Il Consiglio comunale di Gorizia si mobilita: «Giù le mani dalla Cardiologia»

Mercoledì seduta straordinaria convocata con carattere d’urgenza: al centro una mozione bipartisan sottoscritta da tutti i capigruppo di maggioranza e opposizione

Marco Bisiach
Un momento del recente Consiglio con l’audizione di Riccardi e Poggiana. Foto Pierluigi Bumbaca
Un momento del recente Consiglio con l’audizione di Riccardi e Poggiana. Foto Pierluigi Bumbaca

Una seduta straordinaria del Consiglio comunale, come fuori dall’ordinario per importanza sarà l’argomento trattato. È quella convocata con carattere d’urgenza mercoledì pomeriggio alle 16.45 per affrontare il tema del futuro del reparto di Cardiologia dell’ospedale San Giovanni di Dio e più in generale quello del futuro della sanità pubblica in riva all’Isonzo.

Si partirà con le comunicazioni del sindaco Rodolfo Ziberna, ma all’ordine del giorno ci sarà poi solo la discussione della mozione trasversale in difesa di Cardiologia sottoscritta da tutti i capigruppo di maggioranza e opposizione e nata da un confronto tra gli stessi e il Comitato salute pubblica svoltosi il 7 gennaio.

Un incontro che aveva al centro la preoccupazione per la scelta di concentrare le degenze cardiologiche (comprese quelle dell’Unità di terapia intensiva cardiologica) nella sede ospedaliera di Monfalcone sancita dall’allegato ad una delibera regionale dello scorso 6 dicembre.

E se anche negli ultimi giorni sono arrivate dall’assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi e dalla stessa Asugi rassicurazioni sulla permanenza di Cardiologia a Gorizia, la città e la sua politica non si fidano e rivendicano atti formali.

In particolare - come si legge nella mozione bipartisan - i rappresentanti dei cittadini eletti in Consiglio chiedono di sospendere l’applicazione della decisione di concentrare le degenze cardiologiche nella sola sede di Monfalcone del presidio ospedaliero di Gorizia – Monfalcone, e di «riconsiderare la decisione stessa alla luce delle considerazioni esposte in premessa».

Quali considerazioni? Il documento dei capigruppo cita gli investimenti sostenuti nella sede goriziana di Cardiologia e dell’Utic. Su tutti i 366 mila euro spesi nel 2022 per l’adeguamento impiantistico dell’Unità di terapia intensiva cardiologica, e altri 30 mila euro spesi per la rivisitazione dei suoi spazi.

Ancora, «il numero di ricoveri nella sede di Cardiologia di Gorizia è in crescita (590 nel 2024 rispetto ai 420 del 2022), e sono in crescita anche gli impianti di pacemaker e defibrillatori (da 238 nel 2022 a 328 nel 2024)», si legge ancora nella mozione. E soprattutto: «Per la complessità degli interventi che si eseguono nelle strutture complesse chirurgiche (Urologia, Chirurgia, Ortopedia) la presenza di Cardiologia risulta opportuna e necessaria per la sicurezza dei pazienti e la giusta e necessaria garanzia dei professionisti. La sua assenza comprometterebbe anche l’operatività di questi reparti».

«La trasversalità del sostegno al documento dimostra come questa questione sia sentita, forse ancor più di altre in passato come la chiusura del Punto nascita», osserva la consigliera comunale d’opposizione Rosy Tucci (Gorizia è tua), mentre l’assessore al Welfare Silvana Romano spiega: «Sappiamo che la Regione ha fatto e sta facendo tanto per la città investendo anche nella sanità, ma Gorizia ha già dato e vogliamo fortemente difendere Cardiologia – dice -. La città è compatta, maggioranza e opposizione sono unite, perché in ballo c’è più in generale il futuro della sanità goriziana».

Da parte sua il nuovo presidente provinciale dell’Ordine dei Medici Albino Visintin allarga la riflessione prendendo spunto dall’articolo 6 del Codice di deontologia medica. «Dice che il medico persegue l’uso ottimale delle risorse pubbliche e private, salvaguardando l’efficacia, la sicurezza e l’umanizzazione dei servizi sanitari, e contrastando ogni forma di discriminazione dell’accesso alle cure – spiega -. Vanno salvaguardate professionalità e crescita professionale, a prescindere dai dibattiti sulle sedi e le scelte della politica, è partendo da questo presupposto che vigileremo sull’evolversi della situazione, perché ogni eventuale cambiamento non violi questi principi». —

 

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