Dall’Ezit ai trasporti, le priorità industriali

È una sorta di pentalatero quello al quale pensa Sergio Razeto, presidente di Confindustria Venezia Giulia e capoazienda di Wärtsilä Italia, quando stila il calendario 2016 dell’associazione, in vista del consiglio generale di fissato per oggi alle 16.30 nella sede di Ronchi.
Riassunti in un appunto ufficioso, i cinque lati portanti del suo progetto riguardano la ricostruzione di un ente territoriale sostitutivo dell’Ezit, il recupero e il riutilizzo del Porto Vecchio, l’intreccio virtuoso di banchina e rotaia, la riorganizzazione delle imprese in cluster produttivi e lo sviluppo delle Pmi (piccole medie imprese) in una logica di sempre maggiore internazionalizzazione delle attività.
Confindustria Vg è frutto della somma tra le unioni triestina e goriziana, ma fatalmente alcune delle priorità programmatiche della presidenza Razeto hanno nel capoluogo regionale un’evidenza territoriale. Lo illustra il percorso che si snoda tra Ezit, portualità, logistica, tecnologie marittime e biotecnologie, nel quale certo non difettano gli incroci tematici. Una delle maggiori preoccupazioni di Razeto riguarda il futuro amministrativo della zona industriale. Al di là della sorte toccata al vetusto ente, il problema è che la liquidazione in atto e la divisione di competenze tra Comuni e Regione hanno di fatto bloccato nuovamente il processo di caratterizzazione all’interno del Sin, operazione propedeutica all’esecuzione delle bonifiche, al ripristino ambientale, alla messa in sicurezza di suoli e acque. La più immediata conseguenza negativa di questa decelerazione riguarda quelle aziende di trasformazione, interessate a insediarsi nelle aree Ezit data la prossimità al porto, che invece saranno «costrette a guardare altrove». «Questione cruciale», la definisce Razeto, che va risolta attraverso «la ricostruzione di un ente territoriale sostitutivo dell’Ezit»: sull’argomento Confindustria si è già rapportata con i sindacati e aspetta la convocazione promessa dal sindaco Cosolini.
Su Porto Vecchio il presidente degli industriali giuliani è convinto che il «riuso di quasi mezzo milione di metri quadrati darà certamente ricadute positive sull’economia fin dalle fasi di progettazione ed esecuzione delle opere necessarie alla riqualificazione».
Un alto livello di attenzione viene dedicato alla combinazione di portualità, infrastrutture, logistica. Tanto per cominciare, Razeto pensa che «lo spostamento del regime di “punto franco” potrà attirare nello scalo nuove aziende e far crescere ulteriormente quelle presenti». Per un migliore funzionamento del sistema logistico giudica necessario muoversi in un’ottica regionale e auspica «un’unica governance» per i tre porti di Trieste, Monfalcone,Porto Nogaro. Dal punto di vista dei collegamenti ferroviari chiede che vengano eliminate «le attuali strozzature sulle attuali linee lungo le direttrici del Corridoio Est-Ovest e Nord-Sud».
Reduce dall’interminabile maratona di venerdì scorso sul cluster marittimo, Razeto ribadisce la fede in moduli collaborativi che aiutino le piccole aziende e che agevolino l’incontro tra «vocazione manifatturiera del territorio e presenza di un sistema scientifico particolarmente sviluppato». Le aree di specializzazione che il presidente ha in mente sono essenzialmente 5 (numero mistico, altro pentalatero!): agroalimentare, metalmeccanica e sistema-casa, tecnologie marittime, medicina & biotecnologie, turismo. Due filiere, mare e biotecnologie, hanno già attrezzato contenitori con un certo grado di operatività. Cosa intende fare allora l’associazione triestino-isontina? Stimolare l’aggregazione delle imprese e riorganizzare lungo queste direttrici gli stessi servizi confindustriali.
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