Duino, la grotta Fioravante aperta al pubblico

DUINO AURISINA. «Per noi ragazzi la grotta era “el buc” e sapevamo che era stata fatta da una bomba della Prima guerra». Fuori dal "buc”, che ora invece individuiamo nella leggendaria grotta Fioravante, abitata fin dalla Preistoria, gli inglesi tenevano libero nel prato un coniglio, la loro mascotte: noi avevamo tanta fame e l'abbiamo mangiato, scatenando le ire dei soldati». Rivive così, nelle irridenti parole di Giustiniano Zanolla - un ragazzino tra tanti nel Secondo dopoguerra a Duino Aurisina - dettagliatamente riportate su un pannello illustrativo, il ricordo di cos'era nell'immaginario collettivo la cavità della Cernizza, finalmente riportata alla luce grazie alla paziente opera dei volontari di Gemina, già gestori del sito paleontologico di Antonio. E merita davvero, ora che riapre le botole al pubblico, compiere un breve viaggio in questo Comune per osservarla coi propri occhi.
Vi si intreccia ogni tipo di storia: dal Mesolitico, poiché la grotta era abitata già dai nostri antenati con la clava, agli anni '50, visibili soprattutto nell'enorme quantitativo di detriti estratti col braccio meccanico di 12 metri dagli addetti ai lavori. Duecento metri cubiti di “immondizia” prevalentemente costituita da terra e pietre finita in discarica (solo dopo debita certificazione di regolarità), mentre altri 200 sono stati distribuiti sui tre terrazzamenti interni alla cavità, che espongono i piani di lettura della Fioravante.
E poiché siamo nell'era del riciclo parte dei detriti targati anni '40 e '50 che sono stati recuperati – soprattutto tazze, piatti di ceramica, bottigliette di vetro, flaconi – risultano raccolti in cilindri di plastica per essere usati come materiale didattico e illustrativo. In questo modo scopriamo anche delle curiosità, per esempio che il 98% dei 16 diversi tipi di contenitori di Coca-cola rinvenuti (sul vetro si vede ancora incisa la data della primavera '45) è rotto all'altezza del collo. I militari infatti non andavano per il sottile: evidentemente sprezzando l'uso del cavatappi, rompevano la bottiglia su uno spigolo e si tracannavano così, incuranti di possibili tagli, la bibita.
Al di là di questi aspetti singolari, si possono trovare reperti importanti: dalle scodelle in argilla di epoca preistorica fino al fodero di una spada e il frammento di una scheggia di granata esplosa. Ricordiamo che la Fiorvante, nell'Ottocento usata come cantina e dispensa dai principi duinati, all’interno della loro riserva di caccia al cervo, venne più tardi adibita a ricovero dei marinai austriaci (33 persone pare) del Seebataillon dell’ammiraglio Koudelka, che aveva installato in zona una batteria di cannoni da marina, vicino alla prima linea del fronte nel '15-'18. Mentre dal '46 al '54 la cavità è stata usata come discarica di immondizie dalle truppe alleate che avevano sede anche nel castello di Duino. Dalla fine degli anni ’50, con l'ultimo riempimento di detriti derivato dalla costruzione delle prime ville in Cernizza, della Fioravante non si sapeva più nulla. Ora basterà scendere gli originali undici gradini in pietra austriaca per immergersi in un altro mondo.
I volontari di Gemina hanno ripristinato al primo livello la copertura della cantina ottocentesca e ricoperto l’esterno col terreno inizialmente rimosso. Sulla superficie del bosco rimane solo l’accesso attraverso la botola di servizio. La grotta sarà visitabile domani, il 25 e 27 aprile e il 1° maggio, dalle 10 alle 18. Il prezzo di ingresso, che prevede la visita guidata, è di 5 euro. Si scende, per motivi di sicurezza, in gruppi di 25 persone al massimo per volta. La Fioravante è separata dal sito paleontologico del Villaggio da un breve sentiero naturale di qualche centinaio di metri.
Tiziana Carpinelli
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