E con “Escher” l’ex Pescheria dice addio agli eventi spot

Grandi mostre e grandi numeri. E soprattutto nuove prospettive. Addio alle esposizioni fai-da-te, alle rassegne di Antiquariato, alla fiera del Tattoo e agli incontri di bocce e Muay thai. Il Salone degli incanti, grazie ai soldi della tassa di soggiorno, diventa il centro espositivo di arte moderna e contemporanea per cui era stato inaugurato nel 2006 dopo un secolo vissuto come Pescheria centrale. «Niente più tattoo. Basta iniziative “spot”. Da qui al 2021 ci saranno tre grandi mostre», annuncia l’assessore alla Cultura Giorgio Rossi durante l’audizione in Quinta commissione.

Una scelta politica nata sull’onda della mostra “I love Lego” di Arthemisia offerta alla città da Genertel che in soli quattro mesi ha fatto più di 50 mila visitatori con tanto di biglietto a 11 euro. Altro che “Disobbedisco” sull’impresa di Fiume di D’Annunzio Le Stanze di Vittorio Sgarbi. «I numeri più importanti li abbiamo fatto con i Lego». Da qui è nata l’idea di affidarsi a dei professionisti. L’assessore non ha voluto rivelare il nome della grande mostra che da dicembre a maggio 2020 (ovvero “i mesi morti del turismo triestino”) riempirà il salone degli Incanti. Ma la pista di Arthemisia porta nel labirinto di “Escher”, una mostra chiavi in mano che ha già spopolato in Italia e nel mondo. Duecento opere di Escher, nato nel 1898 e morto nel 1972. L’artista olandese più che un nome è un marchio. A Roma la mostra ha fatto 245 mila visitatori, a Bologna 175 mila, a Napoli 80 mila in quattro mesi. Poi è sbarcata a Parigi, Singapore e New York. La mostra, realizzata in collaborazione con la «Maurits Cornelis Escher foundation», espone i più noti capolavori dell’artista olandese, a cominciare da una delle due copie di «La mano sulla sfera», del 1938. Perfetta per inaugurare la stagione delle grandi mostre nello spazio complicato del Salone degli incanti. —

Fa.Do.

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