Dopo 47 anni la caserma ha un nome

Il generale Del Sette intitola la stazione dei carabinieri al comandante Eugenio Losco, caduto nel ’15 sul Podgora
Bonaventura Monfalcone-23.06.2017 Cerimonia di intitolazione caserma dei carabinieri-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-23.06.2017 Cerimonia di intitolazione caserma dei carabinieri-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Un eroe che si offrì volontario per sferrare sul Podgora, il 19 luglio 1915, una mattinata infernale in cui 63 carabinieri rimasero dispersi e 143 feriti, l’«assalto contro le trincee nemiche, ravvivando col suo slancio l’azione, finché cadde colpito a morte». A Eugenio Losco, comandante di 46 anni scomparso tragicamente, oltre un secolo fa, nell’adempimento del proprio dovere e per questo insignito postumo della medaglia di bronzo al valor militare, è stata intitolata ieri mattina, alla presenza del comandante generale dell’Arma dei carabinieri, Tullio Del Sette, la caserma di via Sant’Anna. Un edificio per l’occasione ingentilito grazie pure al contributo di Comune e Fincantieri, come ricordato nel corso della solenne cerimonia cui hanno preso parte numerose autorità militari e civili, nonché i discendenti dell’ufficiale commemorato, da tappeti rossi e vessilli. Costruita nel 1970 (ma solo da una decina d’anni passata sotto il Demanio), la caserma era dalla conclusione dei lavori priva di nome, ma la lacuna è stata colmata con lo scoprimento della lapide a perenne memoria del sacrificio, poi benedetta da monsignor Ignazio Sudoso, cancelliere della Curia arcivescovile di Gorizia.


Alle 12.36, il generale di corpo d’armata Tullio Del Sette ha salutato il reparto schierato e composto dai 24 elementi della Fanfara del 3° reggimento carabinieri “Milano”, in alta uniforme, dai 18 militari sempre in uniforme speciale e da altri 18 comandanti di stazione. È seguito, sulle note del Silenzio, un momento di raccoglimento e preghiera per i caduti. Quindi, davanti ai familiari del militare cui è stata dedicata la caserma, cioè il pronipote Angelo Losco, giunto da Milano, si è tirato il fiocco rosso che celava la lapide e proceduto alla lettura della motivazione.


Facendo gli onori di casa (tra gli altri c’erano i comandanti interregionale “Vittorio Veneto” Aldo Visone e della Legione Fvg Vincenzo Procacci), ha preso la parola il tenente colonnello Alessandro Carboni, vertice provinciale dell’Arma, che ha commemorato l’eroe, definito «simbolo per tutti noi di dedizione, onore e coraggio». In conclusione si è soffermato sulla preziosa occasione «per dedicare un’infrastruttura militare a un’altra nobile figura che ha dato la propria vita in nome di ideali come il senso della Patria e valori come l’altruismo, il coraggio, l’abnegazione, lo spirito di sacrificio; principi che oggi possono apparire desueti, ma che invece costituiscono il patrimonio delle generazioni future». A braccio l’intervento di Del Sette, che ha ricordato come Losco non fosse stato sempre combattente sul campo di guerra, eppure non esitò a presentarsi volontario, fino all’estremo sacrificio. «È con tale determinazione – ha detto – che dobbiamo offrire il nostro servizio, perché carabinieri si è sempre». Il generale ha poi sottolineato il capillare lavoro svolto nelle stazioni sul territorio, un lavoro «assolutamente prezioso», ringraziando infine sia i carabinieri attivi che quelli in congedo.


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