Dipiazza: Granbassi apprezzato anche da Benco

Folta presenza di An all’intitolazione della scalinata. Venier (Pdci): offeso chi combattè il fascismo
di Gabriella Ziani
Di qua la gioia, composta ma evidente («ce l’abbiamo fatta»), per l’omaggio a «un talento del giornalismo, a un vero innovatore nella comunicazione che, avendo terminato la vita a soli 32 anni, quale coinvolgimento ideologico poteva avere se non ebbe il tempo di riflettere» come ha detto il sindaco Roberto Dipiazza ieri all’inaugurazione della targa che dà il nome Mario Granbassi alla scalinata su piazzale Rosmini già intitolata a Giuseppe Revere.


Dall’altra parte, quella di chi finora ha contestato il pubblico e istituzionale omaggio al fascismo combattentista di Granbassi, commenti scuri, pur senza prender voce alcuna in piazza: «Un’offesa a tutti coloro che hanno combattuto dalla parte giusta contro il fascismo e il franchismo» ha dettato Jacopo Venier della segreteria nazionale del Pdci. «È stata perpetrata una vera violenza nei confronti di Trieste, città medaglia d’oro della Resistenza e sede della ben triste Risiera di San Sabba» ha commentato Claudio Cossu, l’animatore della protesta, annunciando «come modello ed esempio da seguire Luciano Viezzoli, muggesano e aviatore caduto in Spagna nella lotta contro il fascismo».


«Fu più noto come propagandista fascista (anche presso i bambini) ed eroico volontario in una guerra di regime che come giornalista o per altre virtù - recitava un manifestino del geologo e scrittore Livio Sirovich -, oggi gli esempi di civismo vanno scelti alla luce dei valori che la Costituzione oggi tutela e promuove».


Ma in piazzale Rosmini, sotto un gran sole, c’era mezzo Comune e la costola di An è arrivata tutta intera, fra rappresentanze delle associazioni degli esuli e di arma (l’aeronautica con l’ex sindaco Giulio Staffieri): Lippi, Bandelli, Brandi, Lobianco, Giacomelli, Pellarini, Sulli, Rosolen. Per il lato Fi del Pdl ecco Piero Camber, Greco, Del Punta. Accanto a loro Gianfranco Gambassini. Scarso il pubblico qualunque. Delicato, commosso, pieno di familiare dignità il figlio di Granbassi, Gianfranco, presente con i propri stessi figli Francesco e Manlio (assente l’olimpionica Margherita che sta gareggiando in Oriente).


«Ho spesso immaginato - ha detto turbato Gianfranco Granbassi ricevendo il microfono dal sindaco e rammentando dentro di sé di aver avuto solo pochi mesi quando il padre morì in Spagna - mio papà in varie epoche della vita, oggi è il suo compleanno e farebbe 102 anni, ma non ci sono mai riuscito, per noi è rimasto giovane e gioioso. Mia mamma - ha aggiunto - nel giorno di questo compleanno riceveva sempre un mazzo di fiori, se ne incaricò mio zio quando restò vedova, oggi questa cerimonia per me rappresenta quel mazzo di rose».


«Mario Granbassi giornalista, 1907-1939» recita la targa, e Dipiazza ha insistentemente parlato del suo talento, del «Mastro Remo» radiofonico «simbolo di una presenza mediatica di grande successo». Il sindaco ha ricordato l’apprezzamento professionale di Silvio Benco, «che certo non può essere considerato connivente col regime», e ha invitato a «stare vicini a una vita breve, vicini ai sentimenti, distinguendo la persona da un contesto storico cui un’intera nazione - ha aggiunto - è appartenuta». A parte gli alpini lo hannno rimproverato di non «aver citato la medaglia d’oro». Dipiazza ha sussurrato: «Cosa volete, avete visto cos’è successo con piazza Giani a Muggia...». Giani, si scoprì alla vigilia di una intitolazione di piazza, era stato un teorico delle leggi razziali.


Nessuna contestazione in piazzale Rosmini, i dissidenti si sono tenuti molto appartati. Un cartello diceva: «A quando una targa per Hitler pittore?», ma l’assessore Bandelli, ancora scottato dalle furie del sindaco contro il «suo» Giro d’Italia, era piuttosto concentrato sul paterno sorriso di Dipiazza: «Sei sempre il migliore, quante ansie, va’». «Dillo di nuovo...».
Argomenti:mario granbassi

Riproduzione riservata © Il Piccolo