Dell’Acqua: «A quell’età evento più unico che raro»

«Mamma mia». Lo psichiatra Peppe Dell’Acqua, uno degli eredi di Franco Basaglia, in 40 anni di attività ne ha viste di tutti i colori. Ma ora, di fronte al suicidio di una dodicenne il primo giorno...
Lasorte Trieste 20 06 05 - Dipartimento Salute Mentale - Giuseppe Dell'Acqua
Lasorte Trieste 20 06 05 - Dipartimento Salute Mentale - Giuseppe Dell'Acqua

«Mamma mia». Lo psichiatra Peppe Dell’Acqua, uno degli eredi di Franco Basaglia, in 40 anni di attività ne ha viste di tutti i colori. Ma ora, di fronte al suicidio di una dodicenne il primo giorno di scuola, fatica a trovare le parole. «Dodici anni? È una bambina» ripete l’ex direttore del Dipartimento di salute mentale di Trieste. «Un fatto più unico che raro. Ti lascia senza parole. Una cosa rarissima a quell’età». E una di quelle notizie difficile da dare. Una notizia, comunque. «Bisognerebbe dire il meno possibile - spiega Dell’Acqua -. E una responsabilità che compete a voi. La risonanza di una cosa del genere è pericolosa. Ci sono i genitori, i parenti, gli amici, gli insegnanti, i compagni di classe. Un rischio da non sottovalutare». Ma cosa può essere successo? «La prima cosa è evitare di generalizzare. Non serve a niente. Nel senso che fare qualsiasi valutazione è fuori luogo. L’adolescenza, da che mondo è mondo, è un periodo di grande rischio. E tipico dell’adolescenza fare dei pensieri sul fatto di non esserci più. Avere delle fantasie di scomparsa Oppure di mettere in scena il proprio funerale per vedere chi c’è». Quelle del suicidio sono fantasie che tutti abbiamo avuto. «Il passaggio all’atto è talmente raro che finisce per essere qualcosa di singolare. Non si può generalizzare», spiega lo psichiatra. E le statistiche? Ieri, strana coincidenza, era la Giornata mondiale della prevenzione del suicidio. «Tutte le statistiche - spiega Dell’Acqua - parlano sempre di un’età compresa tra i 14 e i 19 anni. Al di sotto di questa età ovviamente accade. Non è la prima volta al mondo che un bambino o una bambine di 12 anni commettano un suicidio. Però è davvero raro. A Trieste siamo stati colpiti qualche volta da suicidi di adolescenti liceali, quasi universitari. Parlo di 17 e 18 anni. E anche in questo caso sono molto rari per fortuna». E le cause? «E le cause? «Possono essere molteplici. Tutte legate a un’età difficile piena di pulsioni contrastanti: il rischio di mettersi alla prova, i primi fallimenti, magari scolastici, il corpo che comincia a trasformarsi e che ti fa stare molto male. Poi ci sono le situazioni di relazione con la famiglie e con gli altri che sono fonte di sofferenza oltre che di crescita».

Da qui però a dire che è in aumento il numero dei suicidi degli adolescenti «ce ne corre» conclude Dell’Acqua. «È un fatto raro. Assolutamente straordinario. Per fortuna. Per questo è sconcertante e ti lascia senza parole», conferma lo psicologo Oscar Dionis che si occupa di adolescenti per conto dell’Azienda sanitaria. «Il nostro compito ora è stare al fianco della famiglie e della scuola. Assieme agli insegnanti bisogna valutare il modo con cui affrontare questa cosa con i compagni di classe. E’ uno choc terrificante per tutti». Importante, fa capire Dionis, è «mantenere quel giusto riserbo per evitare di fare da cassa di risonanza per azioni simili. Il rischio di emulazione c’è sempre». Non si capacita lo psicologo per quello che è successo: «Com’è possibile a 12 anni non riuscire a trovare dei canali di espressione del proprio disagio se non attraverso un fatto così eclatante. Ci dobbiamo interrogare un po’ tutti. Dove stiamo andando?». E le domande si rincorrono. «Perché questo vissuto di fallimento a quell’età quando una persona appena incomincia a vivere?». Una domanda che per ora resta lì. Aperta, Senza risposta.(fa.do.)

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