«Dobbiamo fare anche le domestiche»

La romena Elena di Timisoara: «Qualche volta ci vengono fatte avances»
Di Alex Pessotto

La sua, forse, è una storia come tante: la storia di tutte quelle che si trovano a fare il suo mestiere. Di badanti, in fondo, non ce ne sono poche. Prendiamo Elena - ma è un nome di fantasia -. È nata a Timisoara, la città rumena dov'è scoppiata la rivoluzione che portò alla caduta di Ceausescu. Ha poco più di 50 anni, un divorzio alle spalle e una figlia adolescente. Della Romania conserva ancora la cittadinanza; nel suo paese d'origine, lavorava in ferrovia.

«Ma volevo un cambiamento nella mia vita. Non stavo male, ma cercavo un'esperienza lavorativa diversa». Detto fatto. In Italia giunge nel '99. Prima è operaia, poi è cameriera. Da una decina d'anni è badante. Dove? A Gorizia. Quanti malati ha assistito? «Tanti. Non ricordo però il numero esatto - dice -. La prima volta è stata con una coppia di anziani. Sono stata in casa loro ogni giorno per un lungo periodo».

Il problema è proprio questo: «C'è chi ha bisogno di un'assistenza quotidiana di quattro ore nella propria abitazione, chi cerca un'assistenza all'ospedale e chi ha bisogno di te per tutta la giornata. E così, capitano pomeriggi in cui hai due ore di pausa ma capitano settimane in cui non hai un attimo di respiro. Certo, in questo mestiere il tempo libero non è molto. E poi, ovvio, l'importante è lavorare: oggi non si può dire di no». Già, il lavoro.

«Arrivo in genere sui 900-1000 euro al mese, netti - afferma Elena in ottimo italiano -. Al massimo 1100. Dipende dal contratto. Ma il bello è che molte volte siamo assunte come badanti e poi ci vengono chieste le pulizie della casa ed è capitato che mi chiedessero anche di tagliare l'erba del giardino.... Insomma, quello della badante è un lavoro che non si ferma alla cura dell'anziano, ma va molto oltre. E così, occorre aiutare il malato ad alzarsi, occuparsi della sua igiene, preparargli la colazione, ma, assai spesso, i suoi familiari chiedono, ad esempio, che vengano svolti i lavori domestici».

Ci sono poi i casi estremi: Elena viene contattata telefonicamente da un anziano che cerca una badante; salvo poi rivelarsi in buona salute e ammettere candidamente di cercare "una donna per il suo futuro". Richiesta respinta. Ovviamente. Ma se dinanzi a una richiesta del genere si può sorridere, altre volte la verità è più amara. «Mi è capitato di venire insultata, specie dalle donne che assistivo: purtroppo, so bene che certe malattie aumentano il nervosismo. Mi trovo a lavorare sempre con anziani, malati di Parkinson, Alzheimer, e con altri gravi problemi legati all'età. La vecchiaia e la malattia non vengono quasi mai accettate. Ma mi è capitato pure che un ultraottantenne mi facesse avances parecchio spinte. Ad ogni modo, in linea di massima, chi ho assistito si è rivelato piuttosto gentile. Sono più volte stata accolta e rispettata come una figlia. Di recente, ho sostituito una collega per quasi un mese: ho così conosciuto una signora di oltre 90 anni, cieca, con una generosità straordinaria. Ho saputo da sua figlia che ha da pochi giorni avuto un ictus, è ricoverata». La commozione prende orma il sopravvento.

La voce di Elena si spezza, il pianto prende il sopravvento. «Sì, mi affeziono molto a chi seguo. Ma è un lavoro che non faccio certo volentieri. Ovviamente, lo svolgo molto seriamente. Ma c'è molta amarezza nel mio cuore. Anche in Italia la situazione è peggiore rispetto al '99 quando era arrivata con un grande bagaglio di speranze. Ma è troppo tardi per tornare indietro...». Elena deve continuare a lavorare sodo per circa mille euro al mese.

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