Disoccupati all’8,7%, Gorizia maglia nera

È il dato peggiore fra le quattro province. La Regione inserisce l’Isontino fra le “aree di crisi diffusa del Fvg”
Di Francesco Fain

Fa parte di quella tipologia di primati, o record che dir si voglia, di cui non si va decisamente orgogliosi. Anzi. L’Isontino, con l’8,7% di tasso di disoccupazione raggiunto nel primo trimestre 2015, è tristemente in vetta fra le province regionali: Pordenone e Udine non superano il 7,9% mentre Trieste può quasi sorridere con il suo 6,8 per cento. «Purtroppo - spiega l’assessore provinciale al Lavoro, Ilaria Cecot - siamo in prima posizione anche riguardo al tasso di disoccupazione femminile (11,2 per cento) con un significativo aumento nell’ultimo anno. Il peggioramento sembra riguardare soprattutto le persone con 35 anni e più».

In soli quattro anni, la situazione occupazionale è letteralmente precipitata dalle nostre parti: il fenomeno riguarda soprattutto i giovani, fra i quali non soltanto si incrementa la disoccupazione, ma cala anche il numero di quelli che cercano un impiego. In questo quadro non certamente positivo, a stare peggio sono, ancora una volta, le donne.

Isontino area

di crisi diffusa

Di questa situazione sembra che la Giunta regionale abbia preso coscienza. E ha individuato l’Isontino come “area di crisi diffusa”, con una delibera approvata nei giorni scorsi. A renderlo noto sono, pressoché in contemporanea, la stessa Cecot e il segretario provinciale del Partito Democratico, Marco Rossi. Entrambi, nelle scorse settimane, avevano invocato un intervento a sostegno dell’economia della provincia di Gorizia, colpita dalla crisi di diverse medie aziende e da una disoccupazione giunta, appunto, all’8,7%, il dato più alto del territorio regionale, come illustrato al sottosegretario Teresa Bellanova in visita a Monfalcone e Trieste la scorsa settimana.

«Da parte della Regione è stata una risposta importante e che giunge nel momento giusto per risollevare occupazione e investimenti nell’Isontino», afferma Rossi. Che aggiunge: «La decisione della giunta consente a istituzioni e categorie di avviare il lavoro su un “Piano anticrisi” che può favorire l’arrivo di nuove imprese, creare nuovi posti di lavoro, far crescere quelle esistenti».

Le risorse per il Piano deriveranno da fondi comunitari mentre per quanto riguarda gli strumenti concreti che possono essere applicati nelle aree di crisi diffusa, la delibera fa riferimento all’articolo 27 della legge regionale 3/2015 (Rilancimpresa), che comprende interventi come il sostegno alla creazione di nuove imprese, anche in forma cooperativa, da parte dei lavoratori, la promozione degli investimenti, le fusioni e i contratti di rete fra imprese.

«Si tratta indubbiamente di un buon risultato che va nella direzione dei nostri auspici», fa eco l’assessore Cecot.

Timidi segni

di risveglio

Ma ecco altri dati relativi ai primi due mesi del 2015. Necessaria una premessa: dal 2014, gli ingressi in lista di mobilità sono unicamente a valere sulla legge 223/91. Nel primo trimestre 2015, le mobilità accettate ed in corso di approvazione sono risultate pari a 61, con una diminuzione di circa due terzi sul valore del 2014. Si tratta di una flessione meno intensa di quella registrata a livello regionale (-74%) e quindi tale da riportare l’incidenza della provincia di Gorizia al 14 per cento. La disaggregazione per Centro per l’impiego evidenzia una contrazione meno marcata per Monfalcone (da 83 a 37 ingressi). La forte crescita dei licenziamenti collettivi registrata a dicembre 2014 è la conseguenza del cambiamento previsto dalla legge 92/2012 delle regole per la durata dell’indennità di mobilità, in base al quale, per il 1° gennaio 2015 la durata dell’indennità di mobilità per i lavoratori over 50 è scesa da 36 a 24 mesi; per i lavoratori tra i 40 e i 49 anni da 24 a 18 mesi; immutata per gli under 40 (sempre 12 mesi). Gli ingressi per gli over 50 nel quarto trimestre 2014, infatti, si sono quintuplicati. L’anticipazione della messa in mobilità prima dell’entrata in vigore delle nuove disposizioni, spiega anche la flessione registrata nel primo bimestre 2015.

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