E i lavoratori snobbano i manager
Un episodio sintomatico dell’atmosfera in fabbrica: i manager finlandesi avevano chiesto di incontrare i lavoratori del “testing”, quelli più duramente colpiti dai piani Wärtsilä. Ma i lavoratori hanno dato forfait, preferendo partecipare all’assemblea improvvisata dai sindacati, reduci a loro volta dalla riunione con i manager del gruppo.
«Non ci sono rassegnazione o impuntature demagogiche - dice Fabio Kanidisek, rsu Fim - c’è voglia di lottare con razionalità contro un piano ingiusto». E annuncia per lunedì una serie di assemblee per condividere le azioni di protesta con i lavoratori.
Perchè - sottolinea il segretario della Fiom triestina Sasha Colautti - «ai tagli Wärtsilä si aggiungeranno quelli che riguardano l’indotto, dove sono a rischio altri 250 posti». Attacco frontale alla leadership aziendale italiana: «E’completamente delegittimata. Non solo, Confindustria Vg è compartecipe della de-industrializzazione che colpisce Trieste». Va ricordato che Sergio Razeto, oltre a essere capo-azienda italiano, è presidente confindustriale giuliano.
«E’ dal 2011 che siamo in ristrutturazione - precisa Giacomo Viola, rsu Uilm - con centinaia di posti persi, con trasferimento di attività, con la chiusura di basi sul territorio nazionale. Adesso altri tagli senza un piano industriale».
L’unico politico intervenuto ieri sulla crisi Wartsila è il candidato sindaco di M5s Paolo Menis. «Ricerca&sviluppo è il cuore pulsante dello stabilimento di San Dorligo, questo è un bruttissimo segnale anche per il futuro». «È importante - scrive - che anche le istituzioni intervengano subito a tutela dei posti di lavoro».
magr
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