Università di Trieste, la squadra di Vianelli: chi sono i 27 nuovi delegati

In discontinuità con il precedente mandato Di Lenarda, il nuovo team di governo è ampio e iper-specializzato: la rettrice ha voluto 8 prorettori vicari

Giulia Basso
La nuova rettrice Donata Vianelli (Bruni)
La nuova rettrice Donata Vianelli (Bruni)

Nella Sala Cammarata del Rettorato si è consumata una piccola rivoluzione organizzativa. Ventotto persone sedute attorno al tavolo della governance della nuova rettrice Donata Vianelli, contro le 21 della precedente gestione Di Lenarda. Ma il dato più significativo non è tanto numerico quanto strategico: dove Roberto Di Lenarda aveva scelto un solo prorettore vicario, Valter Sergo, Vianelli ne ha voluti 8.

Dall’efficienza alla rappresentanza Di Lenarda aveva privilegiato l’efficienza operativa con una struttura snella: un prorettore vicario e sedici delegati per altrettante aree specifiche. Vianelli ha invece scelto la strada della specializzazione estrema e della rappresentanza allargata, creando 8 prorettorati che affiancano la rettrice sui temi strategici più delicati.

La neorettrice Vianelli: «Studenti e ricerca al centro dell’ateneo di Trieste»
La neorettrice dell’Università di Trieste, Donata Vianelli (Bruni)

Il nuovo prorettore vicario Mauro Tretiach eredita da Sergo un ruolo che mantiene la sua centralità, ma ora condivide il peso della governance con 7 colleghi. Paolo Fornasiero per la Ricerca, Paolo Edomi per Didattica e diritto allo studio, Caterina Falbo per l’Impegno pubblico e sociale rappresentano le aree tradizionali dell’università. Ma le vere novità stanno negli altri 4 prorettorati.

Le scommesse del futuro Guido Bortoluzzi come prorettore per i Rapporti con le imprese e il territorio segna una svolta nell’approccio dell’ateneo verso il mondo produttivo. Non più un semplice delegato, ma un prorettore con pieni poteri per tessere relazioni strategiche con il tessuto economico regionale.

Stesso discorso per Roberta Nunin, chiamata a guidare il prorettorato per Personale, relazioni sindacali e pari opportunità: un segnale forte verso il benessere della comunità universitaria nel suo complesso.

Luca Bortolussi per la Trasformazione digitale rappresenta forse la scelta più visionaria. In un’epoca in cui il digitale pervade ogni aspetto della vita universitaria, Vianelli ha voluto un prorettore dedicato esclusivamente a questo tema.

Completano il quadro Adriano Venudo per l’Edilizia universitaria e Barbara Campisi per la Qualità. Una delle caratteristiche più evidenti della nuova governance è quello che potremmo definire lo “spacchettamento” delle deleghe.

Dove Di Lenarda aveva concentrato competenze affini in singole deleghe, Vianelli ha preferito dividere per specializzare. Il caso più emblematico riguarda la ricerca e i rapporti con enti e imprese: oltre a Bortoluzzi, che curerà i rapporti con le imprese e territorio, Francesco Longo seguirà i dottorati di ricerca ed Erik Vesselli curerà il Trasferimento tecnologico e i rapporti con gli enti di ricerca. Una divisione che riflette la complessità crescente del mondo della ricerca e la necessità di competenze sempre più specifiche.

Altra novità rilevante è la delega di Matteo Cornacchia alla Didattica innovativa, approccio sistematico alla modernizzazione dell’insegnamento. E Diego Abenante curerà le Politiche per i Poli territoriali, formalizzando l’importanza delle sedi decentrate.

Alcune figure mantengono ruoli simili all’era Di Lenarda: Francesca Larese per la sicurezza, Paolo Edomi per la Didattica e il diritto allo studio, Caterina Falbo per la Terza missione, Alberto Pallavicini per il progetto Transform4Europe. Stefano Ciampi aggiunge il Polo universitario penitenziario alla Semplificazione amministrativa.

La sfida è quella del coordinamento «La complessità dell’università è sempre più elevata, perciò per la mia squadra ho individuato persone specializzate nei singoli campi – spiega la rettrice –: ritengo sia indispensabile per poter realizzare la strategia che mi sono data come obiettivo. Una strategia molto legata alla comunità universitaria e con un investimento molto forte sulla ricerca».

Una filosofia che privilegia specializzazione e rappresentanza: la scommessa è che una maggiore articolazione delle competenze porti a risultati migliori, anche a costo di maggiore complessità organizzativa.

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