Doberdò, miete vittime la casa maledetta

Tentato omicidio e suicidio, uno schianto mortale, un impiccato. E 53 anni fa ci morirono due neonati
TRIESTE È una casa maledetta. Lì si è consumato un tentato omicidio e un suicidio; lì abitava un 17enne deceduto in un incidente stradale; lì, ieri, lo strazio di una morte ha colpito ancora. Ma non è ancora finita: lì 53 anni fa morirono due gemellini, uccisi dalla polmonite.


È una casa maledetta la palazzina al civico 9 di piazza San Martino, a Doberdò del Lago. In pochi giorni in quell'edificio si piangono tre morti. La prima è stata Annamaria Ferletic, l'infermiera lasciatasi morire dissanguata tra le mura del proprio appartamento il 4 luglio; poi è stata la volta del suo vicino di casa, Kevin Ponzetta, il diciassettenne deceduto lo scorso giovedì dopo un incidente in moto, sepolto proprio ieri nel cimitero della frazione carsica. Già allora sembrò una tragica, quanto incredibile, coincidenza.


Poi la tragedia dell'altra notte, con cui la lista delle vittime della casa maledetta si allunga ancora. Un 42enne residente a Micoli, I.V., si è suicidato, impiccandosi, nella propria abitazione. Un uomo noto a Doberdò: era lo zio di Michele Visintin, l'amico di Kevin Ponzetta che, a bordo della propria moto, stava percorrendo con lui la provinciale 15 nel momento dello schianto. La famiglia Visintin vive proprio al pianoterra dell'immobile di piazza San Martino 9, esattamente sotto l'appartamento di Kevin Ponzetta.


Sembra incredibile, ma non lo è. Dopo la tempesta di dolore che nelle ultime due settimane ha spazzato Doberdò del Lago, pare proprio che per questo paese non ci sia ancora pace. La comunità è scioccata. Dopo essersi svegliata con la notizia dell'ennesima vittima della casa maledetta, la gente si chiede perché? Guarda quella palazzina grigia e rimane interdetta, attonita, confusa.


Qualche residente più anziano cerca risposte andando a sfogliare l'album della memoria di Doberdò e, soprattutto, di quella casa. Pagine da cui emergono tristi verità, ancorate ai ricordi degli abitanti di vecchia data. E da cui si scopre che quelle mura in piazza San Martino, maledette, lo erano già state mezzo secolo fa. «Lì dentro, in quelle stanze, 53 anni fa sono morti due bambini. Erano gemelli, neonati, uccisi dalla polmonite - racconta un'anziana residente di Doberdò -. Erano i figli dell'ex proprietario dell'immobile, dimessi da pochi giorni dall'ospedale assieme alla madre. Ma stavano male, erano deboli e ammalati, e non ce l'hanno fatta».


Sono morti lì, nella casa maledetta. Proprio come Annamaria Ferletic, che dopo aver aggredito il figlio 28enne si è tolta la vita recidendosi l'arteria femorale. La donna viveva al primo di piazza San Martino 9, condividendo il pianerottolo con la famiglia Ponzetta, che proprio ieri mattina ha dato l'ultimo saluto al giovane Kevin. Al piano inferiore, invece, abitano i Visintin. Il più giovane della famiglia, Michele, la scorsa settimana stava trascorrendo la giornata con il vicino di casa e grande amico Kevin, prima dello schianto fatale sulla provinciale 15. La madre Annamaria, presente ieri mattina alla cerimonia funebre del diciassettenne, è la sorella di quell'uomo che l'altra notte ha deciso di togliersi la vita con una corda al collo.


Un uomo, come raccontato da alcuni abitanti di Micoli, «che viveva solo, isolato, nella sua casa lungo il Vallone. Lavorava solo saltuariamente, come muratore, oppure si dedicava al proprio orto, e non partecipava alla vita della comunità. Salvo alcune eccezioni, come lo Stric lovre. In quel caso, infatti, lo si vedeva, vestito in maschera. A parte queste rare occasioni - aggiungono alcuni abitanti di Micoli - se ne stava a casa. Da più voci si diceva che ultimamente non aveva più voglia di lavorare e che era visibilmente molto stanco».

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