Derby delle piscine: si chiude a Ronchi, sarà ristrutturata quella di Monfalcone

Doveva essere il grimaldello per dichiarare l’indipendenza di Ronchi dei Legionari da Monfalcone. Non solo sulla carta, dopo il decretato niet al referendum sulla fusione dei comuni, ma anche nella pratica. La cittadina dell’aeroporto si faceva la sua piscina in zona artigianale e spezzava così il “monopolio” sulle corsie di nuoto all’ombra della Rocca. Tre anni dopo, invece, l’insegna privata si è spenta. Del 23 aprile scorso la comunicazione ufficiale al Comune della «cessazione dell’attività sportiva» da parte della società Artic immobiliare, proprietaria dell’edificio. E di recente sulla piscina ronchese è comparso pure il cartello “Vendesi”.
Eppure all’epoca perfino l’ex sindaco Roberto Fontanot aveva sposato il progetto e “battezzato” quell’iniziativa privata con l’annuncio di un conferimento del patrocinio comunale, abbinato all’intenzione di inviare «una serie di lettere a Regione, Fondazione e banche per sollecitare il sostegno al progetto con un contributo». Era l’estate 2016. Il 17 agosto, un mercoledì, l’inaugurazione del nuovo polo gestito, per l’attività in acqua, dall’associazione H2O nuoto Ronchi: un gruppo di persone che, secondo quanto riferito a quei tempi, prima curava i servizi di Acquamica a Monfalcone, il centro benessere realizzato da General service, fallita a fine 2015, di fianco alla piscina comunale.
Sulle cause dell’epilogo, in un momento in cui peraltro, nella città del cantiere, invece si progetta il radicale restyling del polo natatorio di via Capitello del Cristo (è stato aggiudicato il progetto e affidata la gestione ad Arca), si attendono dalla scorsa settimana risposte ufficiali dal Comune di Ronchi. Ieri il cellulare del sindaco Livio Vecchiet ha squillato a vuoto. L’assessore allo Sport, Marta Bonessi, esprime invece il «dispiacere della giunta», che «si ha ogniqualvolta un’attività che forniva servizi alla cittadinanza (ma anche ai residenti di altri comuni, ndr) chiude». Quanto a Fontanot «tante persone ci chiedevano una piscina comunale, cosa che non potevamo realizzare per i costi pazzeschi di gestione, non sostenibili dall’ente». Era, quindi, quella privata «una buona idea». «Per questo – conclude – ero stato entusiasta, ma poi, finito il mandato da sindaco, non ho seguito più la vicenda, passata a Vecchiet». L’opposizione, con il dem Enrico Masarà, intanto preannuncia interrogazioni, dopo che già nel dicembre 2016, in aula, aveva chiesto delucidazioni alla maggioranza. Nel frattempo, a chiarire in parte il quadro incerto, un’ordinanza dirigenziale pubblicata all’albo pretorio del Comune di Ronchi lo scorso 14 agosto. Il documento decreta la proroga dei termini ordinatori per «la demolizione con ripristino dello stato dei luoghi della piscina di via Tambarin 16». Dall’ordinanza firmata da Claudia Altran, geometra e responsabile dell’Ufficio di Edilizia privata, emerge che il 4 giugno del 2018 vi fu un sopralluogo congiunto tra personale comunale e Polizia municipale nell’edificio della zona artigianale ronchese «allo scopo di accertare la presenza di una struttura di tipo sportivo aperta al pubblico», a seguito del quale si appurò che «tale struttura sportiva venne realizzata in assenza di titolo edilizio abilitativo». Quindi, «per le parti abusivamente realizzate», venne «emessa specifica ordinanza dirigenziale di demolizione». Passano i mesi e il 25 marzo scorso l’ente decideva di ingiungere la rimozione «delle opere abusivamente realizzate all’interno dell’edificio di tipo artigianale» e di «ripristinare i luoghi secondo quanto precedentemente autorizzato». Ciò nel termine di 90 giorni dalla notifica dell’atto, vale a dire entro il 5 agosto. Ma il 6 maggio, sempre secondo quanto riportato all’Albo pretorio, la Artic immobiliare comunicava «la cessazione dell’attività sportiva» a decorrere dal 23 aprile. Sviluppi più recenti: il 29 luglio due soci accomandatari della sas richiedono una proroga sui tempi per la demolizione. Con l’ordinanza dirigenziale la si autorizza (ulteriori 90 giorni: nuova decorrenza 5 novembre), assunta anche l’informazione che «la società proprietaria dell’immobile ha già iniziato lo smantellamento di parte del controsoffitto». –
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