Due triestini e un goriziano ai domiciliari Fra gli arrestati anche Mauro Di Ilio, ex presidente dei commercianti al dettaglio. Danno da 800 mila euro, 14 gli indagati

Quattordici indagati di cui tre agli arresti domiciliari da ieri mattina. È l’esito dell’operazione partita dalla Polizia locale di Trieste che, durante un normale controllo dei cantieri edilizi, ha scoperto una truffa ai danni di enti pubblici. Le verifiche sono partite da un foro commerciale del Borgo Teresiano a Trieste, in cui avrebbe dovuto aprire un centro estetico finanziato con fondi pubblici. Centro che però non è mai stato realizzato. Questo succedeva un anno fa.
Dopo accertamenti e ulteriori controlli ecco che il nucleo di Polizia edilizia e poi quello di accertamenti tributari hanno scoperchiato una truffa a danno degli enti pubblici del valore di 800 mila euro. Parti lese i Comuni di Trieste, Gorizia e Bolzano, nonché il Centro di Assistenza Tecnica alle Imprese del Terziario del Fvg (Catt).
Ieri mattina sono finiti agli arresti domiciliari quale misura cautelare Mauro Di Ilio, 59 anni, ex presidente dell’associazione commercianti al dettaglio di Confcommercio Trieste, Riccardo Petelin, ingegnere di 33 anni di Gorizia, e il triestino Alberto Lenardon. Sono tre dei 14 indagati per l’ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe ai danni di enti pubblici.
Un vaso di pandora che la Polizia municipale ha scoperchiato successivamente con l’aiuto della Compagnia della Guardia di Finanza di Trieste sotto la direzione della Procura della Repubblica e del sostituto procuratore Lucia Baldovin.
Sono indagate appunto complessivamente 14 persone che hanno posto in essere un sistema di frode per il quale diverse società partecipavano a bandi pubblici, anche gestiti da enti non del Friuli Venezia Giulia, per progetti di vario tipo per la ristrutturazione di immobili per esercizio di attività commerciali o per l’avvio di strutture ricettive o per sviluppare innovazione tecnologica in ambito sanitario. Potevano essere persone fisiche o società. Queste indicavano quali esecutori dei progetti di ristrutturazione altre due società, una avente sede in Bulgaria ed una in Montenegro, la Atisan Itd e la Kamac, amministrate da uno dei 14 indagati. Nessuna di queste però aveva una struttura operativa né dipendenti, ma entrambe venivano utilizzate per emettere fatture per dimostrare l’esecuzione dei lavori. Successivamente le fatture venivano poi pagate su conti correnti esteri e da qui i soldi, con vari passaggi, rientravano nella disponibilità degli indagati che avevano richiesto i fondi attraverso determinati progetti.
Lo scorso aprile, durante gli accertamenti anche delle Fiamme gialle, era stato appurato che una delle persone ora ai domicliari si era recata in Bulgaria assieme ad un terzo soggetto, poi indagato per riciclaggio, per prelevare del denaro da riportare in Italia. Queste somme erano state poi bloccate dagli inquirenti e il giudice ha poi disposto il sequestro di denaro e beni pari a un importo complessivo di 340 mila euro, somma relativa a due delle truffe contestate.
Sono 800 mila gli euro indebitamente percepiti nel complesso, ma è al vaglio della Procura anche tutta un’altra serie di domande per contributi, presentate con le stesse modalità e non ancora definite dagli enti competenti.
Da ciò che è emerso sembrerebbe che almeno cinque contributi concessi sarebbero riconducibili a società di Di Ilio, che ha avuto in passato il ruolo di vicepresidente di Confcommercio Trieste. Petelin potrebbe aver invece fruito di denaro per realizzare un’app per prevenire le reazioni avverse ai farmaci. Applicazione comunque realizzata nel 2014, di cui diversi media hanno scritto. Tanto che è stata anche tra le business ideas di cinque dei 12 vincitori delle borse di studio del Programma Best (Business Exchange and Student Training), che rientrano in Italia dopo 6 mesi di studio e di stage nella Silicon Valley.
Tra gli enti coinvolti, compaiono, i Comuni di Trieste, Gorizia e Bolzano. Gli enti giuliano e isontino avevano revocato i contributi constatando la mancata esecuzione dei lavori. E a questo proposito il Comune di Trieste è stato citato in giudizio per danni dagli indagati proprio a seguito del provvedimento di revoca.
La Procura specifica invece che sono stati «formali i controlli dell’ente Catt Fvg, costituito dalle associazioni di categoria del terziario della regione per la gestione di contributi pubblici finanziati con fondi regionali. L’ente – scrive la Procura – ha concesso contributi senza alcuna verifica sostanziale sulla fattibilità dei progetti e sulle strutture societarie o sulle fideiussioni presentate che si sono rivelate false». —
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