Dissequestrata la farmacia di Vermegliano

Il legale Cattarini: «Non c’è un episodio specifico di violazione del reato». Il procuratore Lia: «Valuteremo se impugnare»
Bonaventura Monfalcone-21.07.2017 Farmacia alla stazione senza sigilli-Ronchi dei Legionari-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-21.07.2017 Farmacia alla stazione senza sigilli-Ronchi dei Legionari-foto di Katia Bonaventura

RONCHI Rimossi dalla farmacia di Vermegliano “Alla Stazione”, in viale Garibaldi a Ronchi dei Legionari, i sigilli apposti il 1° luglio dai carabinieri. Lo ha deciso giovedì il Tribunale del riesame di Gorizia, composto dal presidente Giovanni Sansone e dai giudici Marcello Coppari e Gianfranco Rozze, accogliendo la richiesta di dissequestro avanzata dai difensori del titolare della nota attività, il dottor Fabio Canali, 60 anni originario di Belluno e residente nella cittadina.

 

Vermegliano, farmacia Alla Stazione sotto sequestro
Bonaventura Monfalcone-02.07.2017 Locale sotto sequestro-Farmacia-Vermegliano-Ronchi dei Legionari-foto di Katia Bonaventura



Il provvedimento è stato eseguito ieri sera dai carabinieri. Titolari dell’indagine i Nas, Nucleo antisofisticazione del comando di Udine, guidato dal capitano Fabio Gentinili. ’esercizio riaprirà oggi, dopo tre settimane di saracinesca calata, con orario normale. Lo ha reso noto sempre ieri, in tarda mattinata, l’avvocato Riccardo Cattarini: «L’attività potrà riprendere regolarmente il suo lavoro». Assieme ai colleghi veneti Vittorio Fedato e Marianna de Giudice, assiste nella vicenda giudiziaria Canali, cui il giorno del sequestro preventivo, un sabato, erano state contestate diverse ipotesi di reato, tra cui la vendita di medicinali senza la ricetta obbligatoria, nonché la somministrazione di farmaci da parte di personale non abilitato. Proprio la presunzione che possa aver favorito l’esercizio abusivo della professione (articolo 348 del Codice penale) ha fatto entrare nell’inchiesta altre due persone, attualmente indagate: viene loro contesta tale fattispecie perché presenti “Alla Stazione” in qualità di commessi e non di farmacisti. Compito dei due dipendenti, dal punto di vista dei militari, sarebbe stato quello di mettere a posto e catalogare i medicinali non l’esercizio della professione.

Il dissequestro di giovedì è dunque l’esito di un complessa udienza, con lunga discussione, al termine della quale le argomentazioni degli avvocati Fedato e Cattarini, sono state accolte. Nelle motivazioni del provvedimento il Tribunale farebbe riferimento anche alla scarsa utilità del sequestro rispetto alle eventuali violazioni già commesse e sulle quali si dovrà ancora decidere. A dare impulso all’inchiesta tutt’ora aperta e in fase di indagini preliminari, sempre come si apprende dal legale Cattarini, «le dichiarazioni di due persone all’epoca impiegate nell’esercizio». L’esposto reso all’Ordine dei farmacisti è finito all’attenzione dell’autorità, dando vita a un’articolata indagine partita ormai quasi un anno fa, il 31 agosto 2016, giorno in cui si svolse a Ronchi una prima ispezione igienico sanitaria da parte dei Nas, le cui risultanze, in questa delicata fase preliminare, vengono tenute ancora segrete. Del successivo 2 dicembre, invece, la perquisizione del locale, con sequestro di farmaci. Trapela vi siano ancora numerosi elementi da acquisire. «Per quanto riguarda le circostanze dello scorso inverno - arringa l’avvocato monfalconese - si trattava in realtà di medicinali non reperiti nella cella frigorifera perché si riteneva di venderli in giornata». Quindi l’epilogo dello scorso 1° luglio, con lo spegnimento dell’insegna.

Così commenta Cattarini quello che ritiene essere un primo punto a favore di Canali: «I Carabinieri della Tutela della Salute hanno svolto delle indagini assolutamente incomplete e non hanno trovato un solo episodio specifico di violazione dei reati che hanno ipotizzato: strano, perché sono un reparto altamente specializzato e che in altre occasioni ho avuto modo di apprezzare assai». «Non posso che definire quanto meno affrettata - aggiunge - la richiesta di sequestro inviata alla Procura non posso. Bisogna sempre stare molto attenti quando si chiede un simile provvedimento per un’attività economica: si creano danni irreparabili a chi ne viene colpito e si lasciano a casa dei lavoratori». «Un Tribunale attento ci ha ascoltato - conclude Cattarini - e tutte queste cose le ha capite. Ora la farmacia potrà lavorare come sempre e nell’eventuale processo nessuno potrà dimostrare che qualcosa di male sia stato fatto ai cittadini».

Fin qui la “difesa”, fermo restando che bisogna attendere la notifica della conclusione delle indagini per capire quale piega prenderà la ricerca. Dal procuratore generale Massimo Lia, ieri pomeriggio, si apprende che l’inchiesta affidata al pm Paolo Ancora è aperta e gli accertamenti proseguono. «Attendiamo il deposito delle motivazioni della sentenza per valutare se sia il caso di impugnare il provvedimento del tribunale del Riesame. Non ritengo che la decisione riguardi la sussistenza o meno dei fatti reati, ma solo i presupposti per il sequestro della farmacia».

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