E “Ceres” chiede perdono alla città «L’ho fatto per rabbia. Pulisco io»

Ha un nome e un volto “Ceres”. Ma il writer più misterioso della città, con quella tag che compare qua e là in decine di muri, si è pentito. «Vorrei pulire», dice. Si chiama Alessandro Bramucci, 22...
Lasorte Trieste 25/02/15 - Writer, Scritte, Ceres
Lasorte Trieste 25/02/15 - Writer, Scritte, Ceres
Ha un nome e un volto “Ceres”. Ma il writer più misterioso della città, con quella tag che compare qua e là in decine di muri, si è pentito. «Vorrei pulire», dice. Si chiama Alessandro Bramucci, 22 anni. Un padre morto quando era bambino, furtarelli e frequentazioni adolescenziali non proprio da oratorio domenicale in Ponziana e dintorni. Eccolo qui, Ceres. Ironia della sorte, “l’imbrattatore” per eccellenza lavora in una ditta di pulizie.


Eccolo qui, mentre sorseggia un caffè, a calmare una rabbia buia, sparata a colpi di spray compulsivi. «Ho vissuto come un criminale, ma sono stufo». Bramucci compare nella lista degli imputati assieme al resto della banda. Andrà a processo a febbraio. Ogni scarabocchio gli costerà 1.000 euro. Assicura di aver colpito «spesso da solo», anche se nelle carte d’indagine “Ceres” figura spesso nei raid messi a segno con gli altri della banda. «Comunque - avverte - c’è qualcuno che copia la mia tag, perché tutte quelle scritte non le ho fatto io».


Ceres, com’è che gli agenti sono risaliti a lei?


Mi tenevano d’occhio. Sono andato in Spagna e ho scritto “Ceres” su un muro. Stupidamente l’ho postato su Facebook.


Perché ha imbrattato la città?


Ribellione. La perdita del padre e quindi la mancanza della figura paterna hanno influenzato la mia crescita. Ho cominciato fin da adolescente ad andare contro la famiglia, contro tutti. C’è chi si buca, chi gioca alle slot buttando via i soldi. A me piacciono i graffiti. Però non ho fatto io tutte le scritte “Ceres”, c’è qualcuno che usa la tag. Ad esempio quella dell’Ippodromo, sul curvone, non sono io. Io fatto quelle più visibili.


Anche quella in piazza Dalmazia?


(Ride)


Che tipo di rabbia doveva sfogare?


Oltre alle questioni familiari, ho avuto problemi a livello giudiziario già da adolescente. Furti. Questo poi ti pesa sulla vita, perché non hai più le giornate spensierate di un giovane: pensi al processo, all’avvocato. Alla polizia che ti arriva in casa. Entri nell’ottica del criminale. E la gente, comunque, pensa ai writer come ai malviventi. Come a quelli che stuprano. Ma a questa cosa delle scritte si dà troppo peso: occupatevi degli stupri, dei suicidi. Poi, diciamolo, a Trieste non c’è spazio per esprimersi.


C’è “arte” in quei graffiti?


Sono arte le sei dita di Picasso? L’arte è in chi la sa vedere.


Le sua appaiono come scritte compulsive.


Il mio era menefreghismo. Non mi interessava nulla di nessuno, non avevo alcun rimorso. Muri, case, chiese, auto. Non mi importava nulla. A volte si agiva da sballati, dopo aver bevuto. Un divertimento scemo. Ma la maggior parte delle volte seguivo un principio. Le mie visioni.


Quali?


Se c’è una cosa che non si poteva fare, allora io la facevo. Oppure se c’era uno che faceva una scritta in alto, la sfida era farla ancora più sopra. La gara di chi era più matto. E poi a me piace giocare sulla mente umana: vedi la mia tag dappertutto, così ti entro nella mente.


Dove sta la genialità?


Mah..pensi di contare qualcosa. Ti crei un’identità. Urli al mondo che esisti. Anche se nessuno sapeva che ero io Ceres.


La pensa ancora così?


No. Era una fase. Poi pensi come tutto questo incide sulla vita e dici basta.


Quando ha smesso?

Da mesi, quando ho iniziato ad avere le prime rogne. Ma anche quando i genitori della mia fidanzata se la sono presa con me, per paura che anche lei finisse male.


E ora?


Non posso pagare le sanzioni: sono mille euro a scritta, non avrò mai i soldi. Piuttosto fatemi pulire
.


(g.s.)


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