Delitto di Palmanova, la fiaccolata per ricordare Nadia

A Vidulis marcia serale contro la violenza sulle donne. Proseguono le indagini. Prima notte in cella per il fidanzato omicida
Vidulis 11 Agosto 2017 fiaccolata Copyright Petrussi Foto Press Turco Massimo
Vidulis 11 Agosto 2017 fiaccolata Copyright Petrussi Foto Press Turco Massimo

UDINE L’aveva notato una sua amica, in un giorno imprecisato del 2016: un ematoma su un polso di Nadia Orlando.

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E lei, la 21enne di Vidulis di Dignano uccisa la sera del 31 luglio scorso, aveva spiegato trattarsi dei segni della stretta esercitata dal fidanzato Francesco Mazzega il giorno prima, per impedirle di rincasare, dopo un loro incontro.

Per trattenerla a sè, insomma, e restare ancora un po’ insieme. Il particolare è emerso a una delle audizioni delle amiche della vittima tenute in questi giorni in Questura.

Un episodio probabilmente isolato e risalente nel tempo, ma che avvalora la tesi dei modi eccessivamente possessivi tenuti dal 36enne di Muzzana (e residente a Spilimbergo), con la ragazza.

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Della piega presa dalla loro relazione avevano cominciato a preoccuparsi gli stessi genitori di Nadia, persuasi che tutto quel tempo trascorso assieme non facesse bene alla coppia e, in particolare, alla figlia, assai più giovane di lui e bisognosa di continuare a frequentare anche le amiche.

Testimonianze relative ad altri segnali di violenza o di prepotenza, comunque, non sarebbero arrivate.

Ieri, intanto, Mazzega si è risvegliato in carcere, dopo nove giorni di ricovero in psichiatria. E a metà mattina, aderendo alla richiesta del pm Giorgio Milillo, ha partecipato al sopralluogo disposto sul greto del Tagliamento, a due passi dall’abitazione della famiglia Orlando dove l’indagato si è limitato a confermare di avere ucciso la fidanzata.

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All’accertamento hanno partecipato agenti della Mobile, con il dirigente Massimiliano Ortolan, il legale di Mazzega, avvocato Annaleda Galluzzo, con il collega Federico Carnelutti, che da ieri la affianca nella difesa, e il medico legale Carlo Moreschi.

«È un’attività d’indagine che andava fatta e che ci ha consentito di acquisire qualche altro tassello», ha detto il procuratore Antonio De Nicolo.

Critico il legale della famiglia di Nadia, avvocato Fabio Gasparini. «Mi aspettavo una condotta più collaborativa di Mazzega, specie dopo che l’autopsia ha smentito la ricostruzione dello strozzamento – ha detto –. E invece, continua a essere volutamente reticente e mendace, al solo fine – ha concluso – di alleggerire la propria posizione».

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Intanto inserata si è svolta la fiaccolata contro la violenza alle donne proprio a Vidulis. Un forte urlo “No alla violenza contro le donne” e poi un lungo cammino silenzioso. In prima fila due ragazzi con le scarpe rosse che tengono per mano due giovani donne, scalze.

E infine la scalinata del centro polifunzionale, punto d’arrivo della fiaccolata, dove alcuni bambini appoggiano una rosa e un girasole.

Sono le immagini simbolo della marcia per ricordare Nadia Orlando. Le sue iniziali N.O sono impresse sullo striscione che apre la fiaccolata. “N.O alla violenza, alla possessività, all’indifferenza e all’ossessione”. Quattro parole che suonano come un monito «a chi toglie la vita agli altri, al mondo intero – dicono le amiche di Nadia, Elisabetta e Arianna – per dire che non c’è più bisogno di questa barbarie».

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Nadia Orlando e Francesco Mazzega (Foto tratta dal Messaggero Veneto)

E accanto altre quattro parole che lanciano un messaggio di speranza alle coppie che vogliono intraprendere il cammino insieme. “Rispetto, libertà, dialogo, comunità”. Proprio quella comunità che Vidulis sa ricreare con l’ennesima risposta alla tragedia.

Più di 500 persone, ieri, hanno partecipato alla fiaccolata nel centro del paese. Punto di partenza quell’area di festeggiamenti «dove tutto è nato e tutto mai finirà», dicono le amiche di Nadia «perché qui ancora Nadia vive tra noi».

Ad aprire il corteo due ragazzi con le scarpe rosse «perché – spiegano – non si deve toccare nessuno, né uomo nè donna. Perché non vogliamo colpevolizzare gli uomini, ma vogliamo dire “no alla violenza” in generale».

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