Ditta fallita nell'indotto del cantiere, tre imputati per bancarotta a Monfalcone

La sede del Tribunale di Gorizia
La sede del Tribunale di Gorizia

MONFALCONE L’impresa operante nell’appalto del cantiere navale, P.M. & C. Srl Project Managment & Contract, con sede a Staranzano, era stata dichiarata fallita il 27 gennaio 2015. Lo stato passivo ammmonta a circa 2,2 milioni, l’attivo di 630 mila euro. Accanto al fallimento il processo per bancarotta fraudolenta aggravata in concorso. Imputati sono Maria Beatrice Tarsia in Curia, Paolo Antonio Limoncelli, difesi dall’avvocato Maurizio Rizzatto, ed Emanuele Elio Ragusa, con il legale Massimo Macor. Presenti le parti civili (avvocati Kristancic e Terpin) per la parte creditoria. Giovedì, davanti al Collegio giudicante presieduto da Marcello Coppari, è iniziato l’ascolto dei primi testi del pm Laura Collini, il curatore fallimentare De Luca e l’impiegata amministrativa della società fino a metà marzo 2014.

L’ipotesi di accusa è quella di aver distratto, dissipato o comunque occultato beni strumentali della società dichiarata fallita. Si fa riferimento alla costituzione dell’impresa Sedra Final d.o.o., con sede a Sezana, di cui Ragusa e Tarsia in Curia (fino a gennaio 2014 amministratrice della P.M. & C.) erano soci, alla quale erano stati ceduti beni per 14.900 euro rispetto ad un valore di almeno 79.121 euro. Inoltre, è sempre quanto è contestato, tre veicoli intestati alla società, un Mercedes e un Mitsubishi Outlander (valore di 8.300 e 6.800 euro), erano stati esportati in Slovenia, il secondo mezzo reimmatricolato a nome della Sedra Final, e le somme della vendita non sarebbero emerse dalle verifiche della curatela fallimentare. Così come 10 mila euro per la vendita di un terzo veicolo aziendale, un altro Mercedes, a Limoncelli, all’epoca direttore generale dell’azienda staranzanese.

Non erano comparsi nella documentazione economica anche 25 mila euro corrisposti alla P.M. & C., per lavori eseguiti, da una società tedesca committente, Meyer Werft Gmbh & C. KG, che non era a conoscenza dell’intervenuto fallimento. Denaro, per la pubblica accusa, finito alla Sedra Final senza pezza documentale giustificativa. Infine si ipotizza la sottrazione o distruzione parziale di libri e scritture contabili, non consentendo comunque una coerente ricostruzione del patrimonio e dei movimenti della società. Le difese sostengono, invece, che a fronte della crisi per la P.M. & C. era stata messa in atto una riqualificazione aziendale attraverso la cessione di beni e strutture alla società slovena, di cui Ragusa era anche amministratore. Con ciò, per i difensori, avendo appreso successivamente del dichiarato fallimento.
Il curatore fallimentare, guidato dalle domande del pm, ha raccontato la sua ricerca delle “carte” aziendali. C’era stato inoltre lo spostamento della sede amministrativa della P.M. & C. da Staranzano a Monfalcone. Tra il 2012 e il 2013 il fatturato era passato da circa 3,5 milioni a 1,5 milioni. La curatela fallimentare aveva acquisito le fatture di acquisto e vendita fino all’anno 2013, parzialmente del 2014, la dichiarazione dei redditi del 2013, libro soci, libro verbali assemblee, libro inventari compilato fino al 2009. Il teste ha citato Limoncelli che «s’era occupato del trasferimento dei beni a Sezana», deducendo che fosse l’amministratore di fatto della P.M. & C. L’incasso dei 25 mila euro dalla Meyer era stato riscontrato da un estratto conto bancario dell’azienda, rilevando poi un versamento dello stesso importo alla Sedra Final. In rassegna, ancora, materiali e attrezzature. La Sedra Final era stata costituita nel 2014 (a sua volta fallita, ndr). Rizzatto ha chiesto com’era stata notificata la comunicazione fallimentare (via pec la risposta), a considerare che le operazioni di vendita e trasferimento dei beni chiamati in causa dalla pubblica accusa, potessero essere avvenute all’insaputa della dichiarazione. Ha chiesto se fosse a conoscenza che la P.M. & C. si stava ristrutturando (non ne era al corrente). Macor ha chiesto se ci fossero rapporti tra la P.M. & C. e la Sedra Final e quale fosse stato il ruolo di Ragusa nella società fallita. «Non sono in grado di saperlo dai documenti in possesso», ha detto il teste. L’impiegata amministrativa ha confermato la presenza delle scritture contabili fino a pochi mesi prima del dichiarato fallimento. Ha ricordato che era stata invitata a rinunciare al pagamento delle ferie non godute.—

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