Due ex calciatori dell’Unione soci “ignari” di Taglialatela

Gorgone e Antonelli partner di minoranza di “Peperino” a Pordenone e Verona. Storia di un investimento nato per amicizia tra i tavoli della pizzeria di Savarese. I due non sono indagati e la loro posizione esula dal fascicolo per riciclaggio e da ogni sospetto di camorra ma entrambi preferiscono non commentare
Giorgio Gorgone con la maglia della Triestina
Giorgio Gorgone con la maglia della Triestina

TRIESTE Pizza e pallone, un binomio rodatissimo. Il food è tradizionalmente una delle categorie d’investimento che più catturano l’appeal dei calciatori di livello. È però già capitato persino a un totem della Patria (sportivamente parlando) come Fabio Cannavaro, il capitano della nazionale campione del mondo nel 2006, di veder finire il proprio nome in mezzo a certe cronache, che di agonistico avevano ben poco, per inchieste che avevano riguardato una nota catena di pizzerie.

 

Riciclaggio in pizzeria a Trieste, blitz da “Peperino” e “Marinato”
La pizzeria Marinato sulle Rive (Lasorte)

 

Ora tocca, loro malgrado, anche a due ex alabardati innamorati (corrisposti, per il buon rapporto che avevano e hanno mantenuto con i tifosi) di Trieste. Giorgio Gorgone e Filippo Antonelli, in effetti, risultano essere soci di minoranza in due società della catena “Peperino” che controllano altrettanti locali di Pordenone e Verona, con quote che si aggirano attorno al 5% ciascuna: Gorgone ha in realtà già deciso di cederle proprio la scorsa primavera per ragioni di distanza visto che ora vive e lavora a Bari. Loro malgrado, si diceva. I nomi eccellenti a margine di inchieste giudiziarie fanno notizia anche quando appartengono a persone che non sono indagate, e i due ex tesserati della Triestina indagati, per l’appunto, non lo sono affatto. Persone che in queste ore, per stessa ammissione dei due diretti interessati, i quali però non intendono rilasciare dichiarazioni, stanno cascando dal pero.

 

I segreti delle pizzerie in un plico napoletano
La Guardia di Finanza al lavoro

 

Tirati per la casacca, tanto per restare metaforicamente su un campo verde, senza - come fanno capire entrambi - saperne alcunché. I loro investimenti, come si è detto, sono stati indirizzati alcuni anni fa verso Pordenone e Verona e non a Trieste. Anche se è proprio a Trieste che da un’amicizia con Pietro Savarese, il gestore storico di “Peperino” di via Coroneo da cui molti vip sportivi della città andavano e vanno a mangiare la pizza, da un’amicizia nata insomma proprio fra i tavoli della pizzeria, si è sviluppato poi l’interesse verso quegli investimenti che oggi, da un’opportunità in buona fede come dovevano essere, si stanno rivelando per chi li ha fatti un motivo d’imbarazzo, dal momento che sono stati veicolati attraverso il gruppo imprenditoriale che fa capo all’avvocato napoletano Nicola Taglialatela, ritenuto dagli investigatori il “dominus” di un presunto giro di riciclaggio di denaro.

 

Trieste, la versione di Savarese: «Mai preso un euro dalla camorra»
La pizzera Marinato sulle Rive

 

Il più colpito nel morale dalla situazione, lo si percepiusce ascoltandolo al telefono, è Pippo Antonelli, che oggi fa il direttore sportivo a Monza, il cui club è certo dell’imminente ripescaggio in Lega Pro dalla serie D. Non vuole commentare Antonelli, che si limita a a ripetere la propria completa estraneità rispetto a qualsiasi piega dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Trieste. Gorgone invece - che dopo l’avventura pluriennale come vice di Stellone nella “favola” Frosinone l’ha seguito ora al Bari per un’altra esperienza in serie B - è meno cupo e più incazzato. Anche lui, però, preferisce non commentare, ma lascia chiaramente trasparire, dall’altro capo del cellulare, la propria amarezza al solo pensiero di sentirsi accostato a parole come riciclaggio o, peggio, camorra, al punto di prefugurare lui stesso e l’amico Antonelli come possibili parti lese qualora le indagini in corso trovassero alla fine determinati riscontri.

Dal fronte investigativo, intanto, gli inquirenti continuano a studiare la documentazione contabile (tra cui spicca il plico destinato a Napoli) sequestrata martedì da un centinaio di militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Trieste e del Nucleo investigativo dei carabinieri di Udine nel corso della maxioperazione che ha fatto scattare oltre trenta perquisizioni in varie città, di cui otto nel capoluogo regionale: nelle pizzerie “Peperino” di via Coroneo e “Marinato” sulle Rive, il resto in varie abitazioni riconducibili a ragionieri e a presunti esperti contabili di fiducia del “dominus” Taglialatela. Figure professionali che rappresentano buona parte dei dodici indagati, di cui sei a Trieste, sparsi sul territorio nazionale.

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