Questo si legge nella Guida all’architettura curata da Federica Rovello per la Mgs Press. “Casa Polacco” è stata progettata nel 1908 dall’architetto Romeo Depaoli e Rathmann inserì a lato di un finestrone rotondo, due figure femminili riccamente drappeggiate.
Viene da chiedersi perché uno sculture che in quegli anni era “sulla cresta dell’onda”, apprezzato da architetti e committenti, poco dopo lasciò Trieste per Londra, come un qualunque emigrante.
«Partì assieme al fratello, alla moglie e alla figlia Dora il 29 maggio 1909. Prese questa decisione perché una pesantissima crisi finanziaria stava attanagliando l’Impero di Francesco Giuseppe. L’attività edilizia era in ginocchio anche a Trieste», spiega Francesco Fegitz che è riuscito a ricuperare l’autobiografia di Romeo Rathmann da cui emerge prepotente il rimpianto dell’artista per Trieste, per la Bora, per il nostro mare e per i nostri cieli. All’epoca Londra era una città cupa e grigia, avvolta nella cappa di smog di mille ciminiere. «Nella capitale britannica trovò subito lavoro con l’impresa Whitehead & Sons, rivelando le sue grandi capacità di sculture».
Nel 1912 Rathmann presentò alcuni bozzetti per l’erigendo monumento agli ufficiali di macchina del Titanic. Erano 35 e tutti nelle prime ore di lunedì 15 aprile 1912, avevano perso la vita con altri 650 uomini dell’equipaggio del transatlantico. Gli ufficiali di macchina avevano cercato di tenere a galla l’enorme scafo devastato dall’urto con l’iceberg. Non lasciarono il loro posto per tentare di mantenere a galla lo scafo il tempo più lungo possibile e finirono in fondo all’oceano. Per ricordare la loro memoria la città di Southampton, della quale molti erano originari, volle onorarli con il “Titanic Engineers Memorial”, un enorme proscenio in marmo la cui principale statua raffigura la Gloria che si erge sulla prua di una nave e protende con entrambe le mani le corone d’alloro destinate ai due ufficiali di macchina, eseguiti in bassorilievo, posti leggermente più in basso. La grande notorietà assunta con la realizzazione di questo monumento non evitò a Romeo Rathmann, cittadino italiano, di essere rinchiuso come nemico nel giugno del 1940, al momento dello scoppio della guerra, sull’Isola di Man, divenuta un enorme campo di concentramento. Pagò in quel momento il fatto di non aver mai voluto diventare cittadino britannico perché amava troppo Trieste.
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