Dizionario dei cognomi: un viaggio nel territorio

Un viaggio alternativo nel territorio attraverso una mappa disegnata dai transiti etnici, le influenze religiose e commerciali, l’etimologia e le distorsioni nazionaliste. Gli antichi individuavano...

Un viaggio alternativo nel territorio attraverso una mappa disegnata dai transiti etnici, le influenze religiose e commerciali, l’etimologia e le distorsioni nazionaliste. Gli antichi individuavano in un nome il presagio di una intera vita, gli studiosi ora leggono nei cognomi il respiro (e i conflitti) di una terra. Su queste tracce gioca l’opera “I cognomi triestini e goriziani. Origini, storia, etimologia dall’Istria al Basso Friuli”, di Gianni Cimador e Marino Bonifacio, con la prefazione del linguista e docente Michele Cortellazzo, la nuova iniziativa editoriale de “Il Piccolo”, volume a fascicoli di quasi 500 pagine, proposta sino al 4 giugno in allegato al quotidiano, dal lunedì al venerdì. Qui la storia insegna e la geografia racconta. Oltre 300 i cognomi catalogati, i più diffusi, quelli esistenti tra il versante giuliano e quello goriziano, il primo curato da Marino Bonifacio assieme alle influenze istriane, l’altro approfondito da Marino Cimador, una ricerca, la sua, estesa a sua volta anche tra i codici friulani. Un viaggio quindi, non un elenco.

Il volume non comporta solo etimo, araldica e pronuncia ma chiama in causa le molteplici “cause” della nascita di un cognome, il tratto linguistico dal Dna imperfetto quanto variegato, in grado di non dire nulla dell’individuo ma di tradurre molto delle sue terre: «Il progetto trae origine da un’edizione di un libro del 2004 edito dalla Lint – ha premesso Paolo Possamai, direttore del Piccolo, intervenuto ieri all’incontro di presentazione dell’opera, all’Antico Caffè San Marco, assieme a Michele Cortellazzo e al coautore Gianni Cimador –. Abbiamo quindi voluto integrare quella operazione di studio sui cognomi ma perfezionandola in aree specifiche. È un libro che si rifà alla storia stessa di Trieste e che riflette in qualche modo i suoi tratti cangianti, le molte influenze - ha aggiunto Possamai -, il ricco crogiolo di lingue ed etnie che la città ha sempre ospitato nella sua storia».

Già, la storia. Si parte dal Medioevo, periodo dove il cognome assume di fatto una sua riconosciuta struttura, e si danza poi tra le varie epoche, dove emergono le derivazioni dallo status professionale (Boscariol da “boscaiolo”) o dalla tradizione religiosa (Polo, da Paolo). Le strade sono molteplici e portano anche alla fonte della italianizzazione, in atto dagli anni ’20, oppure a quella degli epiteti etnici, ed ecco che Medeot può rivelare “di Medea” mentre Furlan, tra le varianti di Furlanetti e Furlani, parla da solo. Tre comunque nel complesso i parametri individuati nella ricerca: arco temporale, flusso delle popolazioni e conoscenza dell’evoluzione linguistica. Il punto più rilevante appare il secondo, ben sottolineato anche dallo stesso Gianni Cimador: «Abbiamo preso in esame i moltissimi contatti che il territorio ha avuto nella sua storia – ha affermato il ricercatore – e i cognomi appaiono qui come degli specchi, indicatori importanti di una terra che si è evoluta come un cuore pulsante di interazioni e integrazioni. Ed è per questo – ha aggiunto Cimador – che il volume, attraverso una memoria materiale, si pone quale possibilità di recupero di alcuni germi di futuro della nostra storia». Pagine di ieri che diventano messaggi attuali, grazie alla forza di un “semplice” cognome e alla possibilità di comprendere, come ha ricordato in chiusura Possamai, «che la lingua può essere veicolo o barriera. E lo è stato spesso in questa terra, dove molti torti si sono consumati nel segno della non – comunicazione».

Francesco Cardella

Riproduzione riservata © Il Piccolo