Dopo 13 anni di mandato Marcucci lascia la guida della Cassa edile triestina

Tredici anni so piezz’e core ma l’addio non sembra dolente. Della serie lasciamoci così, senza rancore, come si cantava una volta. Perlomeno in apparenza. Il prossimo 31 luglio Armando Marcucci saluta la direzione della Cassa edile triestina, dove era approdato nel settembre 2007 proveniente dall’Amit lucchese, municipalizzata dedicata all’igiene urbana. In novembre compirà 55 anni, è laureato in economia e commercio a Perugia, sua città natale.
«Una scelta personale accompagnata dall’accordo tra le parti», riassume senza eccedere con dettagli nel fresco condizionato della sede in via dei Cosulich. Lo sostituirà Francesco Turchet, parigrado della Cassa pordenonese: d’altronde Trieste e Pordenone convivono in un’unica Ance, dove per la verità c’è molta Destra Tagliamento e meno sinistra Timavo.
«La regionalizzazione delle casse edili - spiega Marcucci - è un percorso scontato se vogliamo raggiungere le aliquote contributive fissate dall’ultimo contratto. Le strade sono due: una fusione fra le quattro realtà o la creazione di un nuovo soggetto».
L’emergenza Covid non ha certo giovato a un settore che si stava faticosamente riprendendo da una crisi durata 7-8 anni. Marcucci illustra i numeri del periodo: «Se confrontiamo il periodo ottobre-maggio 2019-2020 con quello 2018-19, registriamo una flessione di 190.573 ore lavorate, quasi il 13%».
«Naturalmente i mesi più pesanti si sono rivelati marzo e aprile: a marzo è andato perso un abbondante 30%, ad aprile ancora peggio con un crollo da 175.000 a 52.000 ore». Maggio ha contenuto il danno a 172.000 ore lavorate contro le 192.000 dell’anno precedente. «A giugno speriamo di pareggiare le 196.000 ore del 2019», rifinisce il direttore uscente. «Ma le ore perse sono perse, non si recuperano in agosto. In aprile abbiamo anticipato ai lavoratori iscritti 2 milioni di euro».
La Cassa edile triestina annovera al momento 1550 addetti, il numero delle imprese era sceso a 340 in maggio ma dovrebbe crescere ai livelli pre-Covid, attorno alle 390 unità.
E viene il momento in cui Marcucci vuole lasciare al successore Turchet un impegnativo tesimone: la lotta al dumping sociale, all’evasione/elusione contrattuale-contributiva. Perchè qui si gioca il futuro delle casse: «Ho letto di un imprenditore che sottolineava come a Trieste ci sia parecchio lavoro edile - s’infervora - ma una buona parte di questo lavoro non passa dai nostri uffici, in quanto avviene in nero, con partita-Iva, con contratti di altre categorie, soprattutto metalmeccanici. Con l’alibi del Covid le aziende hanno affinato il repertorio di furbizie: 70-800 lavoratori operano fuori dalla cornice normativa edile».
«Nessuno dei controllori - conclude Marcucci - può dire di non sapere perchè la Cassa trasmette il suo programma, con cantieri e numero di addetti, a tutti gli interessati: Ispettorato del lavoro, Asugi, Inps, Inail, Carabinieri, Prefettura, Questura, Guardia di finanza, stazioni appaltanti. Basta consultarlo e trarre le debite conseguenze». —
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