Donne uccello, fiori di tessuto e petti di pollo formato gioielli anticipano la moda futura a Its

Sono undici i giovani finalisti per la sezione fashion più venti per accessori e gioielli che parteciperanno all’edizione 2012 della kermesse ideata da Barbara Franchin

di Arianna Boria

TRIESTE

Sud Est asiatico versus Europa. La creatività emergente nei paesi dove i nuovi ricchi, i “big spenders” crescono a vista d’occhio, opposta alla tradizione di design, oggi un po’ esangue e a lento ricambio, del Vecchio Continente alle prese con l’economia malata. Sarà una bel match quello che si vedrà sulla passerella di “Its”, l’International talent support, il 13 e 14 luglio prossimi, quando il concorso triestino di moda e accessori presenterà la rosa dei migliori giovani talenti internazionali selezionati per la finale. Il trenta per cento di tutti i concorrenti iscritti all’edizione 2012 arriva dall’Oriente e otto dei trentun finalisti rappresentano Cina, Corea del Sud e Giappone, senza contare i “naturalizzati” in altri paesi che nel nome tradiscono le origini asiatiche. L’Europa accusa il colpo e rilancia, a sorpresa, con un’inedita pattuglia di creativi dalla Germania, ai quali la ricetta Merkel ha fatto letteralmente “volare” la fantasia, e con designer originari di Lituania, Bielorussia, Georgia, Bulgaria, Serbia, dove la rete e i social media, polverizzando distanze e antichi isolamenti, non hanno prodotto ancora l’effetto devastante dell’omologazione.

Altro discorso per la Vecchia Europa della couture, i cui aspiranti designer sembrano tarpati dall’eredità delle griffe storiche, dalle scuole poco competitive e dallo stupidario dei blog, con il loro prevedibile quaderno dei look: a “Its 2012” ci sarà una sola finalista italiana, mentre la Francia, con il suo passato “haute”, è del tutto assente.

Il confronto tra mondi, sensibilità, “letture” del presente, è l’aspetto più interessante che offrirà al pubblico la due-giorni di luglio nell’ex Pescheria, con la mostra di accessori e gioielli, che si aprirà venerdì 13 luglio, e la sfilata delle collezioni di sabato 14, quando verranno assegnati premi in denaro e stage per una cifra che, grazie ai tanti sponsor privati, tocca i centomila euro. Dalla selezione fatta da tre giurie distinte nei giorni scorsi, negli uffici dell’agenzia che organizza il concorso, la “Eve” di Barbara Franchin, sono usciti undici giovani finalisti per la sezione moda e dieci, rispettivamente, per accessori e gioielleria contemporanea.

Sono questi ultimi a rappresentare l’autentica frontiera della creatività. I cosiddetti “body pieces”, non più decori per il corpo ma prolungamenti di esso, non più moda e non già arte, in quella zona franca dove un oggetto è un concentrato puro di idee, non ancora pronto per la produzione industriale.

La giovane Xiao Zi Yan chiama i suoi “jonery for jewels”, falegnameria per gioielli, prendendo a prestito elementi delle antiche costruzioni cinesi o dell’arredo domestico per riconvertirli in incastri di metallo e plastica da appendere al collo. La giapponese Kasumi Ashizawa si spinge più in là, giocando con realtà e finzione per disegnare una collezione di accessori alimentari di una verosimiglianza agghiacciante: un petto di pollo crudo e biancorosato diventa una collana altrettanto fredda e gommosa, una torta alla frutta una pettorina a tanti strati, una serie di uova di storione, come giganteschi ogm, un collier di palle rosse. Sembra un divertissement fine a se stesso, ma lei spiega, presentando la collezione: niente è ciò che sembra, come i dati diffusi dalle autorità all’indomani del terremoto di Fukushima.

Natura matrigna, perchè così l’abbiamo fatta diventare noi? Chiedetelo ad Anabela Chan, inglese dalle radici orientali, che ipoteca un premio con un’elegante e attualissima collezione di gioielli ispirati alle biodiversità. Il titolo scelto, “Le jardin du paradis”, lascia un indefinito senso di inquietudine, come le sue spille a forma di felci, in rame bagnato nell’oro e nell’argento, nelle cui lamine si nasconde un insetto dal dorso colorato. Va a finire che anche l’accessorio più comune, un paio di scarpe, diventa qualcosa da “distorcere”, da contaminare: l’inglese Laura Gostling disegna calzature da “freaks” con escrescenze sulla punta, cuciture storte, tomaie deformate, mentre l’italiana Silvia Romanelli immagina tacchi di legno dentro cui cresce l’erba, forse perchè le occasioni di calpestarne di viva e vegetale sono ormai poche.

E la natura, con la sua evoluzione, entra di prepotenza anche nella proposta della serba Ana Rajcevic, la più avanzata, la più cerebrale nel cercare il contatto con la produzione artistica. Le sue decorazioni “facciali”, realizzate con un particolare trattamento del silicone, partono dalla silhouette di una manta, passano attraverso corna e speroni, per finire combaciando perfettamente con l’ossatura del volto umano: sono sculture a tutti gli effetti, dov’è il termine “accessorio” a essere fuori posto.

In questo scenario di “pezzi” con un’autonomia propria, la moda da vestire arranca, più convincente nei concetti che nella loro realizzazione pratica. Sembra tutto un po’ già esplorato e spesso mal assimilato. Dalla Lituania, firmata da Marius Janusauskas, una delle proposte più coinvolgenti, “Sleeping Beauty”, capace di fondere citazioni storiche con la sperimentazione, abiti plissè, vagamente “delphos”, e corpetti dall’intelaiatura di tubicini di gomma con dentro lana, su cui crescono fiori accartocciati, ottenuti bruciando il tessuto. E, dalla Germania, quella di Isabel Vollrath, “Lost and found in Saint Petersburg” dove il vestito nasce da un sacco di juta, un corpetto, o un mantello, sono realizzati con scarpette da ballerina trovate in una borsa lasciata per strada e i copricapi sono incastellature di piume di uccelli raccolte da terra. Uccelli che ritornano anche nei modelli disegnati dall’israeliano Mark Goldenberg, “Wowen Birds”, dove la lavorazione è così raffinata da riprodurre il disegno di un’ala ripiegata.

Verde, natura, animali e piante sono il filo comune che lega l’ispirazione degli stilisti, da un capo all’altro del pianeta. Stoffe e materiali come manifesti contro un mondo contaminato, voglia di recuperare un’empatia con la natura, o solo, spudoratamente, una moda che corre in rete? Lo si saprà nella due-giorni estiva di “Its 2012” all’ex Pescheria, quando quelli che oggi sono disegni e progetti diventeranno i vestiti e gli accessori che i giovani talenti pensano di metterci addosso in un futuro molto prossimo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:moda

Riproduzione riservata © Il Piccolo