Datteri di mare i divieti non bastano

SPALATO. Estate, tempo di datteri di mare. Proibitissimi lungo le coste istro–quarnerino–dalmate, ma presenti in (determinati) ristoranti e trattorie della Croazia. Nel Paese sono severamente...

SPALATO. Estate, tempo di datteri di mare. Proibitissimi lungo le coste istro–quarnerino–dalmate, ma presenti in (determinati) ristoranti e trattorie della Croazia. Nel Paese sono severamente proibiti dal 1996 estrazione, commercializzazione e consumo di questo eccelso bivalve, ma in tanti – ristoratori compresi – si fanno un baffo delle leggi in materia, rischiando oltre ogni limite pur di vendere o mangiare questo mollusco. La polizia croata fa quel che può, le denunce fioccano puntualmente ogni anno, ma il settore dei “datoli” è sempre vivo e pare proprio destinato a non esaurirsi mai.

Per quanto attiene la questura di Spalato, nell’ultimo triennio le forze dell’ordine sono riuscite a cogliere in flagrante nove persone sequestrando poco meno di 28 chili di datteri, quantitativo tutto sommato assai modesto se rapportato all’attività che, sostengono gli esperti, vede estrarre in Dalmazia ogni anno tonnellate di questo prelibato frutto di mare. Stando a voci ufficiose, ma certo bene informate, i ristoratori dalmati pagano in media 400 kune (53 euro) per un chilo di “datoli”, vendendoli sottobanco a prezzi sicuramente altissimi e che variano da locale a locale. Parliamo naturalmente degli esercizi – si crede non pochi – dove si può gustare “in nero” questo mollusco, ordinandolo al proprietario o al cameriere con segni o frasi convenzionati.

Chi viene pizzicato da poliziotti e ispettori rischia di grosso, e non solo pene pecuniarie. In caso di violazione dei provvedimenti in materia si può anche finire in carcere, da un minimo di sei mesi a un massimo di cinque anni. A ciò si aggiunge anche il sequestro degli attrezzi utilizzati per la pesca di frodo. Oltre alle acque dalmate (Spalato e Sebenico), i “datoleri” sono costantemente in azione in Istria, specie lungo le sue coste occidentali, dove si crede siano attivi un centinaio di raccoglitori professionisti. Da ricordare che il dattero è proibito in Italia, Slovenia, Albania, Grecia, Montenegro e Francia, mentre la sua pesca è legale solo ancora in Bosnia ed Erzegovina. Ci riferiamo al breve tratto di costa di Neum, che spacca in due la Dalmazia e dove le autorità permettono pesca, commercio e consumo del bivalve. (a.m.)

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