Le sirene, il silenzio e poi il boato: demolita una delle ultime ciminiere di Trieste
Fatta brillare la torre dell’ex Italcementi di via Caboto. Poco dopo le 11 il silenzio è stato squarciato da un forte boato, al quale è seguito l’applauso delle decine di curiosi presenti
Tre sirene di avviso, il silenzio interrotto solo dal garrito dei gabbiani e poi il boato, fortissimo. Sessant’anni di storia industriale e 70 metri di manufatto sono crollati in dieci secondi. Domenica mattina è stata fatta brillare la ciminiera dell’ex cementeria Italcementi, uno degli ultimi grandi camini rimasti in città, simbolo di un passato industriale che ora cederà il passo a nuove attività.
Alle 11 e un minuto il camino bianco e rosso di via Caboto si è schiantato al suolo, abbattuto dalle micro cariche di esplosivo. Un crollo calcolato nei minimi particolari dalla ditta esecutrice, che aveva predisposto un cuscinetto di materiale inerte alto 3 metri e lungo 100 su cui la torre si è sbriciolata, sollevando una nuvola di polvere. Il tutto sotto la stretta sorveglianza dei Vigili del fuoco.
Ad assistere allo “spettacolo”, accanto ai tecnici e all’imprenditore veneziano Giovanni Rocelli (proprietario dell’area insieme al triestino Roberto Tassi), c’era anche il sindaco Roberto Dipiazza. Dall’altra parte della recinzione, un discreto pubblico di residenti curiosi, muniti di smartphone per filmare il momento e poi postarlo sui social. Qualcuno di loro ha portato anche i bambini a vedere la torre cadere al tappeto.
Del resto non capita tutti i giorni di assistere a un intervento così scenografico, che in pochi secondi ha cambiato per sempre lo skyline della zona industriale. Dopo il boato è scrosciato l’applauso, poi l’area è ripiombata nel torpore della domenica mattina. La piccola folla di curiosi si è dispersa e la Grande viabilità, chiusa temporaneamente durante il crollo, è stata riaperta al traffico dalle forze dell’ordine e dalla Polizia locale.
Della vecchia cementeria – entrata in funzione nel 1954 e dismessa nel 2014 – sopravvivono soltanto gli ultimi silos, che verranno demoliti nei prossimi tre mesi. E la palazzina degli ex uffici e della foresteria, che sarà invece risparmiata dalle ruspe. Tutto il resto è in macerie.
«Abbiamo diciassette ettari al centro della città che questo imprenditore sta liberando – ha dichiarato Dipiazza – ed è qualcosa di straordinario per dare dimora a nuove attività che già stanno nascendo. Quest’area diventerà un polo importante, in termini di posti di lavoro e di volano per l’economia della nostra città».
Adesso che la demolizione dell’ex Italcementi è quasi ultimata, si può ragionare concretamente sul futuro di questi 175 mila metri quadri. «Una parte di sogno si è già avverata – ha spiegato Rocelli, indicando la foce del Canale navigabile dove sta per essere completato il maxi polo di stoccaggio destinato alla logistica del freddo –. Mi riferisco alla riqualificazione appieno dell’area a mare da oltre 50 mila metri quadri dove sorge il nuovo magazzino a temperatura controllata, un manufatto che non trova eguali in città. La prima operazione è andata a buon fine, ora ci auguriamo che per questi ulteriori diciassette ettari ci sia una destinazione altrettanto soddisfacente».
L’intenzione è quella di farne un’area a supporto alle attività già presenti nelle zone attigue. Il destino dell’ex Italcementi balla tra due ipotesi e prevede la riattivazione della linea ferroviaria dismessa. Da una parte la possibilità di essere a servizio della logistica tradizionale, ovvero del porto e del nuovo polo del freddo in via di completamento. Dall’altra, la possibilità di fornire supporto al polo dell’energia che comprende il termovalorizzatore e il futuro impianto elettrolizzatore per la produzione di idrogeno. Le interlocuzioni dei prossimi mesi con i diversi attori dell’area saranno decisive nella scelta. —
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