Disabili sotto sfratto, muore un ospite

di Maddalena Rebecca
Da ieri la “famiglia” di Casa Milcovich, la struttura d’accoglienza per disabili gravi e gravissimi di Opicina sul punto di essere venduta dalla Uildm, conta un ospite in meno. Claudio Bidoli, 54 anni, uno degli assistiti “storici” della comunità e uno dei più determinati nella battaglia contro l’allontanamento dal centro di via di Basovizza, non fa più parte del gruppo. Il suo cuore ha smesso di battere attorno alle 9, nel bagno in cui gli operatori l’avevano accompagnato per lavarlo e vestirlo. Una morte, la sua, che aggiunge dolore a una vicenda già di per sé difficilissima e certo non contribuisce ad allentare la tensione cui sono sottoposte in questa fase i fragili utenti della comunità. Una morte che arriva tra l’altro a breve distanza dall’ultimo tentativo compiuto dal Comune per tentare di spiegare la situazione agli ospiti e rendere meno inaccettabile ai loro occhi la prospettiva del trasferimento nella struttura alternativa individuata dall’amministrazione comunale: “La Fonte” di Campo Sacro, a Prosecco.
Ventiquattr’ore prima del decesso di Claudio Bidoli - mente lucida in un fisico provato dalla tetraparesi spastica, in grado di comunicare solo scrivendo al computer con i piedi -, gli ospiti della comunità di via di Basovizza avevano infatti ricevuto la visita di una dirigente dell’Area servizi sociali, incaricata di portare avanti quello che è stato definito «un necessario percorso di accompagnamento e convincimento delle persone assistite». Chi conosce bene la struttura, però, teme che tale percorso possa essersi tradotto in una serie di pressioni eccessive e difficili da reggere per i vulnerabili componenti della comunità. Un sospetto allontanato subito dall’assessore al Welfare Laura Famulari che, proprio per chiarire gli aspetti della dolorosa vicenda e respingere possibili collegamento tra il decesso e le incertezze sul futuro del centro, ha scelto di convocare una conferenza stampa urgente.
«La morte del signor Bidoli è una tragedia che ha colpito profondamente tutti noi - ha chiarito Famulari, accorsa a Casa Milcovich subito dopo aver ricevuto la notizia del decesso, comunicata poi personalmente agli altri ospiti -. Ipotizzare però che la sua scomparsa sia riconducibile a qualche tipo di responsabilità del personale comunale è inaccettabile. La dirigente che ha parlato con gli ospiti ha molta esperienza e grandi doti di mediazione. Escludo che possano essere state esercitate pressioni fuori luogo. Un infarto è un infarto, purtroppo, e Bidoli era sotto farmaci perché già malato da tempo».
Parole che, tuttavia, sembrano non cancellare tutti i sospetti. «Chiederò subito un’indagine interna al Comune - va giù duro Marino Sossi, consigliere comunale di Sel -. La Commissione trasparenza deve intervenire per capire cosa sia accaduto realmente. Situazioni delicate come queste non possono essere gestite con improvvisazione. E, soprattutto, non le si può risolvere dando lo sfratto dalla sera alla mattina a persone tanto fragili».
«Liquidare la vicenda di Casa Milcovich in 15 giorni non è dignitoso né per gli ospiti né per i lavoratori - rincara la dose Rossana Giacaz, segretario provinciale della Cgil Funzione pubblica -. Come sindacato noi saremo intransigenti: faremo le barricate per difendere la struttura. E le faremo fisicamente: dormiremo cioè al fianco di disabili e operatori che hanno il diritto di lottare per difendere la loro casa e il loro lavoro».
Le possibilità di scongiurare la chiusura della struttura di proprietà dell’Unione italiana distrofia musicale tuttavia sembrano ridotte al minimo. «Il Comune, che in questa vicenda è parte lesa avendo sempre coperto regolarmente le rette degli ospiti, ha cercato in ogni modo di tamponare l’emergenza e scongiurare il trasferimento degli ospiti - ha chiarito Famulari -. Le risposte ottenute dalla Uildm però non hanno lasciato margini. Nemmeno un eventuale rinnovo della convenzione con la struttura da parte del Comune cambierebbe le cose. Il presidente provinciale Uildm Cesare De Simone mi ha infatti comunicato “la volontà irremovibile di vendere la struttura, libera da persone e operatori”. Una volontà espressa da un attore privato, peraltro alle prese con una pesantissima situazione debitoria in piedi da anni, di fronte alla quale l’amministrazione municipale nulla può fare».
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