Divieti sulle falesie La ricetta dei climber
DUINO AURISINA. Piena condivisione con il provvedimento che sancisce il divieto di arrampicata sulle Placche di Duino. Una esplicita richiesta di modifica invece per quanto concerne quello che sancisce uguale proibizione sulle pareti di roccia che insistono su Sistiana. Questa la posizione, ufficializzata con un documento unitario, di numerose associazioni locali che si occupano di arrampicate, e più precisamente le Sezioni Cai, la XXX Ottobre, la Società Alpina delle Giulie, l’Associazione alpina slovena di Trieste, Monfalcone, l’associazione Gravità Zero, la Scuola isontina di alpinismo, sull’oramai noto tema dell’utilizzo delle Falesie.
«Riteniamo necessario precisare la nostra posizione – scrive Tullio Ranni, presidente della XXX Ottobre, a nome di tutti - dopo l’approvazione del Regolamento della Riserva naturale delle Falesie di Duino, che riguarda l’arrampicata sportiva all’interno della Riserva stessa, nato per tutelare la biodiversità, con particolare attenzione all’avifauna. Il Comune – ricorda Ranni - ha sottoposto all’approvazione della Regione il regolamento, che disciplina le attività e gli accessi, cercando di far convivere le ragioni giustamente preponderanti della protezione ambientale e quelle di una ragionata fruizione dell’area. Il Comune ha anche allegato una planimetria, che riporta le due limitate e periferiche zone, cioè le Placche di Duino e Sistiana-Caravella, in cui è possibile, in deroga, praticare l’arrampicata sportiva».
«La Regione- continua Ranni - ha approvato il Regolamento così come proposto, ma con una planimetria inspiegabilmente modificata, che esclude le pareti di Sistiana. Per le Placche di Duino, parete poco frequentata fra l’altro – spiega il presidente della XXX Ottobre – i nostri sodalizi sono i primi a voler evitare disturbi. Condividiamo perciò le ragioni della recente ordinanza che sospende la possibilità di arrampicare in quest’area fino al 30 giugno. La questione riguardante l’area di Sistiana è invece di segno opposto – sottolinea Ranni – in quanto risulta arduo capire le ragioni che hanno portato la Regione a sancire un divieto permanente a priori. Le nostre associazioni, pertanto, auspicano che l’Ente gestore – conclude Ranni - si adoperi per la correzione». (u. s.)
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