Due morti misteriose: ipotesi delitto

Rivelata dopo un anno la fine del professore di piano Massimiliano Lisini e di una giovane ceca
Due morti misteriose, avvenute a poche ore di distanza l’una dall’altra. La prima sul Carso, l’altra all’estrema periferia della città. Due morti violente, collegate indissolubilmente l’una all’altra. Sullo sfondo l’ipotesi del duplice omicidio. Ma della fine di Massimiliano Lisini, 47 anni, insegnante di pianoforte, candidato della Lega alle ultime elezioni comunali, e di Andrea Dittmerova, 22 anni, una ragazza originaria della Repubblica ceca giunta da poche ore a Trieste ed ospitata nell’abitazione di Lisini, nulla è mai emerso per più di un anno. Questo è accaduto perché i carabinieri e la Procura della Repubblica hanno deciso di secretare non solo l’esito delle indagini ma la stessa notizia del ritrovamento dei due cadaveri.


Ora, a più di un anno di distanza, la notizia di questa duplice morte violenta è finalmente emersa grazie alla madre di Massimiliano Lisini. La signora Mafalda Orel non si rassegna, parla di un duplice omicidio e si è fatta avanti incaricando l’avvocato Giovanni Di Lullo di occuparsi di questa vicenda dai contorni tutti da definire. Molti sono gli interrogativi e gli angoli bui, poche le certezze.


Ecco cos’è finora emerso. Massimiliano Lisini viene trovato priva di vita all’interno di una «Lancia Lybra» di colore grigio metallizzato, abbandonata in un prato posto a poche centinaia di metri di distanza dal Tempio Mariano di Monte Grisa ma del tutto invisibile dall’adiacente strada. È il 17 luglio 2007 e Dario Reggente, proprietario del terreno, vede la vettura, si avvicina al finestrino e dà l’allarme ai carabinieri. L’auto l’aveva già vista da lontano esattamente nello stesso punto del prato, due giorni prima, il 15 luglio. Aveva pensato a una coppietta che voleva nascondersi agli sguardi altrui e se ne era andato. Aveva però notato che entrambi i sedili anteriori della station wagon erano abbassati. Non aveva però visto il tubo di plastica che, passando per il bagagliaio, collegava la marmitta con l’abitacolo dell’auto, trasformandola in una camera a gas.


Su uno di quei sedili, nella tarda mattina del 17 luglio il medico legale Fulvio Costantinides fotografa il corpo in avanzato stato di decomposizione dell’insegnante di pianoforte. Estrae dal marsupio con le mani coperte dai guanti in lattice, i documenti del morto e li passa ai carabinieri. I militari poco dopo fanno forzare ai pompieri una finestra dell’abitazione in cui vive Massimiliano Lisini perché la porta d’ingresso, protetta da una sbarra, è chiusa a chiave. Gli uomini in divisa entrano in un alloggio dell’Ater posto al terzo piano dello stabile di piazzale Capolino 4, sulla strada che collega Sottolongera a Longera.


L’appartamento è invaso dal gas, perché i rubinetti sono stati lasciati deliberatamente aperti. L’aria è pesantissima e non solo per la presenza di gas. Nel letto matrimoniale, sotto un lenzuolo, i pompieri e i carabinieri vedono ciò che resta di Andrea Dittmerova, 22 anni. La ragazza è nuda e il caldo di luglio ha già agito, esattamente com’è accaduto all’interno della «Lancia Lybra» abbandonata nel prato di Monte Grisa. Nessun dubbio che la giovane sia stata uccisa. Vi sono tracce di sangue in cucina e nel bagno, ma qualcuno le ha rimosse frettolosamente. C’è anche un martello tutto avvolto, manico compreso, nel nastro adesivo marrone usato per gli imballaggi. È finito a Parma nel laboratorio del Raggruppamento investigazioni speciali dei carabinieri per individuare eventuali impronte digitali. La ragazza potrebbe essere stata colpita col martello, ma l’autopsia che il pm Giorgio Millilo di lì a poche ore affiderà al dottor Fulvio Costantinides, dirà che la giovane è stata soffocata. Probabilmente con un cuscino.


Nell’abitazione di largo Capolino gli investigatori dell’Arma si accorgono che la porta del frigorifero è completamente spalancata ma il «salvavita», che è scattato non si sa quando, ha interrotto la linea elettrica dell’appartamento, evitando lo scoppio della miscela di aria e metano e anche il tentativo di depistaggio. Se una scintilla si fosse sprigionata dal compressore del frigo, l’alloggio di Massimiliano Lisini, assieme a quelli adiacenti, sarebbe saltato in aria, forse nascondendo i segni dell’omicidio. La prima domanda a cui gli inquirenti cercano di dare risposta riguarda proprio Andrea Dittmerova. Perché si trovava in quell’alloggio? Cosa la legava a Massimiliano Lisini che per età avrebbe potuto essere suo padre? Quando era arrivata a Trieste e per quale motivo?

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