Asugi impone lo stop alla raccolta di cozze a Muggia e Grignano
Le nuove analisi hanno fatto emergere valori troppo alti di escherichia coli. Il Dipartimento di prevenzione ad Arpa: ora capire le cause

Ancora stop ai “pedoci” muggesani e triestini. E questa volta la causa non riguarda gli sforamenti dei livelli di acido okadaico e di tossine algali, problematica che ciclicamente riguarda gli allevamenti presenti lungo la costa triestina, e nemmeno la presenza di tracce fuorilegge di benzo (a)pirene, come accaduto nell’ormai lontano gennaio del 2020, quando nelle acque della zona di produzione di Ts02–Muggia ne venne rintracciata la presenza.
Il motivo della chiusura delle zone di produzione Ts01–Lazzaretto di Muggia e Ts05 di Grignano è dovuta alla presenza, su campioni di mitylus galloprovincialis, nome scientifico che sta a indicare i molluschi bivalve vivi, i “pedoci”, di Escherichia coli, batterio che può portare a un’intossicazione alimentare con sintomi gastrointestinali come diarrea, nausea, vomito e crampi addominali, che di solito compaiono entro alcune ore e, in casi gravi, l’infezione può avere conseguenze più serie.
La contaminazione avviene perché i molluschi filtrano l’acqua inquinata da scarichi fecali. Le aree di Lazzaretto di Muggia e di Grignano sono classificate come zone di produzione “A” , da cui possono essere raccolti molluschi bivalvi vivi direttamente destinati al consumo umano.
Nel caso di provenienza da questa tipologia di area, i “pedoci” non devono superare i livelli di Escherichia coli di 230 Mpn per 100 grammi di polpa e liquido intervalvare, come recita l’allegato alla delibera 923 della giunta regionale del 7 giugno 2019 sulle linee guida per l’applicazione dei regolamenti europei nel settore dei molluschi bivalvi nelle zone di produzione, raccolta e stabulazione dell’arco costiero del Fvg. Quindi, molto al di sotto del dato emerso dai campioni di cozze muggesane e di Grignano inviate per l’analisi all’Istituto zooprofilattico della Venezia, pari a 790 Mpn per 100 grammi.
Inoltre, tenuto conto del risultato emerso dai campioni inviati, il direttore della struttura complessa Igiene degli alimenti di origine animale del dipartimento di prevenzione di Asugi, Paolo Demarin, oltre ad aver chiuso le due zone vietando la raccolta dei molluschi, ha inviato ad Arpa Fvg i dati per conoscere, per quanto possibile, le cause anomale di questa contaminazione. Intanto la chiusura e le sanzioni, salate, per chi contravviene alle due ordinanze, restano in vigore fino a nuova comunicazione.
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