Dall’Etnoblog al Grip I giovani a corto di locali

Dopo gli ultimi forfait c’è preoccupazione per il futuro della musica in città Attese a breve altre serrande abbassate. Il peso delle “censure preventive”
Di Furio Baldassi ; Di Furio Baldassi ; Di Furio Baldassi

Un uno-due che stordirebbe un toro. Figurarsi una città istituzionalmente carente di strutture e locali per giovani. Alla sorprendente e inaspettata chiusura dell’Etnoblog si assomma anche quella del Grip, un posto molto amato dalla comunità della notte e posizionato proprio sotto il castello di San Giusto, sulla via omonima.

L’altra sera, su iniziativa del titolare, Luca Mutton Gabadi, si è tenuta la festa di chiusura. Nessuno si aspettava una cosa dimessa, sottovoce, ma neanche l’happening che ne è venuto fuori: qualcosa come 500 persone si sono stipate dentro e fuori dal posto, invadendo la carreggiata. «Una cosa epica, non si era mai visto», ammette lo stesso Gabadi, che gestiva il locale da 10 anni, dopo esperienze come macchinista di cinema.

«Quella volta volevo avere un locale, arrivato a un certo punto volevo cambiare. Si sono intersecate varie questioni, a Trieste non ti fanno lavorare, ero stanco. Si è chiuso un ciclo della vita. Sono un po’ disilluso, ora mi aspetto le multe per la serata... Troppa gente, magari un po’ di rumore... Eppure io sono uno - continua il titolare - che d’estate era chiuso proprio per rispetto verso la gente, mi rendo conto che tre persone che fumano fuori fanno confusione...». Al “Grip”, in questi anni, clientela eterogenea: «Siamo stati un salotto di casa, dove non si parlava né di pallone, né di religione, né di politica. Al banco stavano assieme ragazzi di Forza Nuova e autonomi, fighetti con quelli che non avevano neanche i soldi per le sigarette, questo era il bello. Mai avuto un problema, c’era una clientela di qualità che si autolimitava. Sono con i lucciconi, ancora commosso. Sono un po’ stanchetto ma mai dire mai. Magari ricomparirò in estate, in un posto in cui mi lasciano lavorare...».

Resta l’oggi. Che parla di un deserto nel settore locali per giovani. Anche perché gli esempi anzidetti non sono isolati. Il popolo della notte, a breve, dovrà anche fare a meno del pub Isla de Tortuga, che aveva acquisito una certa notorietà. Il posto, sito in Via Giulia 67/b, piaceva in particolar modo per i suoi arredi a tema piratesco e per una clientela rilassata. La chiusura dovrebbe comunque essere solo momentanea, perché sembra imminente l’arrivo di una nuova gestione, anche se non si sa con quali idee per il locale.

Lacrimuccia anche per il Kegs Pub di via Foscolo 29. Famoso per i suoi panini e le birre particolari, era uno dei pochi luoghi dove venivano organizzati con frequenza regolare concerti dal vivo con gruppi locali. Rimpiazzarlo non sarà facile, mentre non si hanno notizie di eventuali “salvatori”. Punto interrogativo anche sulla “disco” di via Valdirivo, da tempo alla ricerca di acquirenti.

E lo stillicidio potrebbe anche continuare. Pesano, nella quotidianità, dati di bilancio ma anche il continuo conflitto con la vorace Siae e le stesse caratteristiche delle location. Quelle troppo vicine a complessi condominiali finiscono immediatamente nel mirino.

Anche in maniera assurda. Trieste è probabilmente l’unica città al mondo dove vengono raccolte firme contro un locale prima ancora che venga aperto! (emblematici Dhome e 45 Giri). Censura preventiva, egoismo, chiamatele come volete. Resta il fatto che l’entertainment è roba da pezzi grossi, I piccoli che non si adeguano soccombono. E il popolo della notte resta spiazzato.

Tra i tanti commenti, centinaia, che circolano sui social network, vale la pena citare questo, di Giovanni: «Non so perché chiuda davvero Etnoblog, non so perché abbia chiuso il Grip, se perché si sono stufati o perché non si divertivano più, ma chi ci andava farà altro, andrà altrove, altre generazioni faranno altre cose o passeranno il loro tempo in altri locali». E così sia?

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo