Davanti allo sportello 400 persone in fila per piccoli lavori

Code più lunghe del solito al Centro per l’impiego, ci sono tre liste per impieghi di pubblica utilità. Le storie di chi spera
Di Pierpaolo Pitich
Foto Bruni 22.01.14 Sportello del lavoro,via capitolina
Foto Bruni 22.01.14 Sportello del lavoro,via capitolina

Tutti in fila, ordinatamente, in attesa che si aprano le porte della speranza. È la scena che si materializza puntuale in questi giorni nella sede del Centro per l'impiego della Provincia. Giovani e persone mature, uomini e donne, italiani e stranieri. Non fa differenza. L'obiettivo per tutti è uno solo: riuscire a trovare un'occupazione, di qualsiasi tipo, anche temporanea.

L'assalto allo sportello provinciale del lavoro, che da parecchio tempo è una costante nella sede di Scala dei Cappuccini, da qualche giorno è ancora più marcato in termini di cifre. Sono circa 400 le persone che ogni mattina prendono il ticket e aspettano pazientemente il proprio turno: l'occasione, nella fattispecie, è data dall'istituzione di tre liste per lavori di pubblica utilità. Tra i requisiti necessari c'è lo stato di disoccupazione da almeno otto mesi: in tempi di crisi economica un’opportunità da non lasciarsi sfuggire.

Tante le storie che si possono raccogliere nell'affollata sala d'attesa: storie di disagio e precarietà, di rinunce e disillusioni. «La mia vita è cambiata un anno fa quando sono stato costretto a chiudere la ditta di servizi a causa della crisi e a lasciare a casa tre dipendenti - racconta Alex, 50 anni -. Fino a qualche tempo fa si poteva sperare almeno in qualche occupazione temporanea: adesso nemmeno quella. Ho anche pensato di lasciare tutto e trasferirmi all'estero, ma quando arrivi a una certa età è difficile trovare la forza per ricominciare».

Sentimenti che accompagnano anche i più giovani. «Vivo a Trieste da un anno ma non sono riuscito a trovare lo straccio di un lavoro - spiega Goran, ingegnere informatico trentenne nato a Belgrado, con tanto di master ottenuto a Londra -. Ho spedito centinaia di curricula, ma mi hanno risposto solo due aziende dicendomi che a causa della crisi non possono più assumere nessuno. Mia moglie è laureata in Economia ma è costretta a vivere facendo le pulizie: anch'io adesso sono disposto a fare di tutto pur di guadagnare qualcosa».

C'è anche chi ha visto la propria vita cambiare in un attimo. «Lavoravo in fabbrica fino a sei anni fa quando la mia azienda ha chiuso improvvisamente lasciando tutti i dipendenti in strada - afferma Lidia -. Mi manca poco per arrivare alla pensione, ma da quel giorno non ho più trovato un lavoro. Ho una figlia che studia e faccio fatica ad arrivare a fine mese: sono alla disperazione e non mi vergogno di dire che ho anche chiesto aiuto alla Caritas».

Anche chi ha ancora tutta la vita davanti guarda al futuro con una certa preoccupazione. «Mi sono diplomato al Volta e dopo avere iniziato l'Università ho deciso che era meglio cercare lavoro - racconta Lorenzo, 21 anni -. Ho capito subito però che sarà dura. Il mio futuro? Non certo roseo, soprattutto se deciderò di restare in Italia. Se in questo Paese le cose non cambiano velocemente, credo che rischiamo una vera e propria rivoluzione di massa».

Roberto ha 57 anni ma per lui la pensione è ancora un miraggio. «Ho fatto di tutto nella mia vita, ogni tipo di lavoro - spiega -. Ma negli ultimi tempi riuscire a lavorare per più di tre mesi all'anno è diventata una impresa impossibile: mi mancano ancora tredici anni di contributi e non so dove sbattere la testa. Una situazione incredibile che mi ha costretto dopo tanto tempo a tornare ad abitare con mia madre: riesco a sopravvivere solo grazie alla sua pensione».

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